Alia Atkinson racconta come si è affermata nel nuoto senza sostegni economici

Il giorno prima dei 100 rana ai Giochi di Londra ha dovuto comprarsi da sola il costume da gara e ancora oggi deve lottare contro discriminazioni raziali, ma il suo talento è più forte di tutto

Imparare a nuotare all’età di 4 anni e diventare un’olimpionica a soli 15 anni è già di se qualcosa di raro, ma lo è ancora di più se si parla di una giamaicana.
Nonostante le difficoltà date dal territorio di appartenenza, in cui certamente il nuoto non rappresenta una delle discipline sportive d’eccellenza, Alia Atkinson è riuscita ad imporsi nel panorama mondiale del nuoto, in cui, oltre ad aver preso parte a quattro edizioni dei Giochi Olimpici, vanta due titoli mondiali in vasca corta vinti entrambi nei 100 rana, eguagliando nel primo il Record del Mondo e diventando la prima donna di colore a vincere un titolo mondiale di nuoto, un Record Mondiale nei 50 rana e complessivamente nove medaglie ai Campionati Mondiali.

Alia Atkinson, 30 anni il prossimo 11 dicembre, è inoltre riuscita a eguagliare il miglior risultato storia della Giamaica nel nuoto a un’olimpiade in occasione del quarto posto ottenuto a Londra 2012 che potrebbe addirittura migliorare in prospettiva dei Giochi di Tokyo 2020.

“Partivo con l’ottavo crono di qualifica e l’obiettivo era migliorare l’ottavo posto – racconta Alia in un’intervista realizzata per la FINA – Quando mi sono resa conto di essere arrivata quarta, quasi non potevo crederci, ma poi mi sono subita posto la domanda di cosa potevo ancora ottenere nel mio futuro puntando a migliorarmi ancora”

E pensare che a quelle Olimpiadi, la Atkinson ci ha dovuto andare senza costume da gara per mancanza di fondi economici, acquistandone uno soltanto il giorno prima della gara!

“Ho gestito le spese principali con circa mille dollari ottenuti dalla International Swimming Hall of Fame, ma poi aspettavo altri finanziamenti da alcune aziende che promettevano sempre ma non davano mai  – racconta AliaSono dovuta partire per le Olimpiadi del 2012 senza un costume da gara, sulla promessa che mi sarebbe arrivato in tempo per la competizione, ma non arrivò e così mia madre ha dovuto cercare un negozio specializzato a Londra il giorno prima della mia gara. Ricordo che acquistò uno Speedo tutto nero”

Ma come ha fatto un atleta in queste condizioni a prendere parte poi ai successivi Mondiali e alle altre competizioni internazionali?

“Avevo risparmiato abbastanza soldi dal Gran Premio degli Stati Uniti per andare alla prima tappa della World Cup del 2013 a Eindhovenracconta AliaVinsi due finali e guadagnai abbastanza per pagare il cluster successivo che andai a fare con l’obiettivo di guadagnare altri soldi per pagare il mio prossimo biglietto di viaggio per le prossime competizioni. Questo è tutto ciò che volevo. Per fortuna ho fatto bene nei primi tre anni che mi hanno aiutato a pagarmi tutte le spese da sola”

Nonostante le vittorie e i record, ancora oggi la Giamaica non offre grandi possibilità a nuovi talenti di emergere, priva di un programma di sviluppo e incentivazione e priva di fondi economici, ma almeno dal punto di vista mediatico, la Atkinson ha fatto smuovere le acque, aumentando la frequenza e l’interesse verso il nuoto da parte dei propri connazionali.

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“La cosa più importante che si è raggiunta, credo sia l’educazione delle persone a imparare a nuotare come abilità di vitaafferma Alia A prescindere dai risultati, almeno sapranno nuotare”

Alia viaggia il mondo intero da quando aveva 15 anni, oggi è un atleta del team Speedo, ha raggiunto traguardi prestigiosi, ma nonostante tutto questo vive ancora problemi di mal trattamenti raziali, oltre a essere sottovalutata a causa del colore della pelle, del suo fisico e delle sue capacità, ritenuta talvolta da alcuni destinata a sport come l’atletica o il basket anziché il nuoto.

“Dicono che le persone di colore di solito non nuotano che lo stile libero e mai più di 100 metri a causa della loro struttura muscolare racconta AliaConsiderando che ho nuotato nei 50, 100 e 200 rana, ho dimostrato che non è così”

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine