Dalla gestione della doccia e dello spogliatoio, al rispetto dell’istruttore e dei compagni di corsia, come è meglio che si comporti un genitore
Portare i bambini in piscina fin da piccoli è un modo per farli divertire e soprattutto offrirgli la possibilità di prendere confidenza da subito con l’acqua e imparare a nuotare presto.
Il nuoto è però un valido strumento per agevolare ed incentivare anche la maturazione del bambino come individuo che in maniera autonoma ha la possibilità di imparare a gestire non solo i rapporti con i propri coetanei, ma anche quello con il proprio corpo.
Già dalla prima lezione di scuola nuoto, i bambini in piscina verranno messi alla prova con le proprie paure ed insicurezze, ma anche con il distacco dalla mamma o dal papà per adempiere ad un’attività quotidiana, delegata fino a quel momento alla figura genitoriale.
Gli argomenti più incisivi sono quelli della doccia, del confronto con l’istruttore che rappresenta un adulto con il quale non può fare capricci e del rapporto con i propri compagni di corsia ed è importante che la gestione di queste “novità” venga lasciata nella disponibilità del bambino, senza che il genitore intervenga per imporre quelli che sono i propri standard o le proprie preferenze.
Spesso i bambini sono molto più reattivi di quello che crediamo e muniti di una grande spirito di adattamento che invece gli adulti hanno con il corso degli anni smussato, ma nonostante questo, la gestione dei bambini in piscina non è mai semplice, proprio perché il minore porta con sé un carico di responsabilità da dividere e gestire tra chi ha la tutela legale dello stesso (genitore) e la struttura che lo ospita.
Nell’ottica della piena collaborazione tra questi due poli, è necessario trovare armonia ed affidarsi ai professionisti scelti con il solo fine di rendere l’esperienza del nuoto più costruttiva possibile e quindi, avendo come obiettivo il benessere del bambino, sarebbe auspicabile che i genitori fermassero le proprie convinzioni al di fuori dell’ingresso in piscina.
Una volta che il genitore si è assicurato a casa di aver dotato lo zainetto di tutto il necessario per il corso di nuoto e per la doccia, è bene ammirare i progressi acquatici dal di fuori, evitando critiche agli istruttori, al personale di bordo vasca o addirittura agli altri bambini.
Questi ultimi avvertono anche la minima tensione e non si sentiranno completamente liberi finché la mamma o il papà non gli consentiranno di gestire le proprie emozioni in modo autonomo ed indipendente.
L’istruttore ha le competenze necessarie e la giusta esperienza per gestire i bambini in corsia ed è perfettamente in grado di svolgere il proprio lavoro senza i “consigli” di genitori apprensivi o peggio, di presunti “tecnici” della domenica.
Al di là delle competenze meramente “tecniche” l’istruttore di scuola nuoto è una persona che ama gestire i bambini, che sa come far calmare qualcuno particolarmente spaventato dall’acqua, oppure “frenare” quelli più vivaci e ricondurli verso la condivisione degli spazi con i propri coetanei.
La preparazione di un istruttore è completa ed omnicomprensiva, quindi un’eccessiva intromissione causerebbe soltanto tensioni inutili e dannose.
Bambini in piscina, istruzioni per l’uso rivolte ai genitori: la doccia
In merito all’argomento doccia, si apre un altro scenario che vede da un lato il rapporto con la nudità, dall’altro la capacità di lavarsi e vestirsi da soli.
Chi affida per la prima volta il proprio figlio ad un estraneo è certamente pervaso da mille dubbi su questo momento particolarmente delicato ed importante dell’esperienza sportiva.
Siamo abituati ad avere i nostri riti tra le mura domestiche e spesso siamo persuasi che siano i migliori praticabili. Purtroppo invece capita spesso che a casa si sprechino litri e litri di acqua per fare una doccia, sotto la quale il bambino viene insaponato in ogni centimetro di pelle, dedicando fin troppa attenzione anche al lavaggio dei capelli che porta a prolungare la semplice operazione di tanto tempo.
Questo procedimento per un genitore può essere imprescindibile, ma per un bambino no e addirittura può provocare più danni che benefici.
Quindi, per fare una valida doccia dopo aver praticato l’attività natatoria, sono sufficienti 3-4 minuti, considerato anche il rispetto dell’ambiente e degli altri bambini che attendono il proprio turno per potersi lavare.
