Arianna Barbieri racconta la sua nuova vita dopo la malattia progettando il rientro in gara

La dorsista olimpionica spiega come ha sconfitto un tumore con forza e coraggio e ci fa capire come sia riuscita a mostrare una particolare bellezza anche nel momento acuto della malattia

La vita è fatta di tante cose, importanti e meno importanti, ma non sempre si ha la capacità di saper fare una “selezione” e sapere dare le giuste priorità e importanza a tutte le cose che si vivono, anzi, spesso capita di cadere nell’errore di dare troppa importanza a cose in realtà futili e magari prestare poca attenzione alle cose invece veramente importanti.
Spesso ci lasciamo trascinare dal ritmo frenetico della vita lasciando scorrere via mesi e anni della nostra esistenza senza rendercene conto, quasi come se pensassimo di essere immortali o come se non ci fosse un domani, ma non è così.

Ad alcuni poi capita di affrontare momenti particolarmente difficili come una grave malattia e spesso accade che a causa di quelle esperienze si riesce a schiarire la vista e vedere tutto in maniera più nitida. È quello che succede a tutti coloro che vivono certe esperienze, è quello che è successo ad Arianna Barbieri, colpita lo scorso gennaio da una forma tumorale definita Linfoma di Hodgkin che si è intromesso nel suo percorso di vita.

Il percorso che ha dovuto affrontare l’atleta 29enne, olimpionica a Londra 2012 e tre argenti agli Europei 2012 nei 50 e 100 dorso e nella 4×100 misti, nonché unica italiana a medaglia agli Europei nei 100 dorso fino a pochi mesi fa, prima che Carlotta Zofkova vincesse il bronzo a Glasgow, è stato arduo e vertiginoso ma non per questo la veneta si è abbattuta, anzi.
Quello che colpisce di più, o almeno ha colpito il sottoscritto, è la particolare bellezza che Arianna mostra anche in quelle foto da lei stessa pubblicate sul suo Instagram in cui si percepisce chiaramente la sua malattia. Quella bellezza di una persona che vuole vivere e che non vuole arrendersi, nemmeno per un solo giorno.

Come hai reagito a primo impatto quando hai scoperto della tua malattia?
“Avevo una forte tosse che mi dava molto fastidio, ma l’avevo collegata a un fastidio che potevo avere a causa del cloro in piscina. Nonostante gli antibiotici non mi passava, ma ho continuato a fare la mia solita vita, finchè non ho avvertito dolore a una costola per la forte tosse. A quel punto ho deciso di andare in pronto soccorso per verificare che non mi fossi fratturata e da lì è emerso che avevo una massa tra cuore e polmoni. Mi hanno ricoverata la sera stessa, ma non ero ancora consapevole del tutto su cosa avrei dovuto affrontare”

Come si è evoluto il tuo caso?
“Sono stata ricoverata cinque giorni in ospedale per fare degli esami, dopodiché mi hanno dimessa in attesa dei risultati. Successivamente mi hanno comunicato che avrei dovuto fare tre mesi di chemioterapia e diciamo che non l’avevo presa male, ma poco dopo, approfondendo meglio il caso con ulteriori esami, la chemioterapia prescritta è passata a sei mesi e lì mi sono sentita un po’ sconfortata. Essendo una sportiva sono però riuscita ad affrontarla bene, anche grazie all’aiuto di tante persone che mi sono state vicine in modi differenti”

Chi ti è stato più vicino?
“Oltre alla mia famiglia, i miei compagni di squadra dell’Azzurra 91 Bologna, i compagni di allenamenti e le Fiamme Gialle che hanno svolto un ruolo molto importante in questa mia esperienza. Inoltre ho ricevuto diversi messaggi di persone che non conosco che mi hanno raccontato la loro esperienza con questa malattia e grazie a questi tanti messaggi ho scoperto che ho sofferto meno di loro. A differenza di altre persone ad esempio, ho avuto nausea a causa della chemio, ma senza mai avere problemi di vomito e dopo tre giorni dalla terapia, stavo bene e cercavo di vivere la mia vita come facevo normalmente”

Come hai reagito invece quando i medici ti hanno sconsigliato di allenarti e nuotare?
“In realtà non li ho ascoltati e di nascosto andavo a nuotare lo stesso, con due o tre allenamenti a settimana che facevo in prima mattinata, quando la piscina era ancora vuota, convincendomi che in quel modo avrei evitato il rischio di ammalarmi. Fortunatamente non mi sono mai ammalata, sebbene i medici mi avevano detto che rischiavo grosso. Penso che nel momento in cui sei convinto di guarire, puoi affrontare meglio la malattia, mentre se mi fossi abbattuta, credo che l’avrei vissuta molto peggio”

Cosa ti ha dato la forza per reagire?
“Il nuoto mi ha aiutata tantissimo perché mi ha abituata a lottare per arrivare a un obiettivo, costruendo piano piano il traguardo giorno dopo giorno. La mia malattia è stata la stessa cosa: giorno dopo giorno dovevo pensare a stare bene, a mangiare, a reagire alle cure e a non mangiare troppo perché mi avevano avvisata che assumendo molto cortisone mi sarei gonfiata, tutto in funzione a quando avrei smesso la terapia e avrei ripreso a nuotare. Il mio obiettivo era uscire da quella esperienza il meno malandata possibile per riprendere al più presto con gli allenamenti”

