“Cosa devono fare sti ragazzi per ritagliarsi un quadratino su una pagina di un giornale?”
Non è bastato all’Italia battere ogni record possibile e vincere il maggior numero di medaglie mai vinto a un Mondiale di Nuoto in vasca corta per attirare l’attenzione dei media: giornali cartacei e telegiornali non hanno mai parlato della nazionale Azzurra impegnata ad Abu Dhabi.
Cinque titoli mondiali, 5 argenti e 6 bronzi che hanno messo l’Italia al terzo posto del medagliere e secondi solo agli Stati Uniti per numero di medaglie vinte, un record storico mai nemmeno avvicinato.
Nonostante tutto questo, dell’Italnuoto non si è mai parlato sulle prime pagine delle testate giornalistiche cartacee e tanto meno i TG hanno dato spazio all’impresa degli Azzurri.
Non è la prima volta che accade e non è soltanto il nuoto a subire questo trattamento, ma Luca Dotto non ci sta e attraverso i suoi social ha lamentato questa grave assenza di informazione cartacea:
I ragazzi hanno una carriola piena di medaglie, è la nazionale di nuoto più forte di sempre, hanno battuto qualsiasi tipo di record, ma le prime pagine dei giornali non ne hanno mai parlato durante tutto il Mondiale.
Le persone dicono che i giornali cartacei non li legge più nessuno. Cosa c’entra? Un servizio di informazione deve essere di qualità, parlando della nazionale italiana più forte di tutti i tempi.
Cosa devono fare sti ragazzi per ritagliarsi un quadratino su una pagina di un giornale?
Che poi è un discorso generale che non riguarda soltanto il nuoto.
Nel 2016 mi sono lamentato già del fatto che i giornali non parlassero delle tante medaglie che gli Azzurri stavano vincendo alle Paralimpiadi di Rio.
Il problema è che sono uno dei pochi che continua a denunciare questo obbrobrio da parte dell’informazione italiana.
Le notizie girano in qualsiasi maniera sul web e i ragazzi sono riconosciuti maggiormente per i loro risultati grazie a questo, ma è per principio che deve cambiare la qualità dell’informazione.
Capisco che il calcio faccia vendere e che il lettore medio cerca il calcio, ma cerchiamo di costruire una cultura sportiva che sia più ampia. È così difficile?”
È così che si è espresso l’atleta, argento mondiale nei 50 stile a Shangai 2011 e campione europeo dei 100 a Londra 2016, che non le ha mandate a dire.
Basterà per dare una sveglia ai canali di informazione assenti?
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