La Comfort Zone di chi pratica Nuoto Master

La ricerca dello stato di benessere che difficilmente si riesce a trovare nei ritmi frenetici della vita quotidiana, termina quando si entra in piscina

Chi ha fatto del nuoto una parte integrante della propria vita, ha sicuramente avuto la sensazione di essersi costruito in acqua o in un particolare momento della propria routine, una propria “Comfort Zone”, ovvero quella  condizione di sicurezza dove tutto è rassicurante, dove ti muovi a tuo agio, senza grandi sorprese.
Questa condizione mentale si associa al particolare ambiente fisico in cui si trova chi nuota, dove non esistono stati d’ansia, dove vive una condizione di familiarità, confidenza e sicurezza in cui la persona si trova completamente a proprio agio, senza percepire rischi o pericoli.
Molti degli atleti, di qualsiasi livello agonistico o semplicemente amatoriale che hanno scelto il mondo Master, ricercano in acqua uno stato di benessere che difficilmente si riesce a trovare nei ritmi frenetici della vita quotidiana ed i gesti del nuoto sono per molti un rifugio, quasi un’isola felice dove potersi riparare.
È uno dei tanti benefici che si possono trarre nel praticare questo sport, soprattutto a livello non agonistico. Quel “chiudere il mondo fuori” è infatti molto spesso l’ancora di salvezza nei periodi difficili di persone comuni.

Per chi sceglie il nuoto come propria “Isola Felice”, si ritrova a costruire la sua “Zona di Conforto” in momenti strutturalmente diversi e muterà nel corso del tempo in base alle emozioni che si vivono in un particolare periodo.
Gli spunti nel Nuoto Master sono molteplici: qualcuno può ritrovarla in un traguardo, altri in una zona di passaggio o in un punto di equilibrio.
Chi cerca la propria comfort zone in un traguardo, si sente soddisfatto e gode del raggiungimento dell’obiettivo al di là del confronto con gli altri atleti. Il benessere emotivo è così personale che di solito non riguarda l’esterno e viene ricercato oltre le influenze che possono arrivare da allenatori, compagni di squadra e avversari. Raggiungere un determinato tempo, o concludere con successo una certa distanza di gara, può appagare l’Io fino al punto di non desiderare null’altro, di smettere di porsi ulteriori traguardi, di evitare di “spostare l’asticella” un po’ più in là.

Quando la comfort zone rappresenta un area di passaggio, un punto di transito, si tende a godere del traguardo appena raggiunto e a fermarsi in questa situazione di benessere per “ricaricare le batterie”. Capita infatti che una volta raggiunto un traguardo importante sul quale si erano spese molte energie fisiche e psichiche, si senta la voglia di riposarsi e di allontanasi per un po’ dall’elemento acqua. Ci sono atleti che il giorno dopo una gara si ributtano in una sessione di carico per abbattere il tempo appena siglato ed altri che magari si godono qualche giorno di vacanza da cloro, senza nemmeno preoccuparsi troppo del ritorno.

Ma la Comfort Zone nel nuoto può anche rappresentare una sorta di “cuccia mentale”, nella quale si può rimanere intrappolati perdendo l’occasione di raggiungere obiettivi importanti, anche se per noi impossibili. Se ci si rifugia nell’allenamento che ti fa stare bene, che non ti preoccupa, che non ti sorprende più in quanto a fatica, rischi di confrontarti sempre con le stesse sensazioni, con gli stessi sforzi, con le stesse persone.

comfort-zoneProprio nei Master accade infatti di ripetere all’infinito gli stessi allenamenti, iscriversi sempre alle stesse gare dove conosciamo già chi sono i nostri avversari, i loro tempi, il loro modo di prepararsi tecnicamente. Questo stato mentale di quiescenza, per quanto confortevole e sicuro, può rendere inquieti da un lato e contemporaneamente dall’altro scatenare una reazione tale da farlo diventare linfa vitale per alimentare quella parte che è alla ricerca continua del cambiamento e del miglioramento.

Si dovrebbe utilizzare la possibilità di mettersi alla prova data dal nuoto per diventare persone più impavide, senza il timore di conoscere i propri limiti, limiti che possono essere utilizzati come possibilità. Il cambiamento implica sorprese, ci impone di “creare”, di essere diversi, di cercare nuove occasioni, di imbatterci in cose che sono oltre la nostra sicurezza e le certezze acquisite negli anni. Mettersi in discussione con se stessi porta a scoprire anche i nostri lati buoni e cattivi. Ogni sfida è una nuova lezione di vita. Sia se si completa un successo, sia se si fallisce miseramente, c’è sempre un valore aggiunto alla vostra vita.

Quel “conforto” allora non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza, anzi, Il punto di partenza, poiché quando si superano i propri limiti, inizia la competizione più difficile da vincere, quella con sé stessi e con le proprie catene.

Your swim begins at the end of you comfort zone

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Giusy Cisale