Il primatista Italiano dei 200 stile si racconta dopo la malattia che lo ha costretto ad uno lungo stop tra incertezze, paure e un pass Olimpico da centrare, “Il vaccino va fatto, è necessario per poter raggiungere una tranquillità nazionale e credo sia la strada giusta per un’Olimpiade nel segno della sicurezza e serenità”
Uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia di Covid-19 è stato certamente quello sportivo: Atletica, Calcio, Motori e Nuoto sono state le principali discipline coinvolte, con eventi di ogni tipo e di ogni dove, dai Mondiali alle Olimpiadi, sospesi a causa dell’emergenza sanitaria. In un 2020 surreale il Covid-19 non ha fatto eccezioni e numerosi sono stati i nuotatori colpiti dal virus e costretti di conseguenza a riprogrammare il proprio futuro tra paure e incertezze legate alla malattia e allo stop forzato dal nuoto.
Tra questi anche il fiorentino Filippo Megli, atleta della nazionale tesserato per la Rari Nantes Florentia e dal 2017 parte del comparto sportivo dell’Arma dei Carabinieri. L’azzurro, quinto nei 200 stile e quarto con la staffetta 4×200 stile agli ultimi Campionati Mondiali di Gwangju 2019, dopo aver saltato a dicembre 2020 i Campionati Assoluti Invernali di Riccione causa Covid, è rientrato in acqua più determinato e combattivo che mai.
“Dal lockdown di marzo 2020 sono stato fermo per l’infortunio alla spalla fino a settembre, nuotando solo un mesetto – racconta Megli – Riuscivo a fare un po’ di gambe e palestra proprio per cercare quantomeno di tenermi in forma. Dopo questo periodo complicato siamo arrivati a novembre, dove mi stavo riprendendo bene e ritrovando una buona forma fisica, avevo in testa tanti obiettivi, pensieri positivi ed ero pronto a ricominciare a far le cose sul serio, ma l’aver contratto il Covid è stata una vera batosta che mi ha fermato di nuovo. Tutto è iniziato il 10 novembre per poi concludersi il 14 dicembre, quindi 33 giorni di positività, più le visite mediche di accertamento post Covid durate una decina di giorni che hanno portato lo stop dal nuoto praticamente a 45 giorni”
Come hai vissuto quel periodo da recluso in casa prigioniero del virus e quanto ti mancava la piscina?
“La quarantena è stata molto dura. Io sono una persona che ha bisogno dei suoi spazi e di una tranquillità personale, ma ho bisogno anche di condividere tanto con amici, familiari e conoscenti e ho bisogno come tutti di uscire di casa. All’inizio credevo di poter sopportare il tutto in una maniera abbastanza tranquilla dedicandomi ai miei hobby, studiando, imparando a suonare la chitarra e guardando le serie tv, ma è stata più dura del previsto. Ho accusato febbre alta, dolori forti alla schiena, tosse e altri sintomi dell’influenza. Inoltre su consiglio dei medici, in quanto malato Covid, mi è stato suggerito di non fare esercizi fisici, per cui sono stato completamente fermo per un mese e mezzo e potete capire bene come fossi giù di testa e di morale e non vedessi l’ora di uscire e tornare in vasca per riprendere la mia serenità e tranquillità”
Hai avuto paura che un lungo stop potesse compromettere la tua qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo?
“Sicuramente non posso negare che in questo periodo difficile abbia volto diversi pensieri alle Olimpiadi, un appuntamento che si prepara in quattro anni e io in questo 2020 tra infortunio e Covid sono stato fermo quasi sei mesi. Un po’ di domande me le sono fatte. Ora però l’importante è essere rientrato in vasca e aver ripreso gli allenamenti con tranquillità e provare a dare tutto per una possibile qualifica. Non voglio anticipare nulla o mettere le mani troppo avanti, godendomi i momenti della ripresa facendo si che tutto sia perfetto senza pressioni esterne, in modo tale da potermi concentrare al meglio sull’obiettivo”
Come sta andando la ripresa degli allenamenti? In acqua senti ancora degli strascichi legati al Covid?
“La ripresa degli allenamenti devo ammettere che è stata tosta. Ancora ad un mese di distanza ci sono un po’ di strascichi e di momenti un po’ difficili soprattutto nelle serie pesanti, però la motivazione c’è e la voglia di tornare pure, adesso c’è solo bisogno di tempo e di tranquillità. Il programma è quello corretto, stiamo proseguendo sulla strada giusta e tutto ciò di cui ho bisogno è fidarmi dei miei allenatori”
Una qualificazione Olimpica da centrare e una 4×200 stile che ha bisogno del tuo contributo. Con l’allenatore Paolo Palchetti avete pensato ad una preparazione specifica finalizzata a questi obiettivi per il 2021?
“La staffetta e la qualificazione Olimpica come può essere per qualsiasi altro atleta è un sogno che ho fin da piccolo e che voglio raggiungere. Come ho detto prima non voglio mettere le mani troppo avanti ma stiamo lavorando per quello; il programma è tosto perché devo racchiudere in pochi mesi il lavoro di quattro anni però so che è fattibile e questo mi trasmette molta fiducia. Adesso bisogna vedere se riesco a prepararmi a dovere per gli Assoluti di Marzo o eventualmente per una gara più avanti”
Il tuo compagno di allenamenti Matteo Restivo è stato il primo atleta azzurro vaccinato contro il covid-19 e quindi avendo vissuto la cosa da vicino, che idea ti sei fatto a riguardo? Ritieni possa essere una soluzione giusta quella di vaccinare tutti i partecipanti alle Olimpiadi per garantirne la sicurezza?
“Matteo ha avuto la fortuna grazie all’Università di Firenze di essere uno dei primi a vaccinarsi contro il Covid e ci ha raccontato i benefici che ha tratto da questo vaccino. Lui sta bene, è sano come un pesce, non ha avuto effetti collaterali di alcun tipo e non si è trasformato in un robot – risponde sorridendo Filippo – Al contrario adesso si sente molto più sicuro e trasmette una tranquillità a livello sanitario anche di tutti noi che ci alleniamo con lui, essendo il vaccino una protezione per se stesso e per gli altri. Il vaccino va fatto, è necessario per poter raggiungere una tranquillità nazionale e credo sia la strada giusta da intraprendere per un’Olimpiade nel segno della sicurezza e serenità per tutti noi atleti, ma anche allenatori, staff e per le istituzioni stesse”
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