Dal manuale, al semiautomatico fino ad arrivare alle piastre di cronometraggio. Una storia ricca di errori clamorosi ed aneddoti interessanti
La storia del nuoto, prima dell’avvento delle piastre di cronometraggio, è ricca di arrivi serrati spesso erroneamente interpretati dai giudici di arrivo.
Il caso più clamoroso avvenne alle Olimpiadi di Roma del 1960 nella finale dei 100 stile libero. All’arrivo piombarono sul muro in 2, l’australiano John Devitt e l’americano Lance Larson, rispettivamente in corsia 3 e 4. I giudici di arrivo espressero pareri differenti: dei 3 giudici incaricati di designare il vincitore, 2 indicarono Devitt come primo classificato e 1 Larson; dei tre incaricati di designare il secondo, 2 indicarono Devitt e 1 Larson. Parità, i 6 giudici erano 3 contro 3.
I cronometri manuali diedero ragione a Larson: 55”0, 55”1, 55”1 furono i tre tempi cronometrati. Mentre Devitt fu cronometrato 55”2, 55”2, 55”2. Ignorando il regolamento vigente della FINA, che prevedeva di affidare il responso ai cronometri, il giudice capo H. Runstromer votò assegnando la vittoria a Devitt. Il suo voto si unì ai 2 che avevano identificato Devitt come primo classificato e fu decretata la vittoria dell’australiano. Il tempo fu arrotondato a 55”2 per entrambi.
Più tardi, in seguito al ricorso della federazione americana, le riprese al rallenty mostrarono che Larson toccò il muro sensibilmente prima di Devitt, e che i cronometri elettronici non ufficiali registrarono un vantaggio di circa 0,06 secondi di Larson su Devitt, ma queste prove non furono accettate.
Dopo 12 anni, il 30 agosto del 1972, nella finale dei 400 misti alle Olimpiadi di Monaco accadeva di nuovo; a 20 metri dall’arrivo l’americano Tim McKee era primo, ma subiva la poderosa rimonta dello svedese Gunnar Larson. Uno sprint finale disperato per i 2 nuotatori che toccavano il muro contemporaneamente. Il tabellone elettronico della Schwimmhalle mostrava per i 2 atleti lo stesso tempo, 4’31”98; accanto al nome dei 2 atleti c’era lo stesso numero “1”. I due nuotatori vissero i 3 minuti più lunghi della loro vita.
Si verificava la stessa condizione di Devitt e Larson, ma stavolta c’erano le piastre di rilevazione elettronica. La giuria si riunì per consultare i responsi elettronici e, dopo una lunga attesa, apparvero sul tabellone luminoso i tempi al millesimo di secondo: Larsson 4’31”981 e Mckee 4’31”983. Due millesimi di secondo separavano i due nuotatori, l’equivalente di 3 mm; un divario minimo non discriminabile dalla percezione visiva umana.
L’anno successivo la FINA varava nuove regole, proprio in considerazione di quanto accaduto a Monaco, stabilendo che il tempo rilevato al millesimo doveva essere unicamente registrato dal computer, ma non usato per discriminare il piazzamento o apparire sul tabellone luminoso. Nasceva quindi l’exaequo: ogni volta che due atleti registravano lo stesso tempo al centesimo di secondo veniva decretata parità.
Tuttavia, arrivare alla definizione del millesimo di secondo non è stato affatto breve; il primo cronografo nacque attorno al 1720 ad opera dell’inglese Graham; nei secoli successivi furono apportati numerosi miglioramenti, fino ai primi anni del 1900 quando nacque il primo cronografo al quinto di secondo.
La necessità di misurare con precisione le prestazioni degli atleti è sorta nell’atletica leggera nei primi del ‘900; il nuoto agli inizi del secolo si svolgeva in bacini naturali e la misurazione del tempo aveva poca rilevanza. A cavallo delle due guerre mondiali nascevano i primi cronografi al decimo di secondo, poi al centesimo di secondo, fino ad arrivare agli anni ’50 quando veniva introdotta in atletica leggera la cellula fotoelettrica, che permetteva di discriminare l’arrivo al fotofinish.
Il nuoto giungerà più tardi ad una sistema di rilevazione più affidabile con il cronometraggio semiautomatico presente a Melburne nel 1956 con il sistema SwimEightOMatica Timer; anche se a Roma fu utilizzato per l’ultima volta il cronomatraggio manuale. Le prime piastre di cronometraggio furono installate nel 1967 a Winnipeg, in Canada, durante i Giochi Panamericani e l’anno successivo vennero introdotte alle Olimpiadi di Città del Messico.
Da allora la tecnologia di rilevamento del cronometraggio si è affinata sempre di più con diverse innovazioni sino alle Olimpiadi di Londra dove è stata inaugurata una nuova generazione di prodotti della OMEGA per il cronometraggio, il Quantum Aquatic Timer, capace di ottenere una risoluzione al milionesimo di secondo.
Le informazioni presenti in questo articolo sono tratte dal libro “Con Tutto il Nuoto del Mondo” di Maurizio Mastrorilli.
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