Al Settecolli ha conquistato il pass per Rio coronando un sogno e completando un’incredibile rincorsa iniziata da quel brutto incidente d’auto di novembre.
Ci sono storie di campioni nati per vincere, di talenti scorti tra corsie affollate di bambini, con percorsi agonistici lineari. Quelli che ti aspetti sempre sui podi di qualsiasi manifestazione nazionale e internazionale, quelli il cui cognome è una certezza.
Poi ci sono le storie di ragazzi e di ragazze con percorsi più tortuosi, fatti di fermi, di cali di prestazioni, di incidenti piccoli o grandi che si impongono come macigni sul loro percorso. Sono storie di motivazione, di un rimettersi in piedi quando credi di sprofondare, di ritorni e di sogni.
E i sogni si realizzano nelle cornice dell’edizione 2016 del Settecolli, dove Marco Belotti ha conquistato con il tempo di 1’47”81, il suo posto nella staffetta che prenderà parte ai prossimi Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, a dispetto di chi alla vigilia della manifestazione non avrebbe scommesso su di lui.
Un periodo buio dopo Le Olimpiadi di Londra del 2012 e i Mondiali di Barcellona nel 2013, il ritorno in “casa Aniene” e poi nella Forestale, un incidente che gli ha imposto lo stop forzato e quella voglia mai sopita di ritornare ad altissimi livelli. Una storia tutt’altro che “normale” la sua. Una vita sportiva che ha sfiorato la gloria, appena 19enne eri tra i quattro staffettisti di Pechino 2008 (insieme a Brembilla, Rosolino e Magnini).
Un percorso lungo e tortuoso per tornare ai vertici e adesso finalmente la luce in fondo al tunnel, come ti senti?
«Bene, dopo questo Settecolli, decisamente bene. Andare a Rio era fondamentale! Quando il 30 novembre ho avuto l’incidente, sembrava quasi uno scherzo, non ci volevo credere, sembrava tutto finito, ma grazie alle persone che mi sono state vicino sono riuscito a coronar il sogno!»
Hai trascorso anni difficili. Ti va di raccontarmi i momenti clou e le persone che ti sono state vicine?
«Beh, dal 2009 in poi è successo un po’ di tutto! Direi che i momenti più difficili li ho vissuti nel 2013, quando mi sono trasferito a Nizza e senza dubbio, quest’anno. Nizza è stata un’ esperienza da un certo punto di vista fantastica, città bellissima e gruppo fenomenale, l’accoppiata Agnel-Pellerin penso sia stato qualcosa di unico, speciale. Se Yannik fosse ancora lì…Se però quest’esperienza la vedo dal punto di vista umano, se non fosse stato per la mia famiglia, sarei stato completamente isolato, solo, è stata davvero dura! Quest’anno invece, anche se incolpevole, ho avuto un incidente in auto. Ecco, da questo punto di vista mi piacerebbe fare un appello! Ragazzi andate piano, i muri non si spostano e noi non siamo invincibili, ci si può far davvero male!»
Ci sono momenti in cui senti di avere sbagliato delle scelte o, viceversa che hai capito che quella scelta fatta poteva segnare il tuo futuro?
«Le scelte sbagliate meglio lasciarsele alle spalle alla svelta, ma se devo dire quella giusta, è stata senza ombra di dubbio quella che ho fatto il primo febbraio, affidandomi ad Alessandro Mencarelli, mio allenatore e responsabile nel Gruppo Sportivo Forestale.»
La prima Olimpiade da ragazzino, la terza a quasi ventotto anni. Che Marco vedremo a Rio?
«Più maturo, ma anche più rilassato, anche se con una voglia di rivincita incredibile.»
Qual è stato il momento della tua carriera che ricordi ancora emozionato?
«Difficile sceglierne uno. Pechino sarà per sempre nel mio cuore, ma anche quando nel 2009 ho battuto il record italiano nei 200 stile al mio idolo Rosolino, è stato veramente emozionante.»
A proposito di Rosolino, hai incontrato Massimiliano molti anni fa, nuotandoci in una staffetta “storica”. Quanto è stata importante la sua vicinanza e l’allenarti insieme a lui in questa tua rinascita?
«Fondamentale, senza di lui in alcuni momenti avrei mollato, gli sarò grato a vita per quello che ha fatto! Crescendo capisci che persone come Massimiliano sono difficili da incontrare, quindi, un grosso Grazie Massi!»
Ti mostri sempre molto allegro, ti concedi con disponibilità e con il sorriso sulle labbra sia ai fan che agli addetti ai lavori, ci sono momenti in cui vorresti scappare e non vedere e sentire nessuno?
«No, mai! Personalmente penso che sia fantastico ricevere attenzioni, quindi perché scappare?»
Hai affrontato un momento difficile dopo l’incidente, cosa ti sentiresti di dire a chi come te vive un momento difficile e non riesce a trovare la motivazione per continuare a nuotare?
«Di crederci, di provarci e soprattutto non vivere con rimpianti. Dopo l’incidente qualcuno mi disse: “Hai 27 anni, stai così, fatti due domande”. Ecco, lì ho capito che mi sarei qualificato! C’è una frase nel film “Alla ricerca della felicità” che dice: “Non permettere mai a nessuno di dire che non sai fare qualcosa. Se hai un sogno, lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila, punto”, tenete bene in mente la citazione di questo film!»
C’è un modo per affrontare tutto con serenità?
«Non dubitare mai di se stessi.»
Come ti rilassi dopo i durissimi allenamenti ?
«Stacco la spina completamente, fuori dal nuoto c è Elena, la famiglia e gli amici!»
Ora basta fare le persone serie, passiamo alle domande divertenti! So che sei un tifoso di calcio. Vai alle Olimpiadi che vale quanto una Champions League. Non credi che sia ora di cambiare la squadra da tifare?
«Mai, si possono cambiare tante cose, ma mai la squadra di calcio, quindi, pazza Inter amala!»
Dividi la vita privata con Elena che conosce bene i ritmi del nuoto. Ci sono momenti in cui si sacrifica la vita privata per questa disciplina?
«Parecchi, soprattutto in questi mesi dopo l’incidente perché ho dovuto nuotare tutti i giorni, domeniche incluse. Fortunatamente Elena non me l’ha mai fatto pesare, è stata fantastica!»
Puoi concederti una vacanza: dove andresti e con chi
«Con Elena alle Filippine, è il nostro sogno!»
Una medaglia a Rio o lo scudetto all’Inter: scegli!
«Medaglia a Rio, non si discute! Amo l’Inter, ma non sono matto!»
Hai una playlist pre gara?
«Niente playlist, mi isolo, cerco di non pensare a niente. Per me siamo solo io e l’acqua!»
Puoi scegliere il tuo compagno di stanza a Rio. Chi sceglieresti?
«Diciamo che sono loro che mi devono scegliere e sopportare dato che ho un piccolissimo problema: russo! Quindi, uomo avvisato, mezzo salvato!»
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