Nuoto, lo studio analitico della prestazione in gara per migliorarla

Ampiezza, frequenza di bracciata e velocità di nuotata

Come introdotto con l’articolo Fattori condizionanti l’efficacia e l’efficienza della tecnica nel nuoto – clicca qui per leggerlofrequenza di bracciata e ampiezza del ciclo di bracciata sono determinanti nel modificare la velocità della nuotata. La Velocità di nuotata è infatti uguale alla distanza nuotata per ogni bracciata, moltiplicata per la frequenza di bracciata.

Considerando questa equazione matematica, è possibile migliorare la velocità se:

a) aumentiamo la frequenza di bracciata, mantenendo la stessa ampiezza di bracciata;
b) aumentiamo l’ampiezza di bracciata, mantenendo la stessa frequenza di bracciata;
c) aumentiamo entrambe simultaneamente

Tuttavia, la relazione tra questi tre parametri è quanto mai complessa e labile. Un aspetto di tale complessità è dettato dal fatto che tale relazione è negativa; infatti oltre certi limiti, l’ampiezza della bracciata di un nuotatore diminuisce quando la frequenza di bracciata aumenta e viceversa. Un nuotatore d’elite nuota al massimo dei suoi livelli, quando sfrutta la migliore combinazione dei due parametri (Craig and Pendergrast 1979; Pai et al 1984). La relazione tra ampiezza di bracciata (stroke lenght), frequenza di bracciata (stroke rate) e velocità di nuotata, determina una classica U invertita nel grafico illustrato in figura 1. Ad elevate velocità di nuotata, ad alte frequenze di bracciata, l’ampiezza di bracciata si riduce al punto tale che la velocità del nuotatore in acqua si abbassa sensibilmente.

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Fig.1: Grafico che mette in relazione velocità di nuotata (swimming velocity, m/sec), ampiezza del ciclo di bracciata (stroke lenght, metri/ciclo) e frequenza del ciclo di bracciata (stroke rate, cicli/minuto).

Da quanto detto sinora, emerge che ai fini di una più completa analisi di una prestazione, ampiezza del ciclo di bracciata e frequenza di bracciata forniscono informazioni aggiuntive, che vanno oltre i semplici parziali cronometrici di gara.

L’importanza di queste informazioni è sottolineata dal fatto che negli Stati Uniti, diverse organizzazioni, come USA Swimming, offrono un servizio chiamato Race Analysis per gli atleti d’elite americani e per quelli internazionali. Queste organizzazioni adoperano sistemi computerizzati per fornire importanti dati come tempo di reazione, tempo nella subacquea dopo la virata, velocità di nuotata, ampiezza del ciclo di bracciata (distance per stroke) e frequenza di bracciata (stroke rate). In questo modo l’analisi della prestazione diviene al tempo stesso più completa, ma anche più complessa, per l’intervento di diverse variabili.

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È oramai universalmente riconosciuto che nuotatori più evoluti possiedono una maggiore ampiezza di ciclo di bracciata; tuttavia questa non è sempre una regola assoluta, perché anche un elevata frequenza di bracciata è essenziale. Recenti studi suggeriscono che la più alta velocità di nuoto si ottiene da una combinazione ottimale di ampiezza di bracciata e frequenza di bracciata, sebbene questa combinazione differisca da atleta ad atleta, da gara a gara (Mason end Cosser, 2000). Il compito di un allenatore è quello di aiutare gli atleti a scoprire la migliore combinazione tra ampiezza della bracciata e frequenza della bracciata, che consenta all’atleta di nuotare alla velocità desiderata con il minimo dispendio energetico.

Proprio l’analisi di queste informazioni aggiuntive di competizioni internazionali ha permesso di conoscere che non sempre un nuotatore con un’ampia bracciata è quello che vince. Ad esempio, Brooke Bennet, che vinse gli 800 stile libero alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, aveva un’ampiezza di bracciata variabile da 1,65 a1,83 metri/ciclo per tutta la gara. L’ampiezza del ciclo di bracciata delle altre sette finaliste variava da 1,76 a 2,19 metri/ciclo, molte delle quali addirittura tra 1,90 e 2,09 metri/ciclo. Bennet fu capace di nuotare più forte la finale ,perché manteneva una frequenza di bracciata di 51-54 cicli al minuto, a dispetto dei 43-48 cicli/minuto delle altre finaliste.

Ancora, la relazione tra frequenza ed ampiezza di ciclo di bracciata è presente anche nelle gare di velocità: Alexander Popov, vincitore dei 100 stile libero alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, aveva in gara un’ampiezza di ciclo di bracciata di 2,38 metri/ciclo, mentre tre degli altri finalisti avevano un’ampiezza di 2,39-2,60 metri/ciclo; ed ancora Jingyi Le, vincitrice dei 100 stile libero sempre alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, aveva un’ampiezza media del ciclo di bracciata di 1,99 metri/ciclo, mentre quattro delle sue avversarie in finale avevano una media di ampiezza del ciclo di bracciata significativamente superiore.

La migliore combinazione ampiezza di ciclo e frequenza del ciclo di bracciata differisce da nuotatore a nuotatore, da gara a gara. Ad esempio, atleti di livello mondiale compiono 40-45 cicli/minuto nei 1500 m; al contrario, nei 50 metri la maggior parte compie 60-65 cicli/min. Viceversa, in riferimento all’ampiezza del ciclo di bracciata, è maggiore nelle distanze più lunghe e progressivamente si riduce fino alle gare di velocità. Atleti di livello mondiale nei 1500 hanno un’ampiezza del ciclo di 2,25-2,50 m/ciclo; mentre gli specialisti dei 50 metri hanno 1,90-2,15 metri/ciclo. Esiste differenza anche in rapporto al sesso, maschi e femmine hanno simili frequenze di bracciata, ma le donne hanno un’ampiezza di ciclo di bracciata minore.

Possiamo dunque concludere affermando che uno studio analitico della prestazione può essere applicato non solo ad atleti evoluti e d’elite, ma anche ai Master che rappresentano una realtà ben consolidata in crescente e continua evoluzione.

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Maurizio Mastrorilli

Laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Chirurgia Generale e Chirurgia Oncologica, è esperto di Ecografia Internistica. Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Chirurgia d’Urgenza del Presidio Ospedaliero Umberto I di Nocera Inferiore (Salerno).