Nuoto, il 4 Maggio di Filippo Megli e della svolta che non c’è stata

Costi di gestione troppo alti, tante società rischiano di sparire e diverse piscine di non riaprire più a causa del Covid-19, le preoccupazioni dell’Azzurro sul suo sito web

Oggi doveva essere il giorno del primo passo verso l’uscita dal tunnel, un passo verso la ripresa alla normalità per tantissimi atleti, ma l’ottimismo e la positività regalati dal Decreto del 26 aprile emanato dal Governo Conte, sono stati presto sbriciolati da una realtà troppo difficile in cui rendere concrete le decisioni governative. Oggi gli atleti degli sport individuali di interesse nazionale, professionisti e non, avrebbero potuto riprendere ad allenarsi, ma le piscine, gran parte di esse, sono rimaste con i battenti chiusi.

Perché? Perché i costi di gestione di una piscina sono inimmaginabili e pensare di poter aprire un impianto, tenerlo pulito, sorvegliare l’attività in vasca con assistenti bagnanti, illuminarlo, riscaldarlo e sanificarlo solo per consentire a pochissimi atleti agonisti di poter riprendere gli allenamenti, senza poter contare sulle entrate degli utenti, si è rivelata una grande utopia, alla quale soltanto i Centri Federali hanno potuto sfuggire.

“Non avrei mai immaginato una situazione del genere: guardavo da lontano il Coronavirus e la Cina come se non potesse mai succedere la stessa cosa a me, alla mia casa, alla mia Italiasi legge nella lettera aperta pubblicata dal fiorentino Filippo Megli sul suo sito webInsieme a me, tanti amici e tanti politici non se l’aspettavano e molto probabilmente tutto ciò, questa nostra indifferenza e superbia, ha fatto sì che questo NEMICO piccolissimo, tanto da sembrare debole ed indifeso, ci colpisse più forte in confronto a qualsiasi altra nazione. Non è colpa di nessuno, è colpa della nostra mentalità, del vivere alla giornata ed accorgersi dei problemi solo quando sono talmente difficili da risolvere che neanche il più bravo matematico al mondo potrebbe risolverli”

E in effetti questo Covid-19, piccolo al punto da far impallidire un Ant-Man qualunque, ha spiazzato tutti, lasciando dietro di se quasi 240mila decessi e oltre tre milioni di contagiati in tutto il globo, dati aggiornati a oggi.

“È un incubo che lascerà nelle nostre menti un segno indelebile e incolmabile soprattutto in chi lo ha vissuto da estremamente vicino – scrive il primatista italiano dei 200 stile libero del CS Carabinieri e Rari Nantes Florentia – Io sono solo un giovane che guardava al FUTURO con occhi innocenti, che non riuscivano ad immagine neanche lontanamente problemi di questo genere, e che invece ora li conosce, tutti li conoscono!”

La teoria quindi è che secondo il Decreto del 26 aprile, preceduto dalle Federazione Medico Sportiva Italiana e al quale sono seguite il protocollo della FIN e le Linee Guida del Governo, gli atleti di interesse nazionale avrebbero potuto riprendere gli allenamenti, ma la realtà è che molti di questi non hanno una piscina dove poter nuotare, escluso i pochi che si allenano presso i Centri Federali che in tutta Italia sono sei.

Filippo Megli, così come tutti gli atleti fiorentini, sono ad esempio tra quelli che non hanno una piscina disponibile e aperta per poter riprendere gli allenamenti. Una piscina olimpionica come Bellariva, sempre per restare in ambito toscano, ha un costo mensile di sanificazione impianto che si aggira tra gli 8 e i 10mila euro al mese e nonostante Firenze abbia uno dei gruppi più numerosi e forti d’Italia e vanti uno dei settori giovanili più interessanti del Paese, è rimasto chiuso e come Bellariva tantissime altre piscine in Italia che seppure importanti, non sono Centri Federali.

Questa crisi scatenata dal Covid-19 va a gravare soprattutto su quelle Società di nuoto che erano ridotte ai minimi termini e alle strette con le spese di gestione già prima del Coronavirus, un dato sul quale è bene riflettere in fretta affinchè il Governo metta in atto sostegni economici concreti e immediati.

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“Ora come ora tantissime piscine, da sempre in lotta con costi di gestione altissimi, potrebbero anche non riaprire più, facendo svanire il sogno di tantissimi ragazzi – si legge ancora nella lettera aperta di Megli – La situazione è diventata insopportabile sia per gli atleti che per il settore e la tensione è alle stelle. Non sta a me parlare o richiedere l’apertura della piscina, non sta a me lamentarmi della mia vita, non sta a me dire cosa è giusto o sbagliato, perché so benissimo ciò che mi circonda e la varietà di problemi molto più importanti del mio che esistono al mondo”

In questo momento i problemi gravi sono certamente altri, come sottolinea il buon Megli, ma è bene anche riflettere sul fatto che se non verrà fatto nulla di decisivo per proteggere il mondo che si era riusciti a creare con tanti sacrifici attraverso le società sportive, quella normalità tanto desiderata rischia di non ritornare mai più, almeno nei prossimi venti anni.

Clicca qui per la lettera aperta di Filippo Megli

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Lorenzo Giovannini

Dipendente di un’azienda farmaceutica di Prato. Ha un passato da agonista e dal 2010 partecipa al Settore Master. Reporter sul piano vasca.