Nella conferenza stampa pre olimpica esprime parole di ammirazione per Katinka Hosszu, descrive l’amicizia con Phelps e sul nuoto dice che non è uno sport individuale e questo è il segreto del dominio degli USA.
Anni 32, cinque ori, tre argenti e tre bronzi olimpici, mentre ai Campionati Mondiali ha vinto ben 27 medaglie di cui 18 d’oro, score che lo rende il secondo miglior medagliato dopo il rivale Michael Phelps.
Ha battuto in carriera 17 record del mondo, 7 in vasca lunga e 10 in vasca corta e tutt’oggi detiene quattro record, nei 200 misti e nella staffetta 4×200 stile in vasca lunga e nei 200 e 400 misti in vasca corta.
È il secondo nuotatore (dopo Federica Pellegrini) ad essere andato a medaglia sei volte consecutive nella stessa gara, i 200 misti e la 4×200 stile.
È colui che ha fatto cambiare le regole dopo aver lasciato il mondo a bocca aperta con la sua fase subacquea sul dorso utilizzata dopo l’ultima virata nei 200 misti che ai Mondiali di Kazan gli consegnato la medaglia d’oro.
Simpatico, affabile, divertente, ma concentratissimo sull’obiettivo, è così che si è mostrato Ryan Lochte alla conferenza stampa pre olimpica tenutasi negli scorsi giorni a San Antonio, dove il team USA è riunito ormai da sei settimane per la preparazione alle prossime Olimpiadi di Rio.
Lo statunitense parla della squadra con senso patriottico invidiabile, delle matricole, del fascino di Hollywood e soprattutto, afferma chiaramente che non ha intenzione di appendere la cuffia al chiodo dopo queste Olimpiadi. E sul finale una delle mie convinzioni più forti. Dovrete arrivarci però, vi ho già anticipato troppo!
Come sta andando fin ora il collegiale?
«La preparazione sta andando davvero bene. Ad ogni sessione si vedono sempre delle nuotate più veloci e questo è abbastanza sorprendente. Vedere questi ragazzi migliorarsi ad ogni allenamento è davvero incredibile in vista di quello che avverrà tra due settimane.»
Sei stato un punto di forza per questa squadra. Come ti vedi adesso?
«Sai, in ogni squadra olimpica in cui ho nuotato è stato diverso. Potrei dire che si ottiene di più quando si è giovani per la fame che hanno i nuotatori giovani. Il fuoco che si vede nei loro occhi, noi lo vediamo ogni giorno che scendono in acqua per un allenamento. Questo aiuta anche noi veterani, perché guardando loro, guardando i loro occhi, abbiamo la responsabilità di dare di più, di avere il loro fuoco. Ci riportano indietro nel tempo e ci fanno ricordare la nostra prima Olimpiade e come avevamo fame anche noi.»
Qual è il tuo spirito oggi rispetto alle passate Olimpiadi?
«Beh, sono più vecchio – risponde sorridendo – Questo è il più grande cambiamento! Però so cosa mi aspetta laggiù, so come funziona un Villaggio Olimpico e come funziona l’impianto sportivo. Nonostante questo, sono eccitato come una matricola alla sua prima Olimpiade, sono lì ancora a rappresentare il mio Paese e questa è la cosa che mi emoziona di più.»
Katinka Hosszu si sta preparando nello stesso modo in cui anche tu ti sei preparato in passato. Cosa ne dici?
«La chiamano Lady di Ferro no? Credo che stia diventando una Signora di ferro, è difficile fermarla. Credo che possa fare di tutto perché è una persona che non si ferma mai. Sembra non essere mai stanca, se c’è una gara che vuole fare, lei la fa. È sorprendente come lei si spinga sempre oltre i suoi limiti per trovare la nuotata perfetta. Trova sempre nuovi stimoli e questo è quello che serve in questo sport, per non annoiarsi.»
Essendo un veterano, ti senti un po’ mentore di questa squadra?
«Una cosa che noi veterani abbiamo detto alle matricole, chiedete anche a Michael, è che possono chiederci qualunque cosa. Ci siamo passati anche noi e possono chiederci di tutto, anche come si cammina nel Villaggio Olimpico, o come è la camera, insomma, qualsiasi cosa. Tutti vogliamo dare a loro la nostra esperienza, perché non è vero che il nuoto è uno sport individuale. Anche Tony Parker che ci ha fatto visita, ci ha chiesto se il nuoto fosse uno sport individuale, ma io penso una cosa, andiamo a Rio come Nazione, come la Nazione che ha vinto di più, rappresentiamo un Paese e credo che questo sia il motivo del dominio del Team USA, che ci sentiamo davvero una squadra oltre le individualità.»
Come vedi la sfida di Katie Ledecky nelle diverse distanze dello stile libero? Credi che venga lanciata per trainare gli altri ragazzi?
«Beh, la vedete. Lei è sempre veloce ed a volte anche i ragazzi hanno paura di lei. Anche se avesse la gonna sarebbe capace di battermi in acqua! La Ledecky sta impostando uno standard che è sicuramente il più elevato che io ricordi, uno standard che io ho visto soltanto a livello maschile. Si allena come un uomo ed imposta la nuotata come un uomo. Sono proprio curioso di vedere cosa sarà capace di fare a Rio.»
Tu e Michael fate da treno a questi ragazzi anche in allenamento?
«A dire la verità non abbiamo avuto molte occasioni di allenarci insieme, per cui sono proprio curioso di vedere come sarà la prima seduta che farò con Phelps e se mi tratterà come ai blocchi di partenza. Allenarmi o gareggiare con lui è davvero stimolante perché è il concorrente più difficile che abbia mai incontrato. Dal 2004 ad oggi abbiamo coltivato una grande amicizia, per cui oggi non mi interessa chi dei due vinca o perda, siamo ancora amici. Abbiamo una grande rivalità dentro, ma fuori vi divertireste a vederci.»
Siete comunque i favoriti dei pronostici.
«Non rispondo su Michael, ma per me posso dire che non guardo quello che ho fatto negli anni precedenti, ma solo a quello che posso fare in futuro. Lavoro sempre per un obiettivo e seguo la strada per raggiungerlo. Non sono ancora arrivato alla vetta e spero che Rio sia l’occasione giusta.»
Hollywood ti ha sempre guardato in modo particolare e tu non ti sei mai tirato indietro.
«Smettere di nuotare non significa smettere di divertirsi. In questo momento sto solo trovando il modo di non smettere mai di avere la passione per questo sport, la stessa che avevo da ragazzino. Non credo di chiudere con il nuoto, almeno non ora e Hollywood, beh, ho sempre desiderato vivere sulla costa occidentale e sicuramente mi vedo a Los Angeles e lì ci sono molte cose da fare oltre lo sport, giusto?»
Hai parlato di divertimento nello sport. Cosa puoi dire ai bambini?
«Non ci può essere un medico che non ama il suo lavoro. Il modo migliore è amare quello che si fa. Per scoprire se hai la passione per questo sport, devi trovarlo divertente. Se ti diverti, allora hai la passione per questo sport. La vita è troppo breve per non fare le cose che amiamo e che ci divertono. Non sai quando finirà e quindi devi godere di ogni momento. Per questo non posso dire che smetterò con il nuoto, perché mi diverto ancora. Godo di ogni momento e sono felice per questo. Come posso dire di voler smettere di fare qualcosa che mi rende felice?»
foto Orlin Wagner/AP e Mark J. Terrill/AP
fonte USA Swimming
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