La modenese della Sea Sub Modena è “L’atleta Paralimpica del mese” e racconta nella speciale intervista tutte le novità della sua vita, da atleta e professionista
Quando Cecilia Camellini non si sente per troppo tempo bisogna aspettarsi da lei qualcosa di nuovo e di cose nuove per la modenese ce ne sono tantissime in questa stagione. Dalla nuova squadra in cui è approdata, la Sea Sub Modena dopo 13 anni in forza alla Tricolore di Reggio Emilia, alla Laurea in Psicologia Clinica conseguita presso l’Università di Bologna, fino all’arruolamento avvenuto a gennaio nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro ed il progetto AlbatroSS in cui è stata coinvolta dallo psicologo dello sport e psicoterapeuta Manolo Cattari.
È per queste e molte altre cose di cui parlare che nasce la chiacchierata, bella, intensa, interessante e divertente con Cecilia Camellini ed è con questa intervista speciale che ufficializziamo “L’atleta Paralimpico del Mese”, Rubrica nata dall’idea di Giada Lorusso, responsabile Stampa della FINP e avviata in modalità sperimentale con l’intervista a Giulia Ghiretti realizzata lo scorso febbraio, promossa anche grazie all’intesa e collaborazione che da ormai tre anni esiste tra questa Testata Giornalistica e la Federnuoto Paralimpica.
Cecilia, atleta non vedente, vanta in 13 anni di Nuoto Paralimpico all’attivo due medaglie d’oro, tre d’argento e due di bronzo vinte tra le alle Paralimpici di Pechino 2008, dove è stata anche portabandiera nella cerimonia di apertura con Francesca Porcellato, e le ultime di Rio 2016.
Dopo la lunga esperienza con Alessandro Cocchi, viene seguita oggi da Matteo Poli (nella foto a destra) che da spalla è diventato l’allenatore in carica e che insieme alla collaborazione di Daniele Di Fabio sta forgiando una nuova Camellini, migliorata sia in vasca che fuori dalla vasca, dove adesso è meno introversa e molto più aperta. Lavorare nella psicologia sportiva e utilizzare l’esperienza maturata nel nuoto anche in ambito professionale al di fuori del contesto sportivo ha indubbiamente donato alla neo 25enne nuove prospettive.
Quante novità nella vita di Cecilia Camellini. La prima è la Laurea!
“Si, per fortuna ho finito di studiare; non vedevo l’ora di riuscire a laurearmi per capire come improntare quest’anno. Adesso sto cominciando il tirocinio a Modena che seguo nel pomeriggio, mentre al mattino mi sto allenando per i Mondiali in Messico
Con la Laurea in effetti hai portato a termine un percorso non poco impegnativo e quindi adesso ti sei guadagnata un bel po’ di tempo e spazi da dedicare ad altro
“Il percorso di Laurea mi è piaciuto veramente tanto perché psicologia e nuoto vanno a braccetto e quindi seppure entrambe le cose sono impegnative, continuavo a trovare spunti da poter applicare anche nel mio futuro lavoro e vice versa trovavo un aiuto per gestire meglio l’aspetto emotivo durante le mie gare”
Ho notato però che dopo la Laurea ti sei subito tuffata in un’altra avventura non poco impegnativa con il progetto psicoterapeuta AlbatroSS con Manolo Cattari
“Entrare a far parte di questo progetto è stata per me una fortuna ed una casualità di eventi che si sono sincronizzati tra loro. Tutto è partito con il cambio di Società Sportiva che ho fatto da questa stagione in cui rappresenterò Modena, perché avevo voglia di trasmettere al territorio al quale appartengo quello che sono e quello che vivo con il nuoto. Inoltre mi è sembrata una cosa carina contribuire alla promozione e diffusione dello sport per disabili che a Modena vedeva una sola Società Sportiva affiliata. La Sea Sub per la quale sono tesserata adesso ha aperto da pochissimo il settore disabili e proprio per questo avevano bisogno di persone con una certa esperienza che aiutassero in qualche modo nella gestione. Abbiamo intenzione di portare il nuoto soprattutto nelle scuole e usarlo come strumento di integrazione, facendo nuotare insieme bambini disabili e non facendogli capire che la disabilità è solo una questione di forma. La Sea Sub si è già affiliata alla FINP e anche alla FISDIR, quindi siamo pronti per partire ed offrire ad un disabile di Modena una possibilità in più per fare sport. Siamo ancora in una fase embrionale ma siamo positivi e pensiamo di poter fare bene”
Partire con le carte così ben in regola come ha fatto la Sea Sub non è da poco e inoltre coinvolgere una persona come Cecilia Camellini che non è un atleta qualunque, è sicuramente un valore aggiunto al progetto
“Diciamo che cerco di giocare bene le carte che in questi anni ho racimolato un po’ in giro per il mondo e che con piacere voglio condividere anche con altri. Mi piace comunque mettermi in gioco in prima persona, anche se talvolta mi fermo e penso che faccio troppe cose”
Evidentemente sei nata per questo
“Forse, anche se non mancano i momenti in cui penso che vorrei riposarmi un po’” – risponde sorridendo la Camellini
Sei stimolata in qualche modo dal fatto che il tuo allenatore alla Sea Sub segue anche una atleta normodotata giovane e talentuosa come Tania Quaglieri?
“Diciamo che lui è molto stimolato perché ha la possibilità di sperimentare cose nuove e poi i successi fanno bene anche all’allenatore che essendo carico e motivato riesce a trasmettere anche a me alcune cose in più. Tra l’altro il fatto che spesso Tania si allena nella corsia vicina alla mia e con me condivide sofferenze e fatica, mi dà forza”
Come si fa a stare ai vertici olimpici dopo tanti anni, da Pechino 2008 a Rio 2016?
“Sincerante sto cominciando a rendermene conto adesso pian piano di questa cosa, dopo che se ne sono resi conto già gli altri. Anche se con alti e bassi ero sempre lì tra le grandi, però effettivamente vincere una medaglia a Rio è stato straordinario e inaspettato. Non pensavo di poter riuscire a portare a casa qualcosa di così importante. A me bastava vivere l’esperienza della mia terza Olimpiade e invece è arrivata una medaglia di valore nella specialità che tra l’altro amo di più, anche se è quella in cui non ho vinto gli ori”
A Rio eri una veterana e sicuramente hai vissuto i Giochi in maniera diversa da quelli precedenti. Com’è stata questa volta?
“Per arrivare a Rio ho intrapreso un percorso fatto quasi per scommessa perché venivo in pratica da due anni sabatici, per cui non sono partita proprio da zero ma è stata una ripresa molto lenta e difficile. Ho voluto mettermi in gioco ancora una volta perché sentivo di non aver ancora finito, di poter dare ancora qualcosa al nuoto e che il nuoto potesse dare ancora qualcosa a me. Non ricercavo però la massima prestazione e una medaglia a tutti i costi, ma un’esperienza diversa e così l’ho vissuta. Pechino è stata per me un’Olimpiade da fuochi d’artificio perchè per me era tutto nuovo; Londra è stata l’Olimpiade della tecnica perché ho dato tutta me stessa ed ero concentratissima sulle mie gare ed obiettivi e non ce n’era per nessuno; a Rio invece ho vissuto un’esperienza a tutto tondo in cui mi sono concentrata sulle mie gare dando il massimo, ma sono riuscita ad aprirmi anche un po’ verso l’esterno godendomi un’atmosfera diversa e ricercando quelle piccole cose che nelle precedenti esperienze avevo tralasciato, come ad esempio gli aspetti culturali conoscendo atleti di altre nazioni e vivere di più lo spirito di squadra. Rio è stato un momento di crescita per me, in cui ho messo in gioco anche l’esperienza accumulata negli anni passati e direi che ha funzionato alla grande”
Altrochè, perché salire sul podio in tre diverse Olimpiadi non è cosa da tutti
“Me ne rendo conto ed è stato un argento che vale quasi più degli ori di Londra, proprio perché è nato dall’intento di riscoprire un po’ le vecchie sensazioni delle mie gare. I 400 stile sono diventata gara olimpica da poco per i non vedenti che prima potevano fare solo i 50 e 100 stile, motivo per il quale mi sono dovuta convertire alla velocità e per il quale a Londra ho preferito perfezionare e puntare sulle gare in cui stavo già andando bene e per le quali avevo lavorato tanto negli anni precedenti. A Rio ho voluto fare invece una scelta forse anche un po’ rischiosa volendo tornare a fare quella gara che amo e quindi è stato un argento bellissimo, anche se non c’è stato il Record Italiano per un soffio”
Io ricordo una gara emozionante e avvincente. Tu come l’hai vissuta?
“È stata una gara molto bella: non sapevo di avere la mia avversaria così vicina ma in quel momento la mia avversaria più grande ero io e non sono riuscita a battermi per solo due centesimi accidentaccio – risponde sorridendo la Camellini – chissà in futuro, ma intanto faccio piani a breve termine e quindi penso solo ai Mondiali in Messico”
Che poi paradossalmente, per te il Mondiale è un’esperienza ancora abbastanza nuova visto che hai fatto più Olimpiadi che Mondiali
“Paradossalmente si, visto che ho fatto solo i Mondiali di Eindhoven nel 2010. Durante i Mondiali che ci sono stati nel mezzo ero praticamente ferma”
Sarà quindi un Mondiale nel quale punti a far divertire tantissimo gli appassionati e nel quale vorrai prenderti qualcosa che ti manca?
“Sarà sicuramente un Mondiale in cui punterò a divertirmi io in primis e se mi divertirò io vorrà dire che qualcosa di buono l’avrò fatto – risponde ancora con il sorriso sulle labbra Cecilia – C’è sempre qualcosa di positivo da tirar fuori ed io punterò a dare il massimo senza tirarmi indietro, perché a me piace fare le cose solo nel modo migliore, altrimenti preferisco non farle proprio”
Andare ad un Mondiale esclusivamente per fare cose buone è già un ottimo punto di partenza
“Vedremo queste cose buone quali saranno, perché ho avversarie nuove e ci sono nuove leve che sono molto interessanti, tra le cinesi che vanno come schegge e questa olandese giovanissima (Liesette Bruinsma, n.d.r.) che è praticamente venti centimetri più alta di me, dovrò per forza fare del mio meglio”
Però Cecilia Camellini è un atleta che dà filo da torcere e non si supera facilmente
“Ecco questo è vero, filo da torcere ne abbiamo!”
Per cosa stai lavorando per il Messico?
“I 400 stile è la gara per la quale inconsciamente sto lavorando un po’ di più, ma anche i 50 e 100 stile e i 100 dorso saranno specialità che porterò avanti. Ho eliminato i misti per colpa di una rana un po’ inclemente”
E su quale scommetterai un po’ di più?
“Io vorrei scommettere di più sui 400 stile, perché è una scelta affettiva, fisica ed emotiva. Nelle altre gare sono sempre andata bene, ma la scommessa vera sarà fare un bel Mondiale dall’inizio alla fine, senza troppe ansie e senza soccombere alla pressione delle aspettative risposte su di me”
Un po’ come hai vissuto Rio se ho ben capito?
“Si ed ho visto che per me è il modo più bello di vivere le competizioni. Devo solo stare attenta al fuso orario ma stavolta non mi faccio fregare perché ho l’esperienza di Rio”
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