Sublussazione e la lussazione della spalla nei nuotatori, da cosa è causata

Quali sono le conseguenze e come si cura questo tipo di infortunio

Nel mondo del nuoto capita spesso di sentire, o più sfortunatamente di essere i principali protagonisti, di infortuni dovuti a sublussazione della spalla.
Nella sublussazione della spalla si ha la perdita parziale dei rapporti articolari tra braccio e scapola. Spesso si tratta di fratture spontanee che colpiscono soggetti che compiono gesti non adeguati ad essere contenuti dalle strutture fisiologicamente destinate a contenere la spalla e che ripetuti sistematicamente, portano gradualmente all’infortunio della sublussazione.

Nel caso del nuoto possono essere gesti molto banali, quali quelli compiuti durante le fasi di virata al cambio dorso-rana nei misti, durante l’arrivo a dorso e talvolta anche a stile libero o con una bracciata scoordinata e scomposta a mentre si nuota a delfino. Ripetere determinati movimenti scorretti senza rendersene conto, porta con il tempo alla conseguenza dell’infortunio.

Quando si inciampa in una sublussazione della spalla, si avverte una sorta di “vuoto” tra la testa dell’omero e la clavicola avvisando in maniera evidente il “fuori asse” di collegamento che si è venuto a creare. Il dolore per questo “scollegamento parziale” è presente anche a braccio rilassato e non c’è una posizione che riesca ad alleviarlo.
Per avere conferma sulla diagnosi, è necessario in ogni caso fare esami clinici con l’aiuto di una Ecografia dei tessuti molli o se il caso lo richiede di una Risonanza Magnetica per comprendere anche qual è la gravità della sublussazione.

La cura di questo tipo di infortunio può infatti variare in base al grado dello stesso e va dal riposo con braccio bloccato da tutore con annessi integratori per ossa e muscoli, all’intervento chirurgico.
Il consiglio agli atleti che prima di infortunarsi seriamente avvertono fastidi alla spalla, o infiammano la cuffia dei rotatori, è quello di non eccedere nell’allungamento del braccio durante la nuotata, non utilizzare le palette se si avvertono dolori e non insistere nel proseguire la sessione di allenamento nel caso in cui si manifesti un fastidio articolare particolarmente importante perché a volte è meglio riposare qualche giorno che rischiare di fermarsi per molto tempo.

Allungarsi o caricare in malo modo sulle spalle attraverso una virata ad esempio, può causare nel tempo un’infiammazione e successivamente la sublussazione. La correzione tecnica dei movimenti da parte di un allenatore qualificato che osserva l’allenamento da bordo vasca, diventa quindi indispensabile per evitare di fare qualcosa di sbagliato senza rendersene conto.

Altra cosa è invece la lussazione della spalla, infortunio ancora più grave che corrisponde all’allontanamento completo dei capi articolari delle ossa che formano l’articolazione ed è causata da un movimento anomalo o un urto violento.
Una delle più importanti delle cinque articolazioni che formano la spalla, è quella scapolo ­omerale nella quale sono coinvolte la scapola, la clavicola ed il capo dell’omero che insieme a diverse fasce muscolari e tendini formano la famosa cuffia dei rotatori.

sublussazione-spallaA differenza della sublussazione in cui si ha la perdita parziale dei rapporti articolari tra braccio e scapola, nella lussazione si ha una perdita completa dei collegamenti, con le ossa che perdono del tutto il contatto tra loro. Anche le conseguenze sono molto più gravi e variano in base all’entità della lussazione.

Per un nuotatore è difficile incorrere in una lussazione in quanto questa è causata quasi sempre da incidenti con impatti violenti come una caduta ammortizzata con braccio in extrarotazione, o uno scontro contro un ostacolo. Non è però impossibile caderci, in quanto la ripetitività dei gesti scorretti di cui si parlava prima, può causare danni alle articolazioni anche gravi.

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Braccia penzolanti e ruotati in maniera innaturale e fortissimi dolori alla spalla che impediscono il movimento evidenziano la presenza di una lussazione, ancor di più del gonfiore e lividi che si presentano una volta inciampati in questo tipo di infortunio, individuabile già a vista.
La Radiografia si rende comunque necessaria per verificare se ci sono ulteriori fratture della testa omerale, così come la Risonanza Magnetica che rileva la l’eventuale rotture di legamenti e tendini nonché l’integrità di strutture vascolari.
Per curare questo tipo di infortunio sono previste la classica manovra di riduzione manuale, il braccio bloccato con tutore e l’intervento chirurgico con conseguente fisioterapia di riabilitazione, il tutto in base all’entità dell’infortunio.

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine