La velocista Azzurra si racconta in un’intervista inusuale.
Vi sono sport in cui le differenze tra uomini e donne sono molto definite, comportando spesso anche una differenza di allenamento e, per i livelli professionistici, di premi in denaro e retribuzioni varie. Anche gli sponsor in alcuni sport, si affidano a testimonial di un sesso piuttosto che un altro, cantando l’attrattiva che questi ha nei confronti del pubblico.
Nel nuoto invece, si assiste ad una equiparazione quasi assoluta. Le uniche differenze tra uomini e donne sono collegate direttamente alla capacità fisica che è data dalla genetica, mentre, anche per le competizioni internazionali, si assiste alla equiparazione dei premi al di là del sesso di appartenenza, cosa questa ancora lontana in altri tipi di sport. L’interesse degli sponsor negli ultimi anni è ugualmente distribuito su atleti uomini e donne, ricevendo feedback positivi al di là del sesso dello sportivo prescelto. L’eguaglianza però, per essere davvero realizzata, deve essere sostanziale e non meramente formale. Insomma, dobbiamo essere tutti uguali di fronte al giudizio esterno e nei metodi di valutazione, ma, dal punto di vista soggettivo, viva la differenza e la diversità tra uomini e donne!
Da donna non posso non notare che per fortuna, la maggior parte delle nuotatrici tiene particolarmente ad esprimere la propria personalità dentro e fuori la vasca, con risultati che possono solo essere di esempio per tutte quelle giovanissime che si chiedono come conservare la propria femminilità e come affrontare gli ostacoli del percorso agonistico, soprattutto in alcune fasi della vita, già particolarmente delicate. A volte si guardano le atlete sul podio e ci si chiede come siano al di fuori, nella vita normale ed è per questo che, con coraggio ed un po’ di sfrontatezza propria della sottoscritta, ho chiesto a Silvia Di Pietro quello che tutti volete sapere, ma che nessuno osa chiedere.
La ventitreenne romana, primatista nei 50 e 100 farfalla, dopo aver affrontato le fatiche dei Campionati Italiani Assoluti Primaverili dove ha conquistato il titolo nei 50 stile, si è confessata in un’intervista in cui è emerso un carattere forte e guerriero, ma con splendidi riflessi che esprimono femminilità e dolcezza.
Iniziamo subito con un tema “scomodo”. Rispetto ad altri sport, il nuoto appare quello ove più si assiste all’equiparazione quasi totale dei due sessi, sei d’accordo?
«Nel nuoto credo si possa parlare di eguaglianza, anche se, parlando con alcuni miei colleghi, ho scoperto che le gare delle donne vengono ancora un po’ snobbate perché ritenute non emozionanti come quelle degli uomini. Ovviamente non sono d’accordo e spero che questi retaggi facciano sempre meno parte del mondo dello sport in generale.»
Hai iniziato la tua carriera da giovanissima. Come hai vissuto gli anni dell’adolescenza?
«Ho gareggiato i primi Assoluti a 13 anni, quindi ho fatto un percorso totalmente diverso rispetto ai miei coetanei. Gli allenamenti dovevano andare di pari passo con il percorso scolastico e nonostante ciò, ho stretto legami molto forti con i miei compagni di allenamento e questo mi ha fatto vivere un’ adolescenza normalissima, fatta come per tutti, di uscite e di serate in discoteca, insomma, non mi è mancato nulla.»
Com’è Silvia fuori da una piscina?
«Sono una persona molto sportiva, abituata per il ritmo degli allenamenti a far uso di abbigliamento sportivo. Non ti nego però che ho una vera “fissa” per vestiti e scarpe e che quindi, quando l’occasione lo richiede, sono ben felice di mettermi un po’ “in tiro”.»
Hai altre passioni oltre al nuoto?
«Le passioni che coltivo oltre il nuoto sono semplici. Amo la lettura, in particolar modo i gialli. Un’altra cosa che sembra banale, ma mi piace molto, è andare al cinema. Da sempre il connubio cinema/pop corn mi fa impazzire.»
Ci sono momenti in cui proprio non ti va di allenarti? Se si, in quei momenti dove trovi la motivazione?
«Si che ci sono dei momenti in cui non mi va proprio di allenarmi! Nonostante questo però non ho mai saltato un allenamento perché non avevo voglia, anzi, la fatica non mi spaventa, anche se non nego che a volte ho nascosto le lacrime dietro gli occhialini. Ho cercato di trovare la motivazione anche in quei momenti, nel mio amore per questo sport e considerando comunque che “il gioco vale la candela”, che il nuoto ti restituisce ciò che tu gli dai. Non ho mai, neanche per un giorno, pensato di mollare o di lasciar perdