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Lorenzo Zazzeri alla vigilia di Tokyo, “Olimpiadi un sogno che si avvera”

Non credevo di riuscire a condividere un’Olimpiade con Federica Pellegrini che ammiro da ragazzino, spero di ritrovarmi con i 16 atleti più veloci al mondo nella stessa stanza”

Un’attesa durata un lustro anziché un quadriennio come solitamente accade, tutta colpa della pandemia che ha allungato di un anno il percorso che porta a Tokyo.

Per molti atleti ha significato ulteriori sacrifici, ulteriore tensione, incertezza e maggiori speranze su quello che per qualsiasi atleta agonista rappresenta un sogno.

Ed è così che anche Lorenzo Zazzeri lo descrive, un sogno che si avvera.

Sin da piccolo sognavo di farmi il tatuaggio dei cinque cerchi olimpici e poterlo realizzare è una magia. L’Olimpiade è un marchio che ti resta a vita, un olimpionico lo è per sempre

Un percorso arduo e tortuoso per il fiorentino, colmo di ostacoli, curve e imprevisti che ha dovuto gestire di volta in volta fino all’ultimo incrocio.

All’inizio è stato difficile metabolizzare di essermi qualificato per le Olimpiadi – racconta l’atleta del Centro Sportivo Esercito e Rari Nantes Florentia allenato nella piscina Bellariva di Firenze da Paolo Palchetti – Le Olimpiadi sono un sogno per ogni atleta e poi gareggiare a questa manifestazione nella gara principe è il massimo. Forse me ne renderò conto più avanti, stando lì e vivendo l’esperienza in prima persona. Sicuramente so che il raggiungimento di questo obiettivo è il frutto di tanti anni di sacrifici e rinunce e spero anche sia un punto di partenza e non di arrivo. Sono una persona molto ambiziosa e generalmente raggiunto un obiettivo, me ne pongo subito un altro più grande”

Gestire emotivamente un’Olimpiade non è certo cosa facile, ma il toscano ed esordiente olimpionico non vede l’ora.

Tokyo sarà un’edizione unica, perché è stata la prima a essere rinviata e perché vivremo sicuramente un clima differente dal solito per l’impossibilità di vivere la cultura del Paese ospitante e stare a contatto con le persone, ma non mi spaventa l’idea di essere a un’Olimpiade, anzi non vedo l’ora. Insieme a Pippo e Matteo (Megli e Restivo, ndr) stiamo già pensando a dove farci il tatuaggio dei cinque cerchi, che tra l’altro sarà per me il primo tatuaggio in assoluto”

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foto di Emiliana Greco

Di solito un atleta che va alle Olimpiadi per la prima volta pensa a come sarà il Villaggio Olimpico, ma un artista come Zazzeri si è concentrato su altro.

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Sinceramente non ho pensato al Villaggio Olimpico più di tanto, ma mi sono concentrato sulla piscina: mi sono documentato sull’architetto che l’ha progettata e sulle scelte stilistiche adottate, frutto della mia passione per architettura e arte”

Idee chiare anche sulla competizione per l’atleta prossimo ai 27 anni, che non vede l’ora di confrontarsi con i migliori al mondo.

Non vedo l’ora di confrontarmi con i migliori: per la staffetta, avremo gli americani davanti a tutti, ma anche i russi e gli inglesi, che a Budapest ci hanno battuti, sono da tener d’occhio. Nei 50 stile invece ci sono tantissimi nuotatori leggendari con cui andrò a sfidarmi e sono davvero eccitato al pensiero di potermi confrontare con i più veloci al mondo. Vivrò questo confronto sereno, anzi sono contento di potermi confrontare con atleti come Dressel, Morozov, Manaudou e provare a migliorare i miei personali”

E anche quando gli chiediamo come immagina l’attesa in Camera di Chiamata insieme a campioni del calibro di quelli da lui nominati non ha esitazioni.

È una sensazione che ho già provato ai Mondiali di vasca corta 2018 e spero di riprovarla. Erano le semifinali e pensai “In questa stanza ci sono i 16 atleti più veloci al mondo e in mezzo a loro ci sono anche io”. Una situazione analoga mi darebbe eccitazione, anche se comunque sono un atleta che ama isolarsi prima della gara, per concentrarmi e visualizzare la gara immaginando partenza, uscita, bracciata, la sensazione che voglio provare e come voglio fare la gara, traendone energie positive. Mi immagino dunque così, galvanizzato ma allo stesso tempo concentrato”

Concentrato, pronto e anche consapevole della pagina di storia che vivrà a Tokyo grazie alla presenza di un atleta in particolare.

Le Olimpiadi sono sempre state un mio sogno e non immaginavo di arrivarci, ma ci speravo. Non credevo però di poter condividere un’Olimpiade con Federica Pellegrini, che quando vinse l’argento ad Atene, avevo 10 anni. Proprio in questi giorni ci pensavo e ne parlavo con i miei compagni di allenamento. È sicuramente una cosa bella e che mi rende felice perché lei è un’icona in tutto il mondo”

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La cosa più bella che ti è stata detta e che ti ha fatto emozionare quando ti sei qualificato per le Olimpiadi?

Sei un esempio di costanza, di passione e perseveranza. Queste parole mi hanno fatto ripercorrere la mia carriera e i momenti difficili. Non sono mai stato un predestinato come un Ceccon o un Miressi che fin da giovanissimi erano proiettati a un’Olimpiade. Io sono sempre stato bravo ma nulla di più, ero uno tra tanti e mi sono dovuto costruire piano piano, anche grazie ai miei allenatore Paolo Palchetti, Giuseppe Marrone e Giovanni Bosi che mi conoscono da quando avevo 10 anni. Proprio nei giorni scorsi ci pensavo insieme a Filippo Megli e Matteo Restivo: esserci qualificati per questa Olimpiade è un’emozione forte, consapevoli del percorso che ognuno di noi ha fatto”

E visto che li hai nominati, quanto conta per i risultati la forza di questo magico trio formato a Firenze?

Moltissimo, perché siamo molto amici e ci stimoliamo a vicenda. Con il covid abbiamo affrontato molte difficoltà, soprattutto Pippo che inoltre ha avuto un problema alla spalla che si portava dietro da tanto tempo. Aver fatto quello che ha fatto è un risultato di tutto rispetto e la determinazione che ha dimostrato è stata fonte di ispirazione per me e Matteo. Allo stesso tempo noi lo abbiamo sostenuto nei momenti difficili. Matteo ad esempio era demotivato dopo che le Olimpiadi erano state rimandate, ma la forza del gruppo ci ha fatto superare ogni difficoltà. E anche in gara, vedere uno di noi andare forte, ci dà serenità e maggiore consapevolezza del nostro stato di forma. Il valore del gruppo è una forza in più per ognuno di noi e ci ha permesso di realizzare una cosa storica perché di nuotatori fiorentini che sono andati alle Olimpiadi non ce ne sono tanti e arrivarci tutti e tre insieme è qualcosa di incredibile”

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Palchetti ha un ruolo nel trio oltre quello di allenatore?

Assolutamente si, è una guida, è il nostro condottiero nella pianificazione della stagione e non solo. Viviamo momenti con lui anche fuori dalla piscina e fa da collante. Non averlo a Tokyo insieme a noi sarà una perdita che sentiremo. Avere una persona che ti conosce bene e che sa come prenderti nei momenti clou di un evento del genere, è importante. Però siamo tutti e tre insieme e ci daremo man forte a vicenda come sempre”

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Tokyo potrà essere anche occasione per ispirarti a nuove opere artistiche?

Sicuramente si. Sarebbe stato meglio avere la possibilità di girare la città e conoscere meglio una cultura ben diversa dalla nostra, ma tutto questo non sarà possibile per la bolla che vivremo. Cercherò durante il viaggio e nel Villaggio Olimpico di rubare scorci di ispirazione. Sarà sicuramente un’esperienza che mi servirà e chissà che non arrivi poi un’opera ispirata al Giappone o all’esperienza olimpica”

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine