Siamo un popolo abituato a confrontarci, al contatto con l’acqua che sa sempre come rigenerarci, all’essenza di cloro nel naso e a quell’ambiente così caro che chiamiamo casa e che mai avremmo immaginato di non poter vedere per così tanto tempo
Ad oggi sono trascorsi esattamente cinquanta giorni da quando il Premier Giuseppe Conte ha annunciato il lockdown valido per tutta l’Italia per contenere il forte e pericolo contagio da Coronavirus Covid-19 che alla data di oggi conta purtroppo per il nostro Paese 26.977 decessi e 199.414 casi e nel mondo oltre 198mila decessi e più di due milioni e ottocentomila casi.
Una pandemia che ha messo in ginocchio tutti, senza distinzioni, che ha modificato il nostro stile di vita, che ha influito sul nostro stato d’animo, che ha resettato l’economia mondiale e che avrà inevitabilmente degli effetti anche in futuro, una volta che tutto sarà finito.
Con l’avvio della Fase 2 annunciata domenica sera dal Governo e l’allentamento parziale delle misure di contenimento cambia sostanzialmente non molto, forse però abbastanza per permettere a molti di prendere una boccata d’aria dopo quella che è sembrata a tutti un’eternità di incertezze e pensieri e nutrire certamente speranze per un presto ritorno alla normalità.
Resta il fatto però che il tempo non ha più dimensione, si fa fatica a ricordare la data odierna, il trascorrere delle giornate è lento e per la maggior parte della popolazione non ci sono obiettivi da inseguire, di nessun genere. Tanto meno quelli sportivi, perché in quella sera del 9 marzo anche il nuoto ci è stato strappato via dalle braccia.
Siamo nuotatori, e a prescindere dalla classe di appartenenza, dalla categoria o dal livello competitivo, siamo tutti abituati a nuotare in maniera costante, a godere nel fare fatica in acqua, a ricercare giorno dopo giorno la miglior nuotata che possiamo praticare per migliorarci e ad allenarci per inseguire un obiettivo.
Siamo abituati a farci i nostri calendari e segnarci le nostre tappe stagionali, imponendoci allo stesso tempo dei piccoli traguardi da tagliare durante l’anno, prima di arrivare a quello che ci prefissiamo come traguardo finale al termine dello stesso.
Chi in tutti i giorni, chi a giorni alterni, siamo abituati a fare e disfare lo zaino, a sciacquare la nostra attrezzatura da allenamento, a mettere da parte tutto per far sì che si asciughi e possa essere riutilizzato il giorno dopo e l’altro ancora.
Siamo abituati a selezionare costumi, occhialini, cuffiette, soprattutto cuffiette e siamo abituati a confrontarci, con l’allenatore, con i compagni di allenamento e con gli avversari in gara. Il confronto è forse quello che ci manca di più in questo momento, insieme al contatto con l’acqua.
Quell’acqua che sa sempre come prenderci, sia quando siamo abbattuti e tristi, sia quando siamo felici e carichi;
quell’acqua che sa come cullarci in quelle giornate piene di stress e sa come rigenerarci e rimetterci a nuovo;
quell’acqua, quell’essenza di cloro nel naso, quei piacevoli colori proiettati dal riflesso della piscina e quell’ambiente così caro che chiamiamo casa e che mai avremmo immaginato di non poter vedere per così tanto tempo.
Dopo cinquanta giorni di astinenza dal nuoto, non sappiamo ancora purtroppo quando potremo riabbracciare quella che per alcuni è una passione, per altri uno stile di vita e per altri ancora la vita stessa e questo ci fa stare sicuramente ancora più male, ma dobbiamo resistere, come nelle gare più dure, come nei periodi più cupi, in cui i risultati stentano ad arrivare.
Lo dobbiamo fare per noi stessi e per il futuro che verrà, in quest’anno che non dimenticheremo mai.
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