Nuoto per disabili e TMA
Il nuoto per bambini speciali viene trasmesso con molta umiltà, pazienza e professionalità e con questi tre elementi si può fare veramente tanto per loro.
È vero che il nuoto non è indispensabile, nel senso che non fa parte dei bisogni primari come magari può essere l’aria, ma è comunque un’attività molto utile da praticare, in quanto, oltre a fornire un ottimo bagaglio motorio, risulta importante per la sopravvivenza in base alla piramide di Maslow!
Proviamo ad immaginare cosa fa un bambino che non sa nuotare, appena immerso in acqua. Il suo istinto primordiale è quello di pensare a come sopravvivere a questo “nuovo” elemento, l’acqua.
Questa condizione colloca il soggetto ancor prima della base della piramide di Maslow e quindi prima dei bisogni fisiologici, ovvero respirare, bere, mangiare, dormire e raggiungere la giusta omeostasi.
Il nuoto è da sempre considerato uno sport “completo” in quanto permette di attivare contemporaneamente un gran numero di muscoli e di fasce muscolari, ma è importante sottolineare l’importanza che riveste questo sport, non soltanto sul corpo, ma anche sulla mente.
Molti sono gli elementi che lo rendono uno sport speciale, primo fra tutti, la cornice nella quale si inserisce e lo caratterizza, l’acqua.
L’acqua, utilizzata in maniera corretta, può rappresentare la fonte per il raggiungimento del benessere psicofisico.
Il nuoto contrasta le tensioni, non soltanto fisiche, ma anche mentali, favorendo il rilassamento e aiutando a sgombrare la mente.
Genera sensazioni gradevoli che concorrono al benessere e favoriscono il recupero della propria corporeità in rapporto con l’ambiente circostante ed in alcuni casi, l’apprendimento del nuoto aiuta a neutralizzare la paura dell’acqua e a trarne piacere.
Che venga praticato in piscina, o al mare, promuove la socializzazione, rendendo piacevole il ritrovo con gli altri e stimolando nuove amicizie.
Se praticato con spirito agonistico, induce a concentrarsi sui propri movimenti e a prendere consapevolezza delle proprie capacità e delle opportunità per migliorarle.
Galleggiare, lasciandosi cullare dalle onde e facendosi sorreggere dall’acqua, permette al corpo di raggiungere il rilassamento muscolare.
Secondo il principio di Archimede, un corpo immerso in acqua riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto. Partendo da questo presupposto, possiamo affermare che “l’acqua ci sostiene in modo naturale”.
Essa, essendo molto più densa dell’aria, facilita i movimenti perché il peso del corpo immerso in acqua è alleggerito, in quanto si trova in assenza di gravità.
Nuoto, uno sport speciale per bambini speciali
Quanti meravigliosi movimenti si possono eseguire in acqua in posizione di scarico?
In acqua ci sembra di diventare leggeri e di riappropriarci di tutte le sensazioni che il nostro corpo ci invia. L’acqua permette di mantenere e recuperare il benessere psicofisico, riportando il soggetto ad una condizione di originaria fusione e promuovendo il passaggio dalla fusione alla differenziazione.
L’acqua è portatrice di una forte ambivalenza. È contemporaneamente “pacificatrice, piacevole, rilassante, chiara, limpida”, ma anche “oscura, minacciosa, profonda, violenta”.
L’esperienza che si può fare immersi nell’acqua è un’esperienza di tipo “globale”, sollecitando non solo la sfera psicologica, ma anche quella sensoriale, motoria, cognitiva e sociale. Questa ricchezza di elementi, rende l’ambiente acquatico particolarmente favorevole allo svolgimento di attività ludiche e riabilitative, anche con i bambini disabili.
Bisogna fare però una distinzione tra disabilità fisiche, mentali e sensoriali.
L’ambiente acquatico è sicuramente molto indicato nello svolgimento di un’attività motoria in varie tipologie di disabilità, sia quando quest’attività è effettuata ai fini di un generico mantenimento delle funzioni motorie, ovvero prevalentemente nel recupero e condizionamento dell’apparato locomotore e cardiovascolare, sia quando è intesa come completamento e supporto a fini espressamente terapeutici.
In caso di paraplegia, oltre ai benefici fisiologici, l’acqua offre la possibilità di movimento, permettendo di acquistare autonomia.
