Il campione paralimpico vince la specialità tra Paralimpiadi, Mondiali e due Europei da tre anni
Quando una medaglia non cambia la prospettiva di un atleta che resta sempre volta a migliorare e vincere ancora e ancora, quell’atleta ha la testa di un vero campione. È il caso di Federico Morlacchi, un oro, tre argenti e tre bronzi complessivamente vinti tra i Giochi Paralimpici di Londra 2012 e quelli di Rio 2016, un quadriennio che ha segnato la sua ascesa graduale passando per il netto dominio degli Europei di Eindhoven 2014 e quelli di Funchal 2016, rispettivamente cinque ori e cinque ori, un argento e un bronzo, e le conferme ottenute ai Mondiali con l’oro, l’argento e il bronzo vinto a Montreal 2013 e l’oro e i tre argenti vinti a Glasgow 2015, senza dimenticare gli albori della sua carriera agli Europei del 2009 e del 2011 in cui vinse rispettivamente due bronzi e un argento.
Insomma, la bacheca medaglie di Federico è bella, è pesante, è ricca, ma alla vigilia di ogni competizione è come se fosse ancora vuota ed è con questa mentalità che si presenterà anche agli imminenti Mondiali di Città del Messico, annullati il 20 settembre a causa del terribile terremoto che ha causato forti danni e numerose vittime e rimandato al 2 dicembre.
Sarà inevitabilmente per questo motivo un Mondiale un po’ strano, che arriva tra l’altro in una stagione in Federico ha conservato le energie esclusivamente per questo appuntamento, poi slittato, senza farsi distrarre dalla notorietà acquisita negli anni grazie alle sue conquiste, non ultime quelle ottenute dopo le gesta di Rio.
«Nella mia vita non è mai cambiato nulla, nemmeno dopo le Paralimpiadi di Rio e mi va bene così perché sono una persona che ha bisogno della sua routine e delle sue certezze – racconta Federico durante la piacevole chiacchierata con quella verve tipica che lo contraddistingue – A dirla tutta ho rinunciato ad alcune partecipazioni televisive per preferire gli allenamenti. A me piace nuotare, non essere famoso e poi non posso permettermi di perdere allenamenti importanti e farmi trovare impreparato dai miei avversari»
Un simbolo per il nuoto italiano e non solo quello paralimpico che alla vigilia dei Mondiali è “L’atleta Paralimpico del Mese”, Rubrica nata dall’idea di Giada Lorusso, responsabile Stampa della FINP, promossa grazie all’intesa e collaborazione che da ormai tre anni esiste tra Swim4Life Magazine e la Federnuoto Paralimpica.
Tredici lunghi e intesi mesi di nuoto no stop sono trascorsi dal dopo Rio per Federico, un tempo infinito per un nuotatore che dopo ogni stagione avrebbe bisogno di un periodo di riposo per ricaricare le batterie, fisiche e mentali, un periodo che Federico non ha avuto modo di vivere anche a causa del fuori programma dovuto al terremoto che ha rinviato il Mondiale.
«Quest’anno ho dovuto tenere duro diverse volte – ammette il Morlacchi furioso – Per nuotare senza pause per oltre un anno e stare sempre sul pezzo serve tanta testa. Siamo esseri umani e anch’io ho avuto i miei momenti no quest’anno, ma li ho superati perché è quello che mi compete fare»
Ti sei almeno preso una pausa lampo per il tuo recente compleanno?
«No, ho festeggiato nuotando! Mi sono svegliato alle 5.20 del mattino per andare agli allenamenti e poi dopo ho spento le candeline in piscina»
Come ti senti a pochi giorni dai Mondiali di Città del Messico?
«Beh, diciamo che quest’anno è stato forse uno degli anni in cui mi sono allenato meglio. Peccato che il terremoto ci abbia colto alla sprovvista. Nell’ultimo mese e mezzo abbiamo fatto il possibile per arrivare nella miglior forma possibile, ma è chiaro che non potrò mai star bene come stavo a ottobre. Mi sentivo proprio bene, lo scarico stava dando i suoi frutti e mi aspettavo risultati importanti. Oggi posso dirti che sono certo di poter fare bene, ma metto in conto anche che non sarò nella forma di un mese fa»
A proposito di rimandi, com’è stato vivere il terremoto in Messico mentre attendevi di dare il meglio di te in vasca?
«In quei momenti il lato umano ha prevalso ed è rimasto molto più ferito del lato sportivo. Come dicevo prima, siamo esseri umani e il primo pensiero non è stato certamente che non potessi più gareggiare, ma che ero nel mezzo di una tragedia e volevo solo tornare a casa. Sembra una battuta, ma nonostante sia rimasto molto scosso, sono stato anche abbastanza calmo. Quando sono tornato in Italia pero, ho baciato terra»
Cecilia Camellini è rimasta talmente scioccata dall’evento che ha deciso di non partire più. Cosa ne pensi?
«Non posso biasimarla, è comprensibile. Fortunatamente non ci è successo nulla, tutta la squadra era riunita al momento della scossa, ma sicuramente lei l’ha vissuto peggio di noi poiché si affida totalmente ad altri essendo non vedendo. Condivido la sua scelta»
Considerando la preparazione fatta per un appuntamento così importante, quanto ti è dispiaciuto dover rimandare il Mondiale a data da destinarsi?
«Il vero dispiacere è stato quello di essermi allenato per tantissimo tempo senza poter dimostrare a me stesso che quei sacrifici sarebbero serviti sul serio. Però c’è da considerare anche che non sono più un esordiente ed ho visto e ho sentito molta più tristezza sportiva da parte di chi doveva vivere il Mondiale per la prima volta. L’ho presa con filosofia senza disperarmi. Quando poi ho saputo delle nuove date, beh non saprei cosa dirti. Sicuramente sono stato contento di poter fare un Mondiale che era stato annullato ed esserci fa sempre piacere»
Considerando ancora lo spostamento dovuto al terremoto, cosa ti aspetti invece dai tuoi avversari?
«Penso che siamo un po’ tutti sulla stessa barca. Alcuni non erano ancora arrivati in Messico e hanno potuto gestire meglio l’imprevisto, ma penso che alla fine sarà sempre e comunque una battaglia alla pari»
Mentre prepari la tua valigia, come ti senti atleticamente e mentalmente?
«Mentalmente direi che sono abbastanza carico: ritroverò i miei cari avversari con i quali mi sono scontrato a Rio ed ho voglia di mostrare loro che, anche se invecchio e perdo i capelli, non sono ancora da buttare. Atleticamente invece mi sento invecchiato, ma a parte gli scherzi, abbiamo iniziato lo scarico, sono nelle mani di Max (il Tecnico Azzurro Tosin, ndr) e in quelle delle due fisioterapiste Lia e Claudia»
Cosa ti porti di speciale nella valigia a parte quello che ti serve per nuotare?
«Il vantaggio è che so già come organizzarmi lì e quindi so cosa conviene portare nella mia valigia. Spero più che altro che Vincenzo Boni porti qualcosa di buono di Napoli»
A Città del Messico sarà il tuo quarto Mondiale. Considerando quello che hai già vinto a Glasgow nel 2015 e a Montreal nel 2013, su cosa mi consiglieresti di scommettere stavolta?
«Io ti direi di contare molto sulla staffetta in cui ci sarò io e poi il 200 misti in cui vorrei continuare il filotto che ha vita dal 2014»
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