Nuoto Master, il ritorno di Andrea Pantalei

“Sono tornato perché il nuoto mi piace e perché mi ha aiutato tante volte ad uscire da momenti difficili della mia vita”

“La sensazione che ho provato in acqua mentre nuotavo, è che la testa è rimasta a pochi anni fa, ma il fisico non la segue nemmeno sotto minaccia”

È così che comincia l’intervista ad Andrea Pantalei, veterano del Nuoto Master italiano di cui è partecipe dal lontano 1996, quando esordiva con le sue prima gare nel Circuito FIN, nel quale avrebbe disputato i suoi primi Campionati Italiani nel 1998.

“Il Panta” è uno di quei personaggi che conoscono un po’ tutti quelli che frequentano veramente il Circuito gare degli amanti amatori del nuoto age over e per frequentare si intende non che si limitano a salire sul blocco di partenza per competere e poi uscire dalla piscina per tornare a casa, ma che lo vivono a 360 gradi gustandosi tutta l’estasi indescrivibile di chi incontra persone di culture e appartenenza sociale diversa, per unirsi sotto l’unico credo acquatico.

Di certo la sua “carriera” Master non ha visto pochi stop tra una mononucleosi e l’altra e diversi problemi di salute che più volte hanno minato la sua continuità, ma oggi, dopo ventiquattro anni lui è ancora lì, in mezzo a quelle corsie con la sua inconfondibile bracciata a dorso, con quello schiaffetto sull’acqua che lo distinguerebbe tra mille, per provare l’ebrezza di toccare la piastra cronometrica e dire “Ci sono ancora”.

“Sono contentissimo di essere tornato – racconta Andrea dopo il suo primo 200 dorso disputato dopo l’operazione che lo ha tenuto lontano dal nuoto per quasi un anno – Il 29 settembre mi sono guardato allo specchio e mi sono visto magro e flaccido aggiunto al fatto che per fare due passi avevo il fiatone. Mi sono detto che dovevo fare qualcosa per invertire quella escalation. Sono andato avanti per obiettivi e con la voglia di tornare a nuotare e al Trofeo di Portici dello scorso Gennaio ho disputato il mio primo 200 dorso del mio ritorno”

Andrea si è dovuto fermare a causa di un piccolo problema al cuore, nato fondamentalmente perché per anni non gli avevano diagnosticato un soffio lieve, riscontrato solo quando era diventato più grande. Lo scorso 8 maggio si è dovuto quindi sottoporre a un’operazione alla valvola mitrale presso lo European Hospital di Roma, un evento che aveva messa a dubbio la possibilità di poter tornare a vivere la sa passione clorata.

E poi invece due cinquantini al Trofeo Brunelleschi di dicembre per riprendere confidenza con le gare, prima di ritrovare il suo dorso, 100 e 200 metri a Portici e i 200 dei Campionati Regionali Lazio, dove è arrivato secondo nella categoria Master50 con 2’34”27.

“La molla che mi ha fatto scattare e mi ha smosso a rientrare è stato quel vedermi in uno stato fisico a cui non sono abituato – racconta il romano – Dovevo rimettermi in attività e l’alternativa al nuoto era giocare a freccette o a bocce. Meglio il nuoto”

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Cosa hai provato durante il periodo di stop forzato?
“Stare fermo è strano, perché quando sei abituato a fare sempre qualcosa, all’inizio non poter fare quella cosa ti pesa, ma poi ti adagi e diventa difficile riprendere a fare quella cosa che facevi prima. È proprio come quando smetti da ragazzo: il tuo miglior amico diventa il divano e poi semplicemente vivi la tua vita senza nuoto. Quello che mi è mancato veramente in tutto questo tempo è stato il contorno: la fatica in acqua condivisa con chi ha la tua stessa passione, le chiacchiere prima, durante e dopo gli allenamenti e tutte quelle cose che solo chi nuota sa”

Come è stato ritornare a nuotare a pancia in su?
“Faticoso. Il betabloccante che devo prendere ti fa produrre più facilmente acido lattico, quindi ti mette fuori gioco nel bel mezzo della gara, in cui proprio quando pensi di poter provare a spingere più forte, senti le forza che ti abbandonano. Però considerando tutto quello che ho passato, i tempi fatti in queste prime gare non sono affatto male”

Dopo i Regionali come andrà avanti la tua stagione? Farai un pensiero ai Campionati Italiani?
“Ho già fatto il “Toto Panta” – risponde Andrea spezzando la domanda e innescando una grassa risata durante l’intervista – Ho già notato che nella mia categoria è rientrato Vigneri e qualcun altro e se non manca nessuno, sarei da quarto o quinto posto. Del resto vincere una medaglia se non c’è nessuno ha un gusto poco buono, anche se fa sempre piacere”

Perché il nuoto e perché da tutti questi anni senza mai mollare nonostante le difficoltà?
“Perché mi piace. Nel nuoto paghi per andare ad allenarti, paghi per tesserarti e fare gare e togli tempo a famiglia e amici, quindi se non ti diverti, non ha senso farlo. E poi, il nuoto mi è servito per uscire da un periodo difficile ogni qualvolta mi sia capitato in questi ultimi ventiquattro anni”

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine