Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri potrebbero non bastare più, serve lo Stato per il futuro del nuoto italiano o si rischia il crack

Lo afferma Paolo Barelli in un’intervista realizzata a Il Giornale in cui lancia una frecciata al Ministro dello Sport Lotti

Noto ai più per gli attriti avuti negli ultimi anni con il presidente del Coni Giovanni Malagò, poi chiariti definitivamente dai fatti, ma in realtà Paolo Barelli è molto di più di un semplice Presidente di Federazione.
Innanzitutto è il Presidente della Federazione Italiana Nuoto più vincente di tutti i tempi, un trend che si è confermato scrivendo un’altra pagina di storia ai Mondiali di Budapest, dove gli Azzurri hanno costruito e conquistato 16 medaglie diventando leader in tutte le discipline acquatiche.

Poi è un ex nuotatore e non da poco avendo vinto la prima medaglia maschile nella storia dei mondiali, un successo incredibile all’epoca, conquistando il bronzo ai Mondiali di Cali 1975, dominato dalla Germania dell’Ovest, con la 4×100 stile libero insieme a Roberto Pangaro, Marcello Guarducci e Claudio Zei. Ma non solo, vanta venti titoli italiani messi al collo nei 15 anni di carriera, conditi da 23 primati.

Ma perché il nuoto anche dopo le competizioni in vasca? Di impegni nella sua vita ne avrebbe avuti tanti e non poco importanti, come quello ricoperto per diversi anni in Politica, o quelli come responsabile comunicazione e marketing di un’azienda di articoli sportivi prima e consulente in una società di cacciatori di teste poi, fino ad essere a tutt’oggi imprenditore nel ramo immobiliare di famiglia, ma per la smisurata passione che nutre verso l’acqua clorata, ha voluto dedicarsi anche al nuoto.

Paolo Barelli ha affrontato un argomento scottante e importante in un’intervista realizzata da Il Giornale, parlando del futuro del nuoto e su quali basi si può contare. Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri potrebbero non essere abbastanza a garantire un futuro al nuoto italiano senza un concreto aiuto che si invoca ormai da anni da parte dello Stato.

Il nuoto è cresciuto tanto in popolarità negli ultimi 17 anni sicuramente grazie alle vittorie olimpiche dei vari Rosolino, Fioravanti, Rummolo e poi Pellegrini, Paltrinieri, Cagnotto e Pallanuoto, senza dimenticare però le numerose medaglie vinte anche da tanti altri atleti a Mondiali ed Europei. Questo ha prodotto nuovi appassionati al seguito e nuovi iscritti alle discipline acquatiche, giovani e non (vedi i Master) che hanno garantito una nuova linfa economica a sostegno delle tante attività svolte dalla Federnuoto. Ma fino a che punto, si chiede Barelli, questo può rappresentare la vita e il futuro di una Federazione?

In altri Paesi lo sport è visto come mezzo per creare cittadini più forti e utili al Paese ed è sicuramente anche per questo che viene fornito a tutti gli sport il sostegno economico dato per meritocrazia di vittorie sul campo di cui ha bisogno per mantenersi vivo e vincente nel tempo.
Gli altri Stati hanno piani decennali di sviluppo per lo sport, obbligano i Comuni l’obbligo a garantire impianti ai cittadini e garantiscono un sostegno economico importante alle varie discipline sportive, come ad esempio gli USA che ogni anno destinano borse di studio agli atleti per un valore tra i 40mila e gli 80mila dollari, o la vicina Francia che vanta moltissime realtà sportive scolastiche e universitarie tra le 174mila affiliate, tutte fornite di buone strutture e questi sono soltanto due dei Paesi con i quali l’Italia deve ci confrontarsi in ambito internazionale, ad armi impari.

In Italia arriviamo a 70mila società organizzate degnamente, mentre tutte le altre sono società solo sulla carta, senza veri impianti a disposizione, per di più con i Comuni italiani che non riescono a mantenere gli impianti cedendoli in gestione a privati.
Lo sport da sostenere non deve essere quello praticato da tutti, non quello agonistico, ma quello che può arrivare al vertice e fornire conseguenze utili a tutti.

L’Italia ha bisogno di ascoltare l’Inno nazionale ai Mondiali e alle Olimpiadi perché questo vuol dire ispirazione per i giovani, modelli da prendere in esempio, forza da cui trarre energie anche semplicemente per affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana. Ha bisogno di vedere il tricolore sventolare in eventi sportivi importanti anche perché ciò significa alzare l’economia di un intero Paese. E allora perché non intervenire?

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È vero ciò che dice Barelli nell’intervista fatta al Giornale, l’identità di un Paese si manifesta attraverso l’inno e la bandiera e ascoltarlo e vederla fa crescere nei giovani l’orgoglio dell’appartenenza. Non è una cosa da sottovalutare.

Il Coni e le Federazioni non possono più sostenere da sole gli sport, serve un serio intervento dello Stato, in assenza del quale il nuoto è destinato ad affrontare una crisi come quella che sta vivendo il calcio con la nazionale fuori dai Mondiali in Russia, impoverendo Federazioni di sport definiti “minori” come il nuoto, al punto da non dargli più la possibilità di sostenere nuovi campioni, abbandonando sogni di gloria, nuove Pellegrini, nuovi Paltrinieri, inni e orgoglio.

Il ministro allo Sport Luca Lotti sa bene che esiste questo problema che non è da sottovalutare, perché è sotto gli occhi di tutti e non di recente datazione bensì vecchio. Serve solo intervenire.

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine