Un’ottima capacità di gestione dell’ossigeno durante una gara aiuta a migliorare le prestazioni
Qualche tempo fa una notizia del tutto nuova ha scatenato i nuotatori e gli apneisti di tutto il mondo: il campione serbo di nuoto, Milorad Čavić, si allenò nell’ambito di un programma volto ad inserire, specificatamente per gli sprinter, esercitazioni in ipercapnia ed ipossia dell’apnea, nella preparazione tradizionale del nuoto.
La respirazione, sia nello stile libero che nella farfalla, è un’azione che comporta un “disturbo” all’assetto del corpo in acqua che deve essere corretto da un altro gesto tecnico al fine di non perdere l’equilibrio e nelle alte velocità, quello che può sembrare un piccolo dettaglio, è un fattore di fondamentale importanza.
Anche se può sembrare un controsenso, essere in grado di sostenere l’apnea significa saper respirare meglio, avere il diaframma rilassato, sfruttare meglio la residua capacità polmonare ed avere il pieno controllo di se stessi senza rischiare di andare in ansia da mancanza di ossigeno, soprattutto quando aumenta l’acido lattico.
Negli ultimi anni il nuoto ha fatto un grande passo in avanti verso il futuro per quanto riguarda gli allenamenti specifici e questo progresso, fatalità o condizione, è iniziato in maniera decisiva solo una volta che sono stati banditi i super costumoni tecnologici gommati nel 2010, creando inizialmente una profonda crisi di identità in termini di risultati che avevano portato a 43 record del mondo realizzati ai Mondiali di Roma 2009.
Nell’approfondimento degli allenamenti è subentrata anche l’apnea, argomento del quale abbiamo discusso con lo specialista Gianluca Genoni che ha praticato nuoto a livello agonistico fino all’età di 20 anni, prima di dedicarsi esclusivamente all’immersione in apnea, arrivando ad essere responsabile della sezione apnea per la didattica subacquea Professional Scuba Schools (PSS) dal 1995 dopo aver segnato diversi primati, tra i quali quello nel 2002 diventando il primo uomo al mondo ad immergersi in apnea a 3000 metri di altitudine sotto un metro di ghiaccio per oltre 60 metri!
Quanto può valere per un velocista una preparazione studiata con l’innesto dell’apnea?
“Secondo me può valere tanto, nel senso che riuscire a nuotare per tutti i 50 metri senza far muovere la testa per respirare, è sicuramente un vantaggio. Bisogna vedere quanto vale in termini di sforzo trattenere il respiro per tutti i 50 metri. Gli sprinter però impiegano talmente poco per questo tipo di gara che credo si possa fare tranquillamente”
Ma l’ossigeno non è il carburante per i muscoli? Anche se si riesce ad andare in apnea per 50 metri di velocità, i muscoli non ne risentono perdendo forza gradualmente?
“Sicuramente si. Bisogna vedere però se in meno di 22-23” il muscolo perde già ossigenazione. Io credo che con una buona preparazione ed una buona ventilazione prima della gara, si possa fare la competizione in apnea senza rischiare di perdere ossigenazione nei muscoli”
Quindi l’allenamento finalizzato ad aumentare la scorta di ossigeno nei polmoni in stato di apnea, può condizionare in meglio la preparazione atletica del nuoto?
“Ragionando sempre su probabilità, visto che siamo appena all’inizio di questa nuova era se così vogliamo definirla, secondo me si. Si può preparare una gara da 50 metri in apnea sperando di ottenere buoni risultati”
La tecnica dell’apnea può essere adoperata da tutti gli atleti o è rivolta solo a determinati casi, considerando capacità polmonari e costituzione fisica?
“La capacità polmonare è molto in rapporto con la struttura della persona. Più un atleta è grosso, più ha massa muscolare e più ha una buona capacità polmonare. Io credo che, come detto prima, su una distanza da 50 metri, affinata la tecnica e fatta una studiata preparazione finalizzata all’apnea, credo che questo tipo di preparazione si possa applicare, cosa che mi piacerebbe molto seguire con atleti di livello”
Credi possa essere utile inserire preparazioni di apnea in occasione di collegiali di nuoto o addirittura negli allenamenti specifici durante la stagione?
“Credo che inserire l’apnea nel corso della preparazione di un atleta di nuoto, possa essere una cosa positiva. Imparare le tecniche di apnea significa anche saper respirare bene e quindi ti dirò che secondo me la cosa può dare importanti vantaggi non solo ai velocisti ma anche agli specialisti che gareggiano nelle altre distanze, compresi gli 800 o 1500 stile libero. Saper respirare per gestire meglio lo sforzo può essere determinante in qualsiasi tipologia di gara. È un po’ come nel ciclismo o nella corsa, sport nei quali saper gestire la respirazione quando si va in affanno è fondamentale”
Credi che la preparazione del nuoto con innesti di apnea possa giovare di più in determinate fasce di età o la cosa è indifferente?
“Credo che sia un qualcosa in più da inserire per atleti di una certa età che sono comunque ad alti livelli. Sarebbe in ogni caso interessante inserire parti di preparazione di apnea anche per i più giovani, iniziando un nuovo percorso di preparazione per il mondo del nuoto”
Ora immergiamoci un po’ nel mondo dell’Apnea. Sono sempre di più gli appassionati che praticano questo sport. Quanto è cresciuto questo settore e quanto questa crescita è avvenuta grazie a campioni come te?
“Credo che pur restando uno sport di nicchia, sia un settore cresciuto tantissimo. Quando ho iniziato io nel 1996, fare un Record era una cosa molto particolare in quanto fare apnea era una cosa per pochi visto che per imparare questa disciplina dovevi trovare i posti giusti e gli spazi adeguati. Oggi invece ci sono tanti centri dove si pratica l’apnea e questo sicuramente anche grazie al fatto che ci sono stati tanti campioni italiani, da Maiorca fino a me, che hanno un po’ trainato questa disciplina, dandole un certo vantaggio nell’espandersi. In Italia l’apnea è molto diffusa ed anche come livello medio siamo messi bene. Questo anche perché essendo l’Italia un paese bagnato dal mare un po’ ovunque, è più facile fare delle uscite in acque libere e fare delle prove specifiche”
I record sono fatti per essere battuti ma ci sarà prima o poi un limite che l’essere umano non potrà superare parlando di Apnea?
“Parlando di apnea in profondità, credo che si possa fare sempre di più. Il problema è capire come lo fai. Ci sono molti aspetti da valutare, dalla sicurezza, ai subacquei in assistenza, fino alle tecniche di immersione. Quindi tutti i record sono fatti per essere prima o poi battuti, con una grossa differenza però. Nel nuoto ad esempio, se sbagli un record, lo manchi per pochi centesimi o decimi di secondo. Nell’apnea invece, se sbagli un record, i problemi possono essere ben diversi, anche più gravi insomma”
Cosa si prova quando si scende a 160 metri di profondità nel mare?
“Poiché a quelle profondità non vedi assolutamente niente, è un esercizio molto in prospettiva, nel quale stai attento ad ascoltare i segnali del tuo corpo, a controllare se tutto va bene, a compensare bene per non avere problemi alle orecchie e poi nel mio caso resti affascinato da queste sensazioni che provi. I colori che svaniscono, il blu sempre più intenso che ti avvolge, il silenzio sempre più assoluto che ti stai intorno, sono emozioni che non ho mai provato in nessun altro sport”
Concludiamo con una previsione futuristica: immaginando nuoto ed apnea fuse per la preparazione, un giorno sarà possibile vedere una gara di nuoto senza respirazione?
“Forse i 50 metri si, credo siano fattibili. Altre distanze ritengo sia impossibile. Mi piacerebbe sicuramente seguire un progetto speciale, nel quale allenare un gruppo di atleti che con i giusti allenamenti ed insegnamenti, potrebbero sicuramente trarre vantaggi dalla preparazione con innesti di apnea”
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