Il soggetto può infatti imparare a spostarsi in acqua e a nuotare da solo. Le persone affette da spasticità ottengono benefici soprattutto grazie al rilassamento muscolare dovuto al massaggio dell’acqua, quindi riescono a compiere gesti a loro impossibili fuori dall’acqua e con maggiore ampiezza di movimento. I movimenti bruschi sono frenati e la densità dell’acqua offre sostegno al corpo.
Per coloro che sono affetti da distrofia muscolare, ma anche da atrofia muscolare, il sostegno dell’acqua permette maggiori possibilità di movimento.
Le persone non vedenti, in acqua riescono a sviluppare maggiormente la loro capacità di orientamento. L’acqua permette loro di stimolare maggiormente i propriocettori e i recettori tattili di tutto il corpo.
La piscina rappresenta per loro un ambiente circoscritto. L’acqua attutisce ogni tipo di colpo. È questo un ambiente per loro più favorevole, in quanto devono tenere sotto controllo un numero più limitato di fattori spaziali.
I bambini non vedenti dalla nascita, in acqua possono recuperare numerose esperienze motorie, basilari per il normale sviluppo dell’intelligenza ed hanno stimoli significativi verso l’autonomia.
Il nuoto risulta essere molto adatto anche per i non udenti. In piscina, il canale che prevale maggiormente, è la comunicazione non verbale.
L’istruttore infatti, normalmente dà poche indicazioni orali e tende maggiormente a mimare gli esercizi.
Nuoto, uno sport speciale per bambini speciali
Il nuoto inoltre, rappresenta anche un’occasione di svago e, a volte, di affermazione sociale, come dimostrano molti esempi portati anche dalle ultime Paralimpiadi.
Negli ultimi anni, grande successo sta riscuotendo l’utilizzo del nuoto anche con ragazzi autistici o con disturbi generalizzati dello sviluppo.
In questi casi l’acqua facilita il mantenimento dell’attenzione condivisa e congiunta, offre intense stimolazioni sensoriali, facilita la gestione degli aspetti emotivi, favorisce l’integrazione sociale, stimola il desiderio di esplorazione, promuove l’accrescimento dell’autostima e stimola le capacità di coordinamento motorio. Inoltre facilita la gestione dei disturbi comportamentali (aggressività, stereotipie) ed aumenta il contatto oculare.
Nuoto, uno sport speciale per bambini speciali, Terapia Multisistemica in Acqua – TMA
La TMA è una terapia adatta a bambini speciali, con autismo, disturbi pervasivi dello sviluppo e altre patologie della relazione.
La Terapia Multisistemica in acqua (TMA), è una terapia che utilizza un elemento naturale, l’acqua, all’interno di un ambiente strutturato secondo un modello teorico di riferimento e una metodologia organizzata attraverso varie fasi.
Si avvale di tecniche cognitive, comportamentali, relazionali e senso-motorie. Gli obiettivi terapeutici consistono nel migliorare gli aspetti compromessi e caratterizzanti il disturbo generalizzato dello sviluppo.
Le tecniche natatorie vengono utilizzate come veicolo per raggiungere obiettivi terapeutici ed attuare successivamente anche il fondamentale processo di socializzazione ed integrazione con il gruppo dei pari.
La paura, o la gioia di stare in acqua, che il bambino sperimenta, vengono usati come “attivatori emozionali e relazionali”, capaci di avviare una primordiale richiesta di sostegno e di accudimento.
Il gioco viene utilizzato come strumento per promuovere la relazione e migliorare la gestione delle emozioni.
Perché “Terapia”? Terapia perché si attua attraverso la pianificazione di un intervento individualizzato e interpersonale, volto a influenzare i disturbi del comportamento con mezzi prettamente psicologici verbali e non verbali, in vista di un obiettivo elaborato.
Perché “Multisistemica”? Multisistemica perché valuta e interviene sui diversi sistemi funzionali del bambino, ossia sul sistema relazionale, cognitivo, comportamentale, emotivo, senso-motorio e motivazionale.
Perché in “Acqua”? In acqua perché l’acqua è un “attivatore emozionale e relazionale” che spinge il bambino a cercare il primo contatto con il terapeuta.
Il bambino, in acqua, istintivamente si aggrappa al terapeuta, il quale deve saper trasformare in senso positivo questo “aggrappamento istintivo”, riempiendolo di contenuti e significati relazionali.
È interessante osservare come il bambino, inizialmente chiuso nel suo mondo, attraverso la TMA e la relazione significativa che instaura con il terapista, inizi a modificare i suoi schemi comportamentali disfunzionali, rompendo la “bolla” che lo circonda e lo isola.
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