Ieri dopo la vittoria nella 4×200 stile, una scena che ricorda la consegna della penna vista nel film “A Beautiful Mind”
Avete presente la scena del film da Oscar “A Beautiful Mind” diretto da Ron Howard e tratto dalla storia vera del genio della matematica e premio Nobel John Nash interpretato da Russell Crowe, nella quale gli si consegna la penna? Una toccante tradizione dell’Università di Princeton, inventata nel film, che si svolge nella sala dei matematici che consegnano la loro penna a colui che ritengono essere superiore, un gesto riservato esclusivamente al coronamento di chi ha raggiunto una vita di successi, si dice nel film. Per chi non lo avesse mai visto questo film, vale la pena guardarlo.
Ebbene, la scena di stanotte con Michael Phelps seduto sul blocco di partenza della corsia 5, visibilmente esausto dopo la vittoria nella finale olimpica della 4×200 stile libero, ricorda proprio la scena del film: un Phelps affannato e adagiato sul blocco di partenza a fine gara, dopo i festeggiamenti per l’oro conseguito nella finale della staffetta USA, il suo 21esimo oro olimpico, viene avvicinato dagli avversari, uno alla volta, perfino dall’acerrimo rivale Chad Le Clos con il quale si era scambiato sguardi bellici in camera di chiamata, che gli porgono la mano in segno di rispetto.
Ben 15 anni fa il ragazzo di Baltimora, oggi padre e marito, iniziò la sua egemonia nel nuoto e oggi oltre ad essere l’atleta più forte di sempre e l’atleta olimpico più medagliato in assoluto, rientrato in competizione l’anno scorso dopo il ritiro post Olimpiadi di Londra 2012, viene celebrato anche come un vero e proprio mito vivente.
Solo per lui fino ad ora il pubblico dell’Aquatics Centre di Rio si è alzato in piedi per omaggiare con scroscianti applausi colui che a 12 anni dalla prima medaglia olimpica vinta ad Atene 2004, è ripartito da quella straordinaria vittoria olimpica dei 100 farfalla di Londra 2012, anche lì ai danni di Cseh e Le Clos, che chiuse quella che doveva essere la sua ultima Olimpiade.
Il ritiro dalle competizioni, poi l’arresto per guida in stato di ebbrezza appena due anni dopo, le difficoltà personali e la riabilitazione psicofisica conseguente, non avrebbero mai portato a pensare che Michaelone sarebbe tornato nel nuoto e che sarebbe tornato vincente e glorioso, forse più della sua prima carriera, festeggiando con il neonato figlio Boomer in quell’abbraccio commovente sulle tribune di Rio.
«I 200 farfalla erano la gara in cui volevo tornare ed ho fatto di tutto per vincerla. Non mi interessava con quale tempo, volevo solo vincere. È stata una sfida quella di stasera – ha affermato Phelps dopo la notte di finali, fonte FINA.org – Questo è il risultato del lavoro psicologico che abbiamo sempre fatto Bob (il suo allenatore Bowman n.d.r.) ed io, realizzato per lo sport. Penso che possiamo chiamarla missione compiuta.»
«Sapevo esattamente dove era Chad Le Clos durante la gara – ha poi dichiarato sull’esito dei 200 farfalla – È un talento di sicuro. Non abbiamo parlato molto qui a Rio e dopo la gara è stata davvero la prima volta, ma è un bene per lo sport di avere un concorrente come lui.»
«Durante la premiazione ridevo perché avevo alcuni amici in tribuna venuti da Baltimora per seguirmi e in quel momento mi hanno fatto ridere perché stavano facendo una cosa che facciamo sempre tra noi – conclude riferendosi al siparietto visto durante la Cerimonia di Premiazione dei 200 farfalla – Non posso ringraziarli abbastanza per essere venuti a sostenermi.»
Fare tutto quello che ha fatto lui, a 32 anni, dopo un ritiro e ciò che ormai si è messo alle spalle, non è cosa semplice e se esistesse, il Premio Nobel per il Nuoto e per lo Sport in generale andrebbe certamente a lui.
Onore all’essenza del Nuoto, onore a Michael Phelps!
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