Le origini del nuoto dalla preistoria, alla convinzione sull’acqua come veicolo di malattie, fino ad arrivare alle prime competizioni e alla codifica dei primi stili
Le informazioni presenti in questo articolo sono tratte dal libro “Con Tutto il Nuoto del Mondo” del Dott. Maurizio Mastrorilli.
Le origini del nuoto sono molto lontane e risalgono all’epoca preistorica, dove, all’Età della pietra, era già conosciuta la capacità dell’uomo di galleggiare e di muoversi nell’acqua.
Alcune di queste testimonianze provengono direttamente dall’Egitto Sud Occidentale, vicino a Wadi Sura, dove in una caverna (chiamata per tale motivo “caverna dei nuotatori”) sono stati rinvenuti graffiti rupestri che ritraggono uomini che nuotano (raffigurazione nella foto di copertina)
La capacità di nuotare, o comunque di tenersi a galla, è stata probabilmente una qualità sviluppata dagli antichi cacciatori; successivamente è stata il mezzo per spostare eserciti e armate anche di grandi dimensioni. In un primo tempo i soldati attraversavano fiumi e corsi d’acqua rimanendo sulle loro cavalcature, in seguito lo fecero nuotando essi stessi.
Una delle più antiche testimonianze sulle capacità natatorie dell’uomo è sicuramente il bassorilievo di Ninive (880 a.C.), proveniente da un palazzo assiro e conservato al British Museum di Londra: vi sono raffigurati tre guerrieri in un fiume e uno di questi sembra nuotare in uno stile simile al moderno crawl. Anche in Grecia, durante i giochi istmici, si svolgevano prove acquatiche, considerate vere e proprie gare di nuoto.
Presso gli antichi Romani il nuoto rappresentava una disciplina importante nei programmi di educazione dei giovani e nell’addestramento militare. In epoca medioevale la pratica del nuoto regredì nettamente, in quanto si pensava che l’acqua potesse essere un veicolo di malattie; tuttavia si hanno notizie di una gara di nuoto svoltasi a Venezia nel 1315.
Il primo libro sul nuoto “Colymbetes, sive de arte natandi, dialogus et festivus et iucundus lectu” risale al 1538 ed è stato scritto da Nicolas Wynmann, un professore di lingua tedesca. Seguirono “L’arte del nuoto”, del francese Monfieur Thèvenot (1696), “Il piccolo libro autoinsegnamento dell’arte del nuoto” del tedesco Guttes Muths (1797) e “L’uomo galleggiante”, di Oronzio De Bernardi (1794).
La nascita dei regolamenti
Nel 1603 nasceva in Giappone il primo organismo per regolamentare il nuoto in forma sportiva ed educativa. Verso la fine del 1700 il nuoto iniziava ad affermarsi come disciplina sportiva mentre in Germania venivano creati i primi stabilimenti balneari ed i primi club di nuoto.
Un passo importante per l’evoluzione del nuoto a livello agonistico avvenne nell‘Ottocento a Londra, dove nel 1837, quando erano sorte numerose società sportive, si disputarono le prime gare degne di questo nome, prevalentemente a dorso, organizzate dalla National Swimming Society. Nel 1844, sempre a Londra, si tenne un’esibizione natatoria di indigeni americani, le loro straordinarie prestazioni stupirono positivamente i nuotatori britannici, che per muoversi nell’acqua si affidavano al più composto ed estetico stile rana. Riguardo a questa esibizione, il giornale The Times sottolineò le caratteristiche del nuovo stile, che presentava bracciate violente e sostenuti movimenti a forbice delle gambe. In quell’occasione, tuttavia, i nuotatori amerindi furono sconfitti da un inglese che aveva eseguito la classica rana e per tale motivo, il nuovo stile importato dalle tribù indigene americane, anche se potenzialmente più veloce, non venne adottato immediatamente. A quei tempi si nuotava soprattutto in acque aperte, laghi, fiumi e mare; gli stili erano improvvisati e non ancora completamente codificati, con l’eccezione della rana, simile a quella moderna.
Le prime competizioni e la codifica dei primi stili
Nel 1858, alla periferia di Melbourne, si tenne la prima competizione di nuoto a carattere internazionale: fu disputata sulla distanza delle 100 yard (circa 91,44 metri, ndr) e fu solennemente definita Campionato del Mondo. Gli inglesi, tuttavia, ebbero il merito di capire che il futuro della pratica sportiva sarebbe stato nell’associazionismo. Così a Londra, nel 1869, nacque una federazione che riuniva alcuni club nazionali di nuoto, disposti ad accettare regole chiare e valide per tutti. Man mano che il nuoto cresceva di popolarità venivano costruite nuove piscine, e nel 1880 fu creato un nuovo organismo direttivo, la Amateur Swimming Association, che contava più di 300 società iscritte.
Si arrivava alla fine dell’Ottocento con la convinzione che gli stili ritenuti più veloci erano essenzialmente due: l’over (abbreviazione di single overarm sidestroke, “nuotata sul fianco con un solo braccio”, codificato attorno al 1850 dall’australiano C.W. Wallis) nuotato sul fianco, testa sempre fuori dall’acqua, il braccio disteso in avanti eseguiva soltanto una trazione mentre l’altro esercitava una spinta subacquea, la gambata era una sforbiciata, ed il trudgen (dal nome del primo nuotatore che lo praticò, l’inglese J. Arthur Trudgen), che consisteva nel muovere le braccia in modo alternato. J. Arthur Trudgen aveva ideato questa tecnica a seguito di un viaggio in Sudafrica, dove aveva osservato che gli indigeni erano molto più veloci in acqua di chi praticava la nuotata a rana. Essi eseguivano il recupero in avanti delle braccia riportandole entrambe esternamente e alternativamente sopra la superficie dell’acqua.
Sfortunatamente Trudgen non si accorse che tale bracciata era coordinata con una battuta delle gambe mosse alternativamente verso il basso. Al suo ritorno in Inghilterra cominciò a insegnare la nuova bracciata e, sebbene i nuotatori continuassero a usare il colpo di gambe a rana, la tecnica di movimento delle braccia diede loro molta più velocità e potenza. Più tardi, intorno al 1890, il colpo di gambe a rana fu modificato in una sforbiciata. Questo stile, che era un’importante variante dell’over ed era già il predecessore del crawl, prese il nome di double over-arm stroke (“nuotata con doppio sollevamento delle braccia”).
La rivoluzione del crawl
Nel 1897 l’inglese John H. Derbyshire, nuotando il trudgen, abbassò a 1’00″2 il record mondiale delle 100 yard. Sei anni più tardi, tuttavia, il limite fu abbassato a 59″6 dall’australiano Frederick Lane, un altro specialista del trudgen, e scese ancora a 58″8 con il suo connazionale Richard Cavill, un nuotatore di crawl. Gli insegnamenti di Trudgen avevano spostato l’attenzione dalla resistenza alla velocità, ma la rivoluzione non era ancora compiuta.
Il leader della seconda parte del cambiamento fu un altro inglese, Frederick Cavill, padre dell’australiano Richard, che, dopo aver raggiunto una grande notorietà in Inghilterra con lo stile rana, nel 1878 emigrò in Australia dove costruì piscine e insegnò nuoto. Poco prima della fine del secolo, Cavill e la sua famiglia, composta da sei figli, ebbero modo di veder gareggiare il dodicenne Alick Wickham, il quale vinse una gara a Sydney battendo i piedi in modo alternato. La sua esibizione meravigliò molto gli specialisti che, per indicare l’abilità del ragazzo, usarono il verbo to crawl (“strisciare”), da cui derivò il nome dello stile. Alick era fratello di Harry Wickham il quale, intorno al 1893, durante un soggiorno in un’isola del Pacifico, aveva osservato che i nativi nuotavano in un modo assolutamente nuovo per le conoscenze degli occidentali: mentre le braccia si muovevano alternativamente fuori dall’acqua, come nel trudgen, essi battevano anche i piedi in modo alternato, diversamente dalla classica sforbiciata o dalla gambata a rana. Harry aveva insegnato questo nuovo stile al fratello, che lo eseguì nella gara a Sydney. Cavill aveva compreso le potenzialità della nuova gambata e codificò un nuovo stile che fu chiamato anche Cavill splash stroke o Australian splash oppure Australian crawl.
Il crawl, identificato con lo stile libero odierno, si era ormai affermato ed era diventata la più efficace e veloce tecnica di nuoto.
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