Sempre pronti a far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, a riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà e ripartire
Un resiliente è una persona che resiste e rinasce dalle difficoltà della vita quotidiana.
I nuotatori sono esseri non comuni al resto dell’umanità, sempre di corsa tra le corsie, non solo della piscina, ma anche della strada.
Tra treni e autobus persi, coincidenze mai prese e code di traffico mai evitate, la vita del nuotatore scorre a 300 km/h.
Borsone strabordante pieno zeppo di costumi, asciugamani, palette e pinnette che ci segue in giro come un cane fidato durante una giornata programmata fino all’ultimo secondo, meglio di un planning impeccabile, ma anche solo un piccolo imprevisto può mandare all’aria giorni e giorni di organizzazione e incastri perfetti.
In una vita condita dal cloro che gira veloce come una trottola e in cui non è possibile lasciar spazio all’esitazione, quanto siete disposti a resistere prima di gettare la spugna?
Quanto siete capaci di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà e ripartire?
Fino a che punto potete dire di essere nuotatori resilienti?
Come può un nuotatore di qualsiasi livello competitivo o meno resistere a tutta la pressione che riceve dall’esterno e controbilanciarla per far si di poter vivere la propria passione clorata?
E il grado di resilienza che il nuotatore deve cresce di pari passo al suo livello competitivo.
Come riescono ad esempio le future promesse del nuoto a far conciliare tutto tra scuola o università, studio e doppie sedute di allenamento più palestra? Eppure riescono.
Esempi a portata di mano per noi italiani sono Nicolò Martinenghi e Simona Quadarella che hanno raggiunto il traguardo della maturità mentre si affermavano a livello internazionale, così come anche i più veterani ma ugualmente giovani Matteo Rivolta, la laureata Stefania Pirozzi e il futuro medico Matteo Restivo che non hanno voluto fermarsi soltanto al nuoto, ma hanno scavato in fondo al cassetto dei sogni e ci hanno trovato anche altro.
Il motivo per il quale noi nuotatori scegliamo una vita in ciabatte e accappatoio calcolata al millisecondo piuttosto che una vita tutta in tiro tra un divano e un aperitivo lasciata alla filosofia del carpe diem, può essere la risultante data da due fattori:
- il primo fattore X è sicuramente è la soddisfazione: di guardare il proprio operato e poter esclamare “ce l’ho fatta anche questa volta”
La soddisfazione può generare un’entropia tale da alimentare tutti gli avvenimenti che verranno, un po’ come l’energia cinetica che genera il lavoro necessario per portare il corpo da una velocità nulla a una velocità nota. Il nuotatore si nutre di successi e trova nelle sconfitte opportunità tali da poter sempre dimostrare quanto vale senza lasciar nulla al dubbio, niente al caso.
La tenacia con cui ci si rialza dopo una brutta caduta contraddistingue la specie clorata. Volete un altro esempio a portata di mano? Silvia Di Pietro a causa di problemi al ginocchio è stata costretta ad un periodo di stop seguito da riabilitazione, ma non ha mai lasciato ombra di dubbio su un suo ritorno in acqua più forte che mai, così come Marco Orsi dopo il citomegalovirus, che solo a pronunciare il nome mette terrore, ha praticamente buttato al vento quattro anni di lavoro e un’Olimpiade, ma è ripartito per un nuovo quadriennio ancor più carico di ambizioni; - il secondo fattore X, sicuramente più influente rispetto al primo, è senz’altro la passione: riuscire in qualcosa di cui si è appassionati, appaga e dà piacere. È come se la passione riuscisse a stimolare il rilascio della dopamina con attivazione del circuito neuronale di gratificazione, insomma la passione ti dà piacere e una cosa che ti dà piacere è un qualcosa verso cui siamo attratti.
Il cloro è la nostra droga, la nostra dipendenza e tutto ciò che facciamo per respirarlo a pieni polmoni tra una bracciata e l’altra varrà sempre la pena.
Il nuotatore vero ha quindi la capacità di far fronte ad eventi che mettono a dura prova la sua resistenza. D’altronde se riescono a resistere ad allenamenti di carico stagionale e sessioni di B2 niente più può spaventarli. Tranne un 400 misti, quello spaventa sempre.
Il nuotatore vero è un resiliente della vita e dunque:
- se riesci a fronteggiare le avversità, lasciando increduli chi ti circonda raggiungendo anche mete importanti
- se riesci a compensare ogni evento avverso con un immediato riscatto
- se riesci a non perdere la giusta strada quando tutto intorno a te sembra crollare
- se riesci ad aver fiducia e credere in te quando tutti smettono di farlo
- se riesci a non arrenderti mai, ma riprovarci sempre finché non raggiungi il tuo obiettivo
- se riesci a guardare la tua meta senza farti influenzare dal pensiero o parola altrui
- se riesci a trattare le vittorie e le sconfitte allo stesso modo e a rialzarti sempre lì da dove hai iniziato
- se riesci a sognare nonostante tutto
allora si, puoi dire di essere un nuotatore vero, un resiliente!
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