Erano le Olimpiadi di Rio 2016, quando lo squalo di Baltimora conquistava l’oro nei 200 misti per la quarta volta di seguito: da Atene 2004, dodici anni sempre in testa
“Quattro volte enorme Michael Phelps“, era l’espressione con la quale trecentosessantacinque giorni fa commentavamo la grande impresa del cannibale, lo squalo di Baltimora, colui che ha riscritto ogni legge del nuoto moderno, colui che è stato definito “Il Dio del Nuoto“, lo statunitense Michale Phelps (foto di copertina Getty Images / Pascal Le Segretain).
Era l’11 Agosto 2016, nottata della sesta giornata di finali delle Olimpiadi di Rio, quando Phelps (foto a destra EPA / DEAN LEWIS) fece vivere il sussulto nella finale dei 200 misti maschili che segnò l’ennesimo tassello di storia del nuoto e che lo vide aggiudicarsi il quarto oro olimpico su questa distanza. Una fantastica subacquea al cambio dorso-rana, caratteristica intrinseca che ne ha fatto dell’americano uno dei miglior interpreti in azione, con la quale spazzò via gli avversari rendendosi protagonista di una fuga senza precedenti. Il tabellone riportava 1’54″66 a soli 43 centesimi dal Record Olimpico stabilito dallo stesso a Pechino 2008 ed a 66 centesimi dal Record del Mondo di Ryan Lochte.
Mai nessuno al mondo è riuscito a vincere la stessa gara in quattro edizioni delle olimpiadi ma Michael Phelps di storia ne ha scritta tanta nella sua lunga carriera e quel momento nel quale tutti gli atleti si avvicinarono a lui per complimentarsi dell’impresa, dopo la grande vittoria nella finale dei 200 farfalla nella stessa olimpiade, ne fu la prova schiacciante – clicca qui per leggere di quel fantastico episodio.
Quella finale dei 200 misti segnò il 22esimo oro olimpico in carriera e la 26esima medaglia dei giochi. Dodici anni, sono un’eternità nel nuoto, ma sono la dimensione che testimoniano il dominio dello squalo Phelps: oro nei 200 misti ad Atene 2004, Pechino 2008, Londra 2012 ed anche Rio 2016.
L’ultimo a vincere questa distanza prima di Michael fu proprio l’Azzurro Massimiliano Rosolino che, allora 22enne, riuscì nell’impresa di battere il favoritissimo statunitense Tom Dolan con una gara magistrale che lo regalò all’olimpo dei Dei.
Il connubio Nuoto-Phelps ormai è un assioma che come tale non può essere dimostrato ma va preso così com’è. Ancora oggi, dopo il suo ritiro post olimpico, ci domandiamo come Michael possa fare a meno del nuoto, consapevoli però che il nuoto non può far a meno del suo cannibale, quel Phelps che come un Dio ha saputo donare quanto di bello oggi tutti noi possiamo ammirare.
Chapeau Michael!
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