La nazionale Azzurra rischia di non figurare alle prossime Olimpiadi a causa della discussa Legge sullo Sport non condivisa dal CIO
Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, si è visto recapitare una lettera da parte del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) in cui viene espressa la forte preoccupazione in merito ad alcuni punti riportati nella legge sulla riforma dell’ordinamento sportivo approvata recentemente in Parlamento.
Cosa prevede la “Legge sullo sport”
L’oggetto del contendere della legge sullo sport “deleghe al governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione”, per il CIO porterebbe ad intaccare seriamente l’autonomia del CONI, contestando in particolare sei punti della Legge che sarebbero non aderenti ai principi della Carta Olimpica.
Cosa contesta il CIO?
Il CIO sostiene che un organo come il CONI non possa essere soggetto a decisioni unilaterali da parte del Governo, con la sua governance che dovrebbe restare interna e le sue attività stabilite e decise nell’ambito del proprio statuto. Inoltre le attività del CONI dovrebbero essere determinate con essi, quindi in conformità con la Carta Olimpica e gli statuti delle rispettive Organizzazioni Sportive Internazionali alle quali sono affiliate. Il ruolo di un Comitato Olimpico Nazionale non è legato solo alle attività olimpiche ma anche e soprattutto alla missione di sviluppare, promuovere e proteggere il Movimento Olimpico nei rispettivi Paesi in conformità con la Carta Olimpica, promuovendo i principi fondamentali ed i valori dell’Olimpismo nei rispettivi Paesi e di incoraggiare lo sviluppo dello sport d’alta prestazione così come pure dello sport per tutti.
In ultimo il CIO ricorda che “l’autonomia dello sport è formalmente stabilita in una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottata a New York nel mese di ottobre 2014 e che lo sviluppo dello sport in un Paese richiede una positiva collaborazione tra le autorità di governo e le organizzazioni sportive nazionali (includendo i Comitati olimpici nazionali e le federazioni sportive nazionali) al fine di costruire le relazioni in termini fruttuosi ed azioni complementari con benefici per lo sport e gli atleti”. Cooperazione che deve stabilirsi con assoluto e reciproco rispetto riguardo l’autonomia del Comitato olimpico nazionale e delle federazioni sportive nazionali, e senza alcuna interferenza esterna nella governance e nelle attività di queste organizzazioni.
Cosa rischia l’Italia?
Questo si traduce, sempre nella lettera del CIO, in una pericolosa conseguenza che potrebbe portare la sospensione o il ritiro del riconoscimento del comitato olimpico all’Italia. Questo comporterebbe che l’Italia sarebbe fuori dallo sport, non potendo partecipare ai Giochi Olimpici di Tokyo del 2020 come squadra nazionale.

Possiamo ricordare come il CIO, indipendente da qualsiasi governo o federazione, non faccia sconti, riportando alla memoria l’esclusione dei numerosi russi dai Giochi di Rio a causa di presunti problemi di doping, nonostante in quell’occasione non si espresse nemmeno la WADA – clicca qui per sapernen di più. Questa legge sminuisce in pratica il potere del comitato olimpico italiano, riponendo pienamente le sorti delle federazioni sportive nelle mani del Governo, tramite un organo da esso formato, che assumerebbe pieni poteri sul CONI che si vedrebbe così negare l’attuale gestione delle federazioni. Un esempio è la decisione sui fondi da distribuire alle Federazioni sportive per ogni quadriennio.
Gli atleti Azzurri potrebbero eventualmente partecipare ai Giochi di Tokyo come “Indipendent Olympic Athletes“, quindi nelle vesti di atleti olimpici indipendenti, ma anche questa possibilità sarebbe tutta da verificare, proprio perchè verrebbero meno le condizioni per gli atleti di poter sostenere l’impegno sportivo sotto l’aspetto economico. Tale denominazione è già stata comunque storicamente utilizzata alle Olimpiadi da atleti che non fanno parte di alcuna delegazione nazionale a causa ad esempio di assenza del comitato olimpico nel proprio Paese o per problemi dovuti a guerre in atto o di transizione politica che rendono impossibile l’attività del comitato olimpico nazionale.
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