Luca Dotto sul suo 2016, «Un anno quasi perfetto, orgoglioso di essere stato il primo a nuotare i 100 stile sotto i 48 secondi»

E su Miressi, «È il futuro, lui come altri giovani hanno molto più talento e sono molto più forti rispetto a noi quando avevamo la loro età. Anche su di loro si ripongono le speranze per la staffetta»

Riguardando quello che è successo nel 2016 per il nuoto made in Italy, tra i protagonisti assoluti dell’annata Azzurra non si può non fare un’osservazione su Luca Dotto. Il 26enne veneto ha portato per anni il peso al collo di quella medaglia d’argento vinta a 21 anni nei 50 stile ai Mondiali di Shanghai, prima di capire sulla sua pelle che doveva ricostruirsi senza farsi condizionare dalle grandi aspettative poste su di lui e allora ha dovuto forgiare una nuova armatura per affrontare le sfide che si ponevano davanti. Lo ha fatto con coscienza e consapevolezza dei suoi pregi e dei suoi limiti ed è stato bravo, insieme al suo Tecnico Claudio Rossetto, a tirare fuori un nuovo Luca Dotto che ha saputo brillare centrando traguardi importanti.

Non è stato facile e di momenti in cui il ragazzo avrebbe potuto anche mollare, ce ne sono stati tanti. Dai problemi fisici che hanno condizionato la sua stagione del 2015, fino ai 100 stile libero disputati agli scorsi Campionati Italiani Assoluti primaverili. Dotto fa infatti suo il titolo assoluto, ma nuota in 48”40 che non basta a fargli ottenere il pass per gli Europei di Londra, tanto meno quello per le Olimpiadi. L’atleta della Larus sa bene però qual è il suo potenziale e non si arrende: parte in prima frazione nella staffetta 4×100 stile e stampa 47″96 diventando il primo uomo italiano nella storia ad aver abbattuto il muro dei 48″ nella gara regina, registrando il nuovo Record Italiano che cancella il 48”04 di Magnini, strappando così sia il pass per gli Europei che quello per le Olimpiadi. Successivamente a Londra arriva finalmente il titolo europeo dei 100 stile, mentre a Rio si ferma alle semifinali. Nei 100 stile non brilla come vorrebbe segnando 48”49 che vale il 13esimo posto, ma si rifà nei 50 stile, in cui nuota il suo personale con 21”84 (9° posto).

luca-dotto-europei-londraL’annata che si chiude è stata particolarmente importante per i traguardi significativi che hai tagliato. Ti ritieni soddisfatto?
«Il 2016 è stato veramente un anno perfetto, o quasi, perché ho ritrovato una continuità che mi mancava da molto tempo, la sicurezza in me di gareggiare che non avevo negli anni precedenti e soprattutto la voglia e il piacere di far fatica durante l’allenamento e gareggiare e competere senza paure o dubbi. Per questo sono molto contento, perché secondo me, anche nel nuovo anno che verrà, sarà molto importante continuare su questo trend. L’annata è stata molto buona quindi, con ottimi risultati come hai ricordato tu e un’Olimpiade particolare, perché mi sono migliorato nei 50 stile, mentre nei 100 stile non sono riuscito ad esprimere a pieno quello che valevo, dovuto ad un po’ di stanchezza causata dal tanto carico di lavoro fatto dopo gli Europei.»

Non hai mai rifiatato quindi?
«No, perché visto che era l’anno olimpico, io e Claudio (Rossetto nd.r.) abbiamo deciso di dare il massimo soprattutto in allenamento e quindi non mi sono mai fermato, con allenamenti eccezionali fatti fino a luglio. Poiché però in tutta la mia carriera non mi sono mai allenato così bene e così a lungo, sono arrivato a fine stagione con il serbatoio un po’ in riserva.»

luca-dotto-50-free-styleIn ogni caso ai Giochi di Rio sei riuscito a migliorare il crono dei 50 stile che non ritoccativi dal 2011, un risaltato non da poco su una distanza così breve.
«Assolutamente, è vero, quello ha risollevato l’umore, perché altrimenti sarei stato un po’ abbattuto dopo le Olimpiadi. Per fortuna quest’anno è terminato con un ottimo Mondiale in vasca corta in cui sono arrivato senza aver mai lavorato in maniera specifica, visto che abbiamo iniziato l’annata con molta tranquillità, lavorando bene e molto ma senza lavori specifici, in modo tale da non bruciare energie in maniera precoce. Da gennaio in poi inizieremo il vero carico di lavoro per poi arrivare a luglio con le energie necessarie a fare almeno tre da 100, qualifiche, semifinale e finale, ai Mondiali di Budapest.»

Nonostante la vasca corta non ti sia congeniale così come la vasca lunga, a Windsor hai in effetti fatto un buon Mondiale in scioltezza. Questo denota l’ottimo stato di forma che ti sei portato dietro da Rio?
«Esatto, ma soprattutto la mentalità di competere ad alto livello. Sono andato a Windsor senza grosse certezze perché le gare precedenti non erano andate bene, ma con la mentalità di voler competere ad alti livelli.»

Come normale che sia quando si esce da un quadriennio olimpico, giusto?
«Giusto, ma per molta gente queste cose vengono viste come campanelli di allarme, invece non lo erano. Sono andato a Windsor sapendo di non essere al 100% fisicamente, ma con la volontà di essere al 100% mentalmente per la gara e sono riuscito a nuotare quasi i miei migliori, quindi sono molto soddisfatto. Dopo qualche giorno sono tornato in Italia per disputare gli Assoluti invernali e ho nuotato i 100 in vasca lunga di nuovo sotto ai 49 secondi, quindi sono ottimi segnali considerando la stanchezza che mi porto dietro.»

luca-dotto-trofeo-milano-2016La selezione di Windsor molto serrata che ha visto chiamare solo undici atleti e i criteri di selezione per i Mondiali di Budapest che non sono leggeri, visto che l’unica possibilità di qualificarsi sarà ai primaverili. Cosa ne pensi di questi cambiamenti?
«Penso sia giusto così, perché sono convinto che bisogna essere rigidi, in quanto serve un cambio di mentalità da parte degli atleti che devono capire che la convocazione in nazionale deve essere ben sudata, soprattutto per le nuove generazioni che arrivano. Si sapeva già che a Windsor saremmo stati in pochi e così è stato, sono solo state mantenuto le premesse. È ovvio e normale che ci siano stati atleti scontenti che a Windsor non ci sono andati, perché si vuole sempre gareggiare e avere la possibilità di competere, ma i criteri erano quelli, quindi le critiche che si sono mosse lasciano il tempo che trovano.»

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Si apre un nuovo quadriennio e si inizia subito forte con la corsa ai Mondiali di Budapest. Cosa ti poni come obiettivi e breve termine e quanto vedi distante oggi Tokyo?
«Oggi Tokyo è distante, ma anche molto vicina, perché quattro anni è vero che è un periodo lungo, ma è un periodo giusto per poter lavorare e costruire qualcosa di ottimo. Mi riferisco sia a livello individuale che di staffetta, perché ora come ora la nostra staffetta è un pochino precaria. Ci sono io che sono al momento l’unico sicuro che nuota i 100 stile con una certa continuità sotto i 49 secondi, c’è Orsi che si deve ritrovare quest’anno e poi c’è Miressi che secondo me è il futuro.»

luca-dotto-assoluti-invernali-2016Agli invernali ti stava quasi giocando uno scherzetto nei 100 stile.
«Ci vuole ancora un po’ per giocarmi uno scherzo. Resto convinto che lui sia il futuro perché fisicamente è incredibile, è altro 2,02 metri e 12 centimetri in più rispetto a me fanno la differenza. Poi nonostante abbia solo 19 anni è già forte fisicamente, ha solo da crescere con calma e lui sicuramente insieme ad altri giovani sono il futuro della staffetta veloce. Per quanto poco, di esperienza ne ho molta perché sono ormai otto anni che competo ad alti livelli e quindi spero di aiutarli ed essere un riferimento per loro, così come lo è stato Filippo (Magnini n.d.r.) per me, in modo tale da portare a Tokyo una staffetta competitiva. Le premesse ci sono tutte perché questi giovani hanno molto più talento e sono molto più forti rispetto a noi quando avevamo la loro età.»

Hai detto una cosa importante relativamente alla tua crescita facendo riferimento a Magnini. Così come esiste una preparazione specifica per i due mezzofondisti Paltrinieri e Detti che lavorano sempre insieme e per i quali abbiamo visto quali sono stati i risultati, potrebbe secondo te esserci anche un progetto specifico per i velocisti, mettendo insieme quei tre o quattro elementi che hanno delle potenzialità e farli crescere insieme?
«Lavorare insieme è sicuramente una cosa che stimola. Sono convinto che da quest’anno in poi sia opportuno lavorare tanto insieme nel corso della stagione, perché sono quelle le vere occasioni di crescita e soprattutto di stimolo. Loro vedono me come l’uomo da battere e io vedo loro come i giovani che vengono a cercare di togliermi di mezzo, quindi diventa uno stimolo molto forte anche per me che sono otto anni che sono il migliore nei 100 stile e non voglio assolutamente mettermi da parte. La cosa può aiutare entrambe le parti.»

Sarebbe un’occasione di crescita anche come mentalità competitiva?
«Indubbiamente si, ma soprattutto si può crescere come gruppo, perché è molto importante portare alle Olimpiadi un gruppo unito, che parte convinto di poter dare tutto, per se stessi ma anche per gli altri.»

luca-dotto-record-italiano-100-stileLa cosa più bella del 2016 che ti porterai nel cuore?
«Sicuramente il Record Italiano nei 100 stile.»

Il Record supera il titolo Europeo?
«Si, assolutamente è sopra a tutto. Poi i record sono fatti per essere battuti e magari tra qualche anno qualcuno o io stesso lo migliorerà, ma essere stato il primo ad abbattere una barriera così importante come quella dei 48 secondi, mi rende molto orgoglioso, perché non mi considero un talento eccezionale come può essere Paltrinieri, la Pellegrini o Magnini ai suoi tempi, ma mi considero un atleta buono che ha dovuto lavorare tanto per costruire quello che ha vinto.»

Diciamoci la verità, la vita da velocista non è facile.
«No, non è facile, ma neanche tanto difficile come quella dei mezzofondisti.»

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine