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Buco imbarazzante nel Decreto Sostegni, ASD e SSD allo sbando senza Fondo Perduto

Con l’eliminazione dell’articolo che nel Decreto Ristori prevedeva un aiuto economico anche alle realtà sportive, adesso i gestori di impianti rischiano davvero la banca rotta

Società e Associazioni Sportive sono ormai allo sbando e rischiano seriamente la banca rotta a causa del buco drammatico creato con l’ultimo Decreto Sostegni.

Il testo approvato dal Governo Mario Draghi ha apportato infatti importanti modifiche rispetto al precedente Decreto Ristori messo in atto dal Governo Giuseppe Conte.

In particolare, è stato eliminato il prezioso contributo a fondo perduto a favore delle ASD e SSD a copertura delle spese dei canoni di locazione e utenze.

Inoltre è stato eliminato il credito d’imposta, approvato e portato avanti dall’ex Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.

Queste risorse, seppur minime, avevano permesso alle realtà sportive di sopravvivere all’onda d’urto causata dalle chiusure, lunghe e pesanti.

Oggi invece, con l’eliminazione di questi sostegni economici, lo sport di base rischia di subire un danno irreparabile e creare un disservizio importante alla popolazione.

Si, perché se numerosi gestori dovessero essere costretti a chiudere, non sarà più disponibile la piscina, la palestra o la scuola danza che prima offriva ai nostri figli la preziosa ed educativa attività sportiva.

Non solo, gli adulti con patologie tenute a bada proprio dall’attività sportiva, subiranno grosse conseguenze con l’impossibilità di frequentare il centro sportivo al quale facevano affidamento.

È una realtà che rischia di avverarsi, anche a causa delle decisioni prese in merito alle riaperture, troppo tardive per permettere alle società di rimettersi in piedi.

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Una situazione veramente drammatica di cui non si parla abbastanza e che sembra non attirare la dovuta attenzione, spostata esclusivamente sulle chiusure e riaperture degli impianti.

Ci si chiede soltanto quando si riaprirà e non come.

Il problema infatti non è soltanto poter riaprire o meno gli impianti e quando, ma anche la condizione in cui si trovano oggi i gestori dei centri sportivi dopo essere rimasti chiusi per dieci mesi su tredici.

Mentre gli sportivi appassionati si interrogando sul quando riapriranno piscine e palestre, i gestori degli impianti si interrogano sul come ripartire.

Le perdite economiche provocate dalle lunghe chiusure, alternate alle riaperture limitate da forti restrizioni nel corso di questa pandemia, sono incalcolabili.

Il nuovo Sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali ha già incontrato diverse settimane fa il Presidente e Amministratore Delegato di Sport e Salute S.p.A. Vito Cozzoli per confrontarsi sulle necessarie misure di sostegno economico alle società e alle associazioni, ma ad oggi non ci sono ancora novità incoraggianti in merito.

Il Governo sembra non dare attenzione alla problematica e nessuna contromisura è stata ancora presa in esame per riempire l’imbarazzante buco creato con il Decreto Sostegni.

Circa 23mila realtà sportive, di cui oltre 10mila impegnate nella gestione di impianti sportivi o palestre e più di 4mila nella gestione di club sportivi, sono sul baratro.

Insieme a loro, le oltre 8mila organizzazioni sportive e di promozione sportiva che non hanno praticamente più ossigeno.

ASD ed SSD non sono state citate in nessuna parte dell’ultimo Decreto Sostegni approvato dal premier Draghi.

Ricordiamo che il Decreto Sostegni prevede fondi solo per le attività di impresa e commerciale, che si differenziano da quelle sportive che comunque pagano spese fisse.

Molte non praticano attività commerciale di alcun tipo e non potendo svolgere la propria attività per così tanto tempo, sono ormai indebitate fino all’osso.

Noi non percepiamo nulla da dicembre e soltanto nelle ultime settimane stanno arrivando le indennità di gennaio, febbraio e marzo – ha dichiarato Christian Andrè, Presidente della San Mauro Nuoto – Draghi ha stravolto tutto rispetto al Governo Conte e questo è drammatico per le realtà sportive”

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A causa delle modifiche apportate con il Decreto Sostegni, a fronte di una perdita di circa 700mila euro di fatturato negli ultimi due anni, riceverò adesso soltanto mille euro di sostegno – afferma Andrè – In più, per riaprire l’impianto serviranno tra i 20 e i 25mila euro e le domande al Credito Sportivo sono ancora in fase di istruttoria, ma in ogni caso stiamo parlando di debiti che dovremo risarcire”

In più, alla riapertura si dovrà fare i conti con gli abbonamenti da far recuperare ai propri affiliati, senza dimenticare che si va verso la “bassa stagione” per lo sport di base, poco frequentato nei mesi più estivi.

In pratica, alla riapertura degli impianti sportivi non sono previsti incassi importanti e un lavoro a pieno regime.

Dopo la chiusura dei primi tre mesi, abbiamo ricevuto un sostegno di 30mila euro con il Decreto Rilancio e successivamente ne abbiamo presi altri 60mila con il seguente Decreto Ristori, ma a fronte di una spesa di affitto dei locali pari a 185mila euro, ai quali si aggiungono utenze e collaboratori – spiega Andrè – Nel 2020 ho pagato 185mila euro di affitto ma ho fatturato l’80% in meno senza riuscire a coprire i costi di gestione. Questa è la dura realtà dei gestori di impianti privati, a differenza dei gestori di impianti pubblici, molti dei quali invece stanno ridiscutendo i termini di pagamento e i costi con i Comuni”

Se non avessi dovuto pagare l’intero importo dell’affitto dei locali, sicuramente avrei circa 100mila euro ancora sul conto in banca che mi avrebbero permesso di affrontare con maggiore serenità la riapertura, anche a giugno – aggiunge il gestore del San Mauro Sport Center – Riaprire lo scorso anno nei pochi mesi in cui hanno permesso agli impianti di lavorare, mi ha causato una ulteriore perdita di 120mila euro, perché gli utenti a cui abbiamo fornito servizio avevano già un abbonamento in corso e non ho avuto altri ricavi”

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La riapertura decisa dal Governo a partire dal 1° giugno avverrà nel momento peggiore per le piscine coperte, in cui l’utenza scema dal 60% a salire, contemporaneamente alla ripartenza dei costi di manutenzione degli impianti, ma la cosa più grave riguarda il costo dei collaboratori.

Nel momento in cui il Governo consentirà la riapertura, si sgraverà del sostegno ai collaboratori sportivi che tornerà a carico delle società sportive presso le quali lavorano.

In pratica, se alla ripartenza prefissata del 1° giugno, un impianto sportivo non avrà possibilità di riaprire e di far percepire stipendio ai collaboratori, questi ultimi resteranno senza entrate non potendo più accedere ai sostegni.

Una situazione che potrebbe provocare anche cause di lavoro che andrebbero ulteriormente ad aggravare la già traballante posizione dei gestori di impianti.

Ovviamente se dovessi decidere di riaprire il nostro impianto a partire dal 1° giugno, non mi servirà l’intera forza lavoro ma soltanto la metà e sarò costretto a licenziare gli altri – conclude Andrè – Sono sconcertato dall’assordante silenzio in merito all’argomento da parte di chi rappresenta i gestori degli impianti e del fatto che si parla soltanto di quando riaprire, dimenticando i ristori”

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine