La tennista russa squalificata per 24 mesi per uso di Meldonium, ma la nuotatrice rischia anche di più.
È di pochi minuti fa la notizia della squalifica della tennista russa Maria Sharapova, sospesa per un riscontro di positività al Meldonium, sostanza largamente usata soprattutto nei Paesi dell’est e vietata dal WADA solo dal 1° gennaio 2016. La Sharapova ha subito una squalifica dalla ITF – Federazione Internazionale Tennis di due anni con retroattività dal 26 gennaio, quando è stata trovata positiva, e non potrà dunque disputare le prossime Olimpiadi di Rio.
Caso analogo alla famosa tennista russa interessa la nuotatrice Yulia Efimova, anche lei positiva Meldonium ad inizio anno, ancora in attesa della sentenza di giudizio. A differenza della Sharapova che ha ammesso di fare uso del Meldonium durante il periodo in cui la sostanza era stata vietata, la Efimova afferma a sua difesa che la presenza della sostanza vietata trovata nei suoi campioni di analisi prelevate a gennaio, è un residuo di quanto assunto prima che il prodotto fosse messo al bando.
La FINA aveva inizialmente sospeso Yulia Efimova in via provvisoria, per passare poi il caso alla CAS – Corte di Arbitrato per lo Sport, permettendo così alla russa di competere e allenarsi con un allenatore fino al momento in cui sarebbe stata giudicata.
Il CAS non ha ancora ufficializzato la data in cui si pronuncerà direttamente sul caso o quella in cui chiamerà a conferire Yulia Efimova o la FINA, ma vista la vicinanza con i Giochi Olimpici ormai imminenti e l’ufficialità della squalifica della Sharapova, presto si potrebbero avere degli sviluppi.
Visti i trascorsi e i precedente recidivi, la Efimova però rischia di più della collega tennista, con la squalifica che potrebbe essere a vita in caso di valutazione negativa del suo caso.
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