Vita da staffettisti: emozioni, gioie, adrenalina e responsabilità raccontate da Erika Ferraioli!

L’atleta del Centro Sportivo Esercito perno della staffetta veloce italiana, svela cosa c’è dietro un quartetto

Il nuoto si sa, è uno sport per lo più “solitario”, soprattutto in gara, dove sul blocchetto di partenza devi per forza salirci da solo e da solo devi arrivare alla fine e toccare la piastra cronometrica. Ed anche se ogni volta si ha il desiderio che qualcuno ci dia la spinta, ci traini in scia, oppure ci tiri con un canna da pesca che attaccata all’amo ha una fetta di pizza margherita, la gara la devi per forza fare da solo! Vi è però una gara dove tutto si ridefinisce ed acquista un sapore decisamente diverso: la staffetta.

La tipologia di staffetta è irrilevante, perché dalla camera di chiamata alla piastra cronometrica sai di non essere solo, circondato da tre compagni di squadra pronti a diventare gambe, braccia e polmoni. Arrivi sul blocco e sai che c’è qualcuno dietro che aspetta che torni, o che qualcun altro prima di te ha già dato il meglio (o il peggio, dipende dai casi).
È per la staffetta che l’affollamento della camera di pre-chiamata sembra più uno spogliatoio, dove si scambiano pacche sulle spalle ed occhiate feroci al “nemico”. Al blocco di partenza si arriva insieme, tenendosi per mano o facendosi compagnia con battute volte a stemperare la tensione. Ci si sente i Fantastici Quattro, le Tartarughe Ninja, le Charlie’s Angels (Charlie incluso) i Quattro Moschettieri, i Quattro dell’Ave Maria (di quartetti noti ce ne sono), tutti insieme, nessuno escluso, perché se è vero che come ad ogni gara si lotta per il tempo e per la medaglia, è anche vero che quando ci sono altre spalle a supportarti, il peso è sicuramente più leggero.

La staffetta è sicuramente una delle gare più divertenti che il nuoto regala sia ai protagonisti che agli spettatori. Nelle piccole squadre diventa parte integrante dell’allenamento; nelle squadre più numerose e nelle Nazionali, il posto tra i “fantastici quattro” si deve guadagnare, puntando tutto su prestazioni personali degne del quartetto.
Ci sono atleti che ormai con le staffette hanno una particolare sintonia, veterani di cambi precisi al centesimo di secondo e di incitamenti urlati con la pancia sul blocco pur di far arrivare la voce fin nella corsia.

erika-ferraioliNoi italiani appassionati di cloro, quando si parla di staffette, non possiamo non pensare alla staffettista per antonomasia: trent’anni, romana “de Roma”, atleta del Centro Sportivo Esercito, Erika Ferraioli è salita sul podio insieme alle sue compagne di Nazionale già agli Europei di Eindhoven del 2008, dove conquistò l’argento insieme a Federica Pellegrini, Maria Laura Simonetto e Cristina Chiuso. Da allora non c’è staffetta che non la veda protagonista, una tra tutte quella del 6 agosto scorso, in cui raggiunge la prima finale olimpica della sua carriera. A Rio de Janeiro la staffetta 4×100 stile libero Azzurra, con un tempo di 3’35″90, si aggiudica la quarta posizione delle batterie stabilendo inoltre il nuovo Record Italiano. Ancora più recentemente invece, la Ferraioli è tornata dai Mondiali in vasca corta di Windsor con tre medaglie vinte proprio in staffetta, il bronzo della 4×50 stile libero e i due argenti della 4×50 misti e 4×100 stile libero.
Ma con quale spirito un’atleta del suo calibro, affronta questa particolare gara? Lo abbiamo chiesto proprio a lei!