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Che da un mese e mezzo ha ripreso: come ti senti oggi?
“Oggi mi sento bene! Ho terminato le cure il 10 agosto e ho ripreso gli allenamenti con molta calma a settembre dopo una bella vacanza in totale relax. L’impegno negli allenamenti è stato molto graduale, fino ad arrivare a oggi che mi alleno ormai tutti i giorni. Non faccio ancora i doppi allenamenti, ma mi rendo conto di stare bene in acqua, riuscendo a sostenere gli allenamenti che seguono Ilaria Bianchi e gli altri miei compagni di Bologna pur non avendo ancora i loro ritmi. Vedo giorno dopo giorno dei miglioramenti ed era quello che volevo, quindi non posso essere più felice”

In queste situazioni gioca un ruolo importante anche la reazione psicologica: nel tuo caso pensi che il nuoto ti abbia aiutata a superare la malattia e agevolare le cure?
“Penso proprio di si. Penso che se ti diagnosticano una malattia del genere, devi curarti e devi combattare, non hai altre possibilità. È in queste situazioni che impari a conoscere veramente la tua forza e il tuo coraggio. Ovviamente non auguro a nessuno un’esperienza del genere, ma queste malattie ti fanno apprezzare la vita e tante cose che hai intorno in maniera diversa. Finché non lo vivi sulla tua pelle non lo riesci a capire fino in fondo. Ricordo alcuni esami fatti in ospedale per il controllo al midollo e la biopsia che sono stati abbastanza invasivi e a me, che non ho un grandissimo rapporto con gli ospedali e gli aghi, hanno fatto riflettere tanto. Ricordo che in quei momenti ho pensato che non mi sarei mai più lamentata per un allenamento di soglia, per un frazionato o per le gare, perché le preoccupazioni vere nella vita sono altre. Io sono stata fortunata perché sono guarita e l’ho fatto in sei mesi, mentre ci sono persone che ci impiegano molto più tempo o altre che non guariscono.  Dobbiamo davvero apprezzare quello che abbiamo a prescindere da quello che ti può capitare”

Com’è cambiata la tua vita dopo questa esperienza?
“In maniera pratica, in niente perché ho fatto quello che volevo, ovvero riprendermi la vita che avevo prima della malattia. Durante i mesi di malattia mi sono chiesta tante volte se avesse senso riprendere con il nuoto, visto che non sono più giovanissima e non sapevo se il mio fisico sarebbe stato in grado di riprendere ai livelli di prima e tante volte ho pensato di smettere. Poi però ho avuto esempi molto vicini come Fabio Scozzoli e Silvia Di Pietro che pur affrontando cose diverse, hanno lottato per ritornare: uno si è totalmente ripreso e l’altra si sta riprendendo. Ho capito quindi che le cadute ci sono, ma l’importante è rialzarsi e a me non andava giù di chiudere la mia carriera a causa di una malattia e poi l’ultimo 100 dorso che ho fatto l’ho nuotato in 1’04” e non mi andava di chiudere con un 1’04” la mia carriera”

E invece sulla tua visione generale della vita cosa è cambiato?
“Su quello ho appurato di avere tante persone al mio fianco. Era sicura che alcune persone mi sarebbero state vicine, ma me ne sono resa conto ancora di più nel momento del bisogno. È stato molto importante sentirmi dire spesso dai compagni di squadra che mi aspettavano e che dovevo resistere e lottare per tornare presto. Mi hanno aiutata a fare le scale quando non ce la facevo da sola e sostenuta in tutti i modi. Sono cose molto importanti in quei momenti”

C’è stato qualche momento particolarmente difficile?
“All’inizio è stata dura fermare la mia vita: avevo programmato e già organizzato un viaggio per un collegiale a Miami insieme a Fabio Scozzoli e Martina Carraro che avrei dovuto fare pochi giorni dopo il ricovero in ospedale e quella cosa mi ha abbattuta un po’. Poi lo scoprire che la cura non sarebbe stata di tre mesi ma di sei e quella sensazione di non poter più decidere della mia vita. Poi certamente non è stato facile tagliare i capelli cortissimi e ancor di più non è stato facile perderli sotto la doccia. Sono però stata fortunata ad avere amici intorno a me che mi hanno supportata tanto, tra i quali proprio Fabio Scozzoli che mi ha onorata di tagliarmi i capelli. Da sola non so come avrei potuto affrontare la malattia”

Adesso però tutto fa parte del passato e davanti a te hai solo il percorso nel nuoto.
“Fortunatamente si, sono rientrata anche a lavoro con le Fiamme Gialle, mi sto allenando e spero di poter fare una staffetta in Coppa Brema, giusto per aver un obiettivo negli allenamenti e dire che sono tornata. Stiamo però valutando insieme al mio allenatore e se ci dovessimo rendere conto che non riesco ancora, se ne riparlerà a gennaio senza problemi”

Tra pochi mesi festeggi trent’anni che sono un bel traguardo nella vita. Dopo tutto quello che hai superato, hai pensato a come vorresti festeggiarli?
“È una bellissima domanda perché ci sto pensando proprio in questi giorni. Quando ero piccola immaginavo un trentenne con una famiglia e dei figli, mentre oggi non mi sento ancora pronta per certe cose e mi vedo ancora come una 23enne, forse perché noi nuotatori siamo un po’ così. Mi piacerebbe festeggiare con un bel viaggio insieme a tre mie amiche che conosco dalle scuole superiori e che compiranno anche loro trent’anni. Poi mi piacerebbe fare una grande festa insieme a tante persone, ma devo organizzarmi. Sicuramente festeggerò lo stare bene di salute, sperando di avere una casa mia e magari mi regalo anche un cane!”

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine