Il cestita americano vittima di un incidente in elicottero in cui perdono la vita anche la figlia di 13 anni e altre sette persone
Una qualunque domenica di fine gennaio entra a gamba tesa nel mondo dello sport e ne rompe il silenzio. Si è sperato fino all’ultimo che si trattasse di un errore e invece i media americani hanno confermato la notizia: Kobe Bryant, uno dei più grandi giocatori dell’NBA, è morto ieri a Calabasas, in California.
Il suo elicottero privato è precipitato in una zona boschiva ed è andato a fuoco. A bordo del velivolo erano in nove, tra questi anche la piccola Gianna Maria, la figlia tredicenne di Kobe, già una piccola star del basket femminile.
Competitivo e instancabile. Il Black Mamba era un fuoriclasse, un modello per chi di basket si nutre e anche per gli altri sportivi.
Lo ricordano e lo salutano tutti, dai nuotatori ai calciatori, da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona, a chi l’ha fatto diventare il proprio eroe guardandolo da uno schermo.
Questo è il post che Federica Pellegrini ha pubblicato su Instagram poche ore dopo la notizia dell’incidente:
«Io…non ci voglio credere…ditemi che non è vero!! Che non può finire tutto così!!»
Molto colpito e vicino alla famiglia della star americana anche Michael Phelps, suo carissimo amico, che ha scritto:
«My heart hurts to hear the news…rip @kobebryant and Gianna…thoughts and prayers to Vanessa and family.» – «Mi fa male il cuore a sentire la notizia…rip @kobebryant e Gianna…pensieri e preghiere per Vanessa e la famiglia».
Un saluto a te Campione e alla piccola Gianna, dalla tua cara Italia che tanto hai portato nel cuore.
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