Inoltre, un bambino sopra i sei anni è perfettamente in grado di autogestirsi, senza la necessità che i genitori lo seguano anche all’interno degli spogliatoi. Ne vale della sua crescita e maturità, ma anche del rispetto degli altri.
Bambini in piscina, istruzioni per l’uso rivolte ai genitori: nudità
La gestione degli spazi ristretti e la delicatezza dell’argomento scava a fondo su quello che è il background culturale e sulla visione che il singolo ha della nudità. Il povero gestore fa quello che può:
divide lo spogliatoio in due (maschile e femminile), avverte con cartelli ben visibili che è consigliato fare la doccia con il costume, ma le lamentele fioccano in continuazione.
Gli aspetti sui quali porre attenzione per dirimere la questione sono essenzialmente i seguenti:
- imparare a gestire la propria nudità in presenza di persone estranee è da sempre uno degli aspetti considerati formativi dello sport e quindi togliere ad un ambiente sportivo questa componente significa ridurne la portata anche in termini di insegnamenti alla vita;
- ogni bambino può imparare fin dalla prima volta a lavarsi e vestirsi da solo, quindi appare condivisibile la decisione di molti impianti di vietare l’ingresso ai genitori negli spogliatoi e dotare gli stessi di personale addetto alla doccia dei bambini sotto i sei anni, per evitare che possano scivolare ed assicurarsi che si asciughino per bene i capelli.
Precisiamo che sul punto il Regolamento Federale lascia ampia discrezionalità ai gestori degli impianti, che dovranno fare le opportune valutazioni sui costi del personale aggiuntivo da adibire alle mansioni suddette, personale che deve essere necessariamente qualificato (nello specifico come assistente ai bagnanti).
In ogni caso, anche in assenza di personale, i bambini possono essere perfettamente in grado, se correttamente educati, di gestire la vista di adulti nudi ed ancora più in grado di lavarsi da soli una volta raggiunta l’età scolare.
I genitori italiani devono scrollarsi di dosso la convinzione che il proprio pargolo raggiunga una certa autonomia solo intorno alla maggiore età, lasciando che già dalla tenera età sia responsabilizzato sulla cura e l’igiene personale, nonché sul rispetto degli spazi e delle cose condivise.
Sarà sicuramente anche un’opportunità per rivedere cattive abitudini osservate a casa, come quella di stare sotto la doccia oltre il tempo necessario.
Se ad aspettare ci sono i tuoi compagni di squadra infreddoliti, magari decidi da solo di non far diventare lo spogliatoio le Terme di Montecatini lasciando correre acqua bollente per dieci minuti e più!
Una soluzione molto praticata da parte dei gestori degli impianti è quella di circoscrivere le ore di scuola nuoto ad orari “a misura di bambino” riservando le corsie a disposizione ad esempio nel pomeriggio soltanto ai minori e predisporre orari e calendario per adulti soltanto nelle ore serali o del mattino.
Bambini in piscina, istruzioni per l’uso rivolte ai genitori: il confronto con l’istruttore
L’istruttore di nuoto è una persona qualificata, formata e in grado di gestire i bambini in piscina per quanto riguarda la Scuola Nuoto nel migliore dei modi.
Il bambino deve essere innanzitutto educato a non contravvenire a quanto gli viene detto di fare dall’istruttore, rispettare le regole, gli spazi ed i compagni di corsia e seguire educatamente le indicazioni che gli vengono date all’interno della piscina.
I genitori devono altro e tanto rispettare le regole di un impianto sportivo, nonché la professionalità delle persone che ci lavorano, evitando intromissioni.
La giusta ponderazione di tutte le esigenze oltre a formare le nuove generazioni, riscopre il senso dello sport come maestro di vita, un atteggiamento culturale ormai abbandonato che aveva comunque una funzione sociale molto importante.
Ci sono cose nella vita che non si possono cambiare e che vanno accettate così come sono, senza discutere. Il fatto che dopo lo sport ci si debba lavare tutti insieme è una di queste.
Gli utenti sono clienti che vanno accontentati quando si può, è vero, ma questa è forse una situazione nella quale è possibile accontentare tutti i clienti? La risposta è no, quindi è bene prendere una posizione, coraggiosa a volte, ma decisa.
Fonte normativa: “Norme CONI per l’impiantistica sportiva” – delibera del Consiglio Nazionale del CONI n.1379 del 25 giugno 2008
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