Per te che sei una presenza quasi costante nelle staffette della Nazionale, dagli Europei di Eindhoven 2008 alle Olimpiadi di Rio 2016, cosa è cambiato nel modo di affrontare questa particolare gara?
«All’ inizio era quasi un esperimento, un gioco, soprattutto per me che grazie proprio alla staffetta veloce ho cominciato a partecipare a gare internazionali. La prima medaglia ad Eindhoven è stata una sorpresa, nessuno se l’aspettava. Nel corso degli anni abbiamo preso consapevolezza di poter fare una staffetta davvero competitiva ed ora sappiamo che dobbiamo crederci fino in fondo perché possiamo toglierci delle belle soddisfazioni, come la finale a Rio.»

erika-ferraioli-silvia-di-pietroHai avuto come compagne di staffetta le migliori atlete nel panorama italiano degli ultimi dieci anni, ti sei legata con qualcuna in particolare?
«Devo dire che sono stata molto fortunata perché ho avuto compagne di staffette con le quali sono ancora in contatto, anche se hanno ormai intrapreso strade diverse. Il fatto di condividere tante esperienze ci ha legato molto. Attualmente, gareggiare con Silvia (Di Pietro n.d.r.) è fantastico perché ci alleniamo insieme e per una volta possiamo unire le nostre forze per un obiettivo comune, invece di darci battaglia. Infine avere come presenza fissa Federica (Pellegrini n.d.r.) è sempre uno stimolo ed un motivo di orgoglio in più. E come non citare Cristina (Chiuso n.d.r.) che da buona capitana mi ha aiutato ad affrontare le prime “uscite” in nazionale. Insomma, ognuna di loro ha avuto un ruolo importante nella mia crescita natatoria e non solo e sono contentissima di averle accanto.»

Nella staffetta senti ti senti più rilassata rispetto alla gara individuale o senti comunque grande responsabilità per la tua frazione?
«Si potrebbe pensare che in staffetta si sia più rilassati, ma se non riesco a dare il massimo in staffetta ci resto veramente delusa. Nella gara individuale “danneggio” solo me, mentre nella staffetta “danneggio” tutte, quindi direi che sento parecchio la responsabilità della mia frazione.»

Ci sono dei riti particolari che rispettate in camera di chiamata o davanti al blocco di partenza?
«Riti particolari non ne abbiamo, ci facciamo forza anche solo con uno sguardo, magari ogni tanto una battutina per sdrammatizzare l’aria un po’ tesa della camera di chiamata, ma poi quando si entra sul piano vasca sono solo incitamenti e concentrazione.»

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staffetta-esercito-nuotoQual è il momento in cui ti diverti di più e dove invece ti senti particolarmente in ansia?
«Il momento in cui mi diverto di più è sicuramente alla fine della gara, solo se è andata bene e possiamo esultare ovviamente. È bellissimo poter scaricare tutta l’ansia in un abbraccio ed un’esultanza. Quello dove mi sento particolarmente in ansia è durante la gara mentre aspetti la tua frazione, o anche quando hai già nuotato e non puoi che attendere “inerme” e fare il tifo per le tue compagne mettendoci quel poco di forza che ti è rimasta per incitarle, aspettando il “verdetto”, ossia la fine della gara.»

Hai alle tue spalle una carriera lunga e piena di successi sia nazionali che internazionali, come affronti oggi i minuti prima di una gara? Sei nervosa, agitata o più serena rispetto agli inizi?
«Nonostante il passare degli anni e l’esperienza acquisita, il momento prima della gara è sempre uguale. Magari con l’esperienza impari a controllare le emozioni e riesci a gestirle meglio, ma quando sei lì davanti alla corsia, c’è sempre quel mix di emozione/paura/adrenalina e credo che sia sano averlo perché vuol dire che hai ancora tanta voglia di farlo e di divertirti. È quando scompare che bisogna cominciare a farsi delle domande.»

staffetta-italia-donne-europei-nuoto-londra-2016Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una cura e una preparazione tecnica particolare per le staffette. A Rio hai ottenuto la prima finale olimpica con la 4×100 stile, stabilendo con le tue compagne il nuovo Record Italiano. Credi che questo risultato porterà ulteriore interesse per questa gara?
«Sicuramente si, la crescita che ha avuto questa staffetta negli anni permette alle giovani velociste di prefissarsi un obiettivo, voler arrivare a far parte di quella staffetta.
La staffetta si fa in quattro ed i tempi di qualificazione sono un po’ più alti di quelli della gara individuale e credo che questo possa essere un grande stimolo per le più giovani per cominciare il loro percorso in nazionale.»

Giusy Cisale

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