L’infortunio che la tiene ferma da sette mesi persiste in una stagione mai iniziata per la velocista romana, “Non posso nuotare e faccio fatica perfino a camminare”
Sette mesi ai box, un duro calvario ancora in atto e una stagione mai cominciata per Silvia Di Pietro che abbiamo sentito a 215 giorni dalla sua ultima gara e dopo tutte le sofferenze inflitte finora da quel maledetto infortunio al tendine rotuleo, ovvero quel fascio di fibre muscolari che collega la rotula con la parte superiore della tibia.
Ma facciamo qualche passo indietro, fino a quel favoloso Mondiale in vasca corta di Windsor 2016 che proiettò la 24enne romana del Circolo Canottieri Aniene e CS Carabinieri tra i big Azzurri di sempre dopo le vittorie di tre argenti e un bronzo ed il record italiano dei 50 stile libero, realizzato prima con il crono di 23″92 nella 4×50 stile libero che lancia al bronzo mondiale, diventando la prima donna italiana ad abbattere il muro dei 24 secondi sulla distanza, e poi poco dopo nella finale individuale nuotando in 23”90 vincendo la sua prima medaglia individuale ad un mondiale.
Era l’affermazione dell’atleta in campo internazionale e doveva essere l’antipasto del Mondiale in vasca lunga di Budapest che si sarebbe svolto sette mesi dopo, evento nel quale si attendeva l’esplosione definitiva dell’atleta allenata da Mirko Nozzolillo.
E invece arriva quel freno, il secondo dopo l’infortunio alla spalla del 2010, che condiziona la sua presenza a Budapest e che nonostante tutto, vede la velocista mancare le semifinali dei 100 stile libero per soli tre decimi, chiudere i 50 farfalla a 33 centesimi dalla finale e i 50 stile a soli tre centesimi dalla finale.
Dopo il Mondiale si fermata perché il problema che le aveva condizionato la competizione era grave, rinunciando alla World Cup, ma l’incubo sembrava destinato a finire quattro mesi dopo, a seguito della terapia di ricostruzione tendinea, e invece no.
Niente stagione in vasca corta, culminata con gli Europei di Copenaghen, e purtroppo non vedremo la freccia romana nemmeno ai blocchi di partenza degli Assoluti primaverili.
La 4×100 rosa traballa senza il suo perno di appoggio principale, quella staffetta che vinse l’argento ai Campionati Europei in vasca lunga di Londra 2016 e sulla quale si costruiva il progetto per i successivi Mondiali di Budapest.
«Il recupero del ginocchio non procede purtroppo – racconta Silvia – Le terapie svolte fin a oggi non sono state sufficienti e dovrò sottopormi, a breve, ad un intervento chirurgico. Ciò significa molto altro tempo da dedicare sia al riposo fisiologico del ginocchio sia, successivamente, alla riabilitazione»
Cosa ha potuto causare la gravità di quest’infortunio che ti affligge dai Mondiali di Budapest?
«L’infortunio risale in realtà a più o meno due mesi prima del mondiale, con il dolore che si è manifestato progressivamente durante un ritiro con la nazionale. Avendomi diagnosticato una “semplice” borsiste, escludendo un vero e proprio pericolo nella prosecuzione dell’attività, ho continuato nella preparazione del Mondiale di Budapest, ovviamente nel rispetto del dolore e quindi modificando i carichi di lavoro e facendo molta fisioterapia. Durante il Mondiale ho gareggiato come ho potuto, sotto antidolorifici, ma la situazione purtroppo era già molto compromessa. Per questo genere di problema non si ricorre subito alla chirurgia, ma ci sono molte terapie d’avanguardia meno invasive, risolutive nella gran parte dei casi. Ho quindi percorso questa strada, sottoponendomi a tutte le possibili terapie con molta pazienza e positività. Dopo un primo miglioramento, che aveva fatto pensare a me e allo staff che mi segue di essere sulla strada giusta per poter concorrere a qualificarmi per i prossimi Europei di Glasgow, il peggioramento è stato progressivo»
Oggi sei in grado di poter prevedere il tuo pieno recupero?
«Ad oggi non sono in grado purtroppo, non solo di nuotare, ma neanche di camminare senza accusare dolore. Come si può ben immaginare, dovendo ricorrere ad un intervento, sarò costretta a rinunciare alla stagione. I tempi prospettati sono molto lunghi ma mi riservo, in questo momento, di non fare previsioni per il futuro»
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