Allenamento aerobico intenso, Claudio Rossetto risponde agli scettici sul B3.

La fisiologia è una sola, ma ci sono tantissimi modi di allenare le aree fisiologiche.

Lo scorso mese abbiamo pubblicato su questo Magazine un articolo che parla di allenamento aerobico intenso – clicca qui per leggerlo, quel famoso B3 lanciato dal Tecnico Federale Claudio Rossetto che ancora oggi sembra essere tanto discusso quanto intrigante.
Questo tipo di allenamento, ovvero un allenamento che si trova in mezzo tra il VO2 Max e tolleranza lattacida, è finalizzato ad aumentare le capacità anaerobiche per poter supportare il ritorno della seconda metà di gara ed è un lavoro specifico indicato soprattutto per gli specialisti dei 50, 100 e 200 metri.

L’argomento ha suscitato tantissimi rumors ed ha coinvolto oltre 60mila lettori in appena 72 ore, tra i quali diversi allenatori di nuoto, alcuni pro e alcuni contro la teoria di allenamento che tutt’oggi però viene effettivamente messa in pratica dal gruppo velocisti della nazionale italiana sotto la guida di Rossetto.
Tra quelli che si sono espressi chiaramente contro la metodologia di allenamento, c’era anche il Tecnico Paolo Penso che in uno dei commenti fatti pubblicamente, ha affermato che “La questione è ormai stantia, potrebbero replicare benissimo almeno un centinaio di miei giovani allievi.” – clicca qui per leggere i commenti all’articolo.

Sicuramente Claudio Rossetto non è il primo che passa e sicuramente il Tecnico Federale non si è inventato nulla rispetto a quanto viene fatto in altri Paesi già da diversi decenni, ma l’argomento è stato così tanto discusso che era il caso di coinvolgerlo direttamente per rispondere alle critiche, affinchè potesse replicare chiarendo definitivamente l’argomento sul B3.

«Invito gli scettici sull’argomento ad andare a leggere l’articolo relativo al B3, nel quale è chiaro che nelle mie intenzioni non c’è assolutamente quella di inventare una nuova area fisiologica – esordisce Rossetto – La fisiologia è una sola e non può essere interpretata in diversi modi, ma ci sono invece tantissimi modi di allenare le aree fisiologiche.»

Perché c’è dissonanza e pareri opposti sul B3?
«Personalmente non ho inventato niente perché stiamo parlando di un aerobic overload che in letteratura esiste da tantissimi anni. Ho semplicemente codificato un sistema di lavoro chiamandolo B3 per dare un po’ di continuità al tipo di codice esistente e forse è stato proprio questo il mio errore, perché purtroppo in Italia siamo più attenti ai codici e alle letterine piuttosto che ai contenuti. Quando in Italia si smetterà di essere più attenti alle lettere e criticare meno, smettendo di essere tutti convinti di avere la verità assoluta, forse capiremo qualche cosa.»

Qualcuno si appellava alle aree metaboliche.
«Non ho avuto la presunzione di inventare aree metaboliche, ma ho semplicemente codificato in maniera un po’ più stretta una cosa che nel nuoto e in letteratura americana e nei codici australiani esiste già da tempo, dicendo che questo tipo di allenamento per i velocisti, può essere utilizzato in un certo modo ed a seconda di come lo si modula, è un sistema di allenamento che può arrivare più o meno rapidamente nell’area lattacida. Se ci arriva rapidamente, diventa un lavoro lattacido, mentre se ci arriva più lentamente, diventa un lavoro che passa attraverso le aree metaboliche del VO2max per avere poi un finale lattacido. È una cosa talmente semplice che lo capirebbe anche un bambino dell’asilo.»

Quando questo metodo di allenamento non sarà più un caso e diventerà accettato da tutti senza dubbi?
«Se si resta fissati sui codici, le letterine e le vitamine, allora non c’è possibilità di uscirne. Purtroppo ci sono le persone che insegnano e le persone che fanno.»

Del resto con questo metodo di allenamento abbiamo visto diversi miglioramenti della velocità italiana negli ultimi anni.
«Ripeto che io non ho inventato assolutamente niente, ho solo codificato un metodo di lavoro. Nel nuoto non si inventa più niente dall’interval training. È inutile che ci raccontiamo le stupidaggini ed è inutile che certe persone credano di essere grandi scienziati della metodologia o di essere inventori di qualcosa. Dopo l’interval training ci sono stati solo degli adattamenti e questo tipo di lavoro, impostato in certo modo, permette di utilizzare o meno in maniera prolungata certi meccanismi. La velocità con cui si sconfina nel lavoro lattacido, la decide l’allenatore con il tipo di serie o intensità proposta. Se faccio una serie dove arrivo nella tolleranza lattacida, è un lavoro che ovviamente coinvolge tutte le aree metaboliche di allenamento, mentre al contrario, se ci arrivo velocemente, diventa un lavoro lattacido.»

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?????????????????????Esiste un metodo analogo per costruire allo stesso modo una gara veloce?
«Pensare che il nuoto ed il nostro organismo sia fatto a compartimenti stagni, per cui impiegando una certa intensità di lavoro, si va a coinvolgere un certo metabolismo e facendone un’altra si va ad impegnarne un altro ancora, è un pensiero povero. Il nostro organismo sintetizza tutto il potenziale che ha, utilizzandolo in poco tempo perché non è che in un 100 stile libero che dura poco, il meccanismo aerobico non viene utilizzato, anzi. L’organismo è una macchina molto più evoluta dei nostri metodologi che pensano di codificare rigidamente e strettamente le cose. Il nostro organismo è una macchina che sintetizza tutta la sua potenzialità in poco tempo, quindi non dobbiamo fare altro che abituare il nostro organismo ad utilizzare in poco tempo tutti i meccanismi e soprattutto utilizzarli in maniera efficace.»

Forse una parte di tecnici si limita a costruire gli allenamenti esclusivamente sulle metodologia codificate ed ha difficoltà a sconfinare da queste?
«Non si può pensare che ci siano solo tre metodi di allenamento. Le aree fisiologiche sono codificate secondo la fisiologia, ma i modi in cui si lavora per sviluppare certi adattamenti, sono tantissimi. Io posso aver peccato di leggerezza chiamando questo metodo di allenamento B3, ma solo perché volevo dare continuità al sistema dei codici di comunicazione esistente che tra l’altro non amo.»

Perché secondo lei ci sono alcuni tecnici che storcono il naso sul B3?
«Perché sono limitati. Prima di parlare dovrebbero leggere ciò che ho scritto in merito e dopo dovrebbero convocarmi per discutere e confrontarci, cercando di capire. Io sono pronto a qualsiasi tipo di confronto, ma il problema è che sono gli altri a non essere pronti a confrontarsi costruttivamente sull’argomento.»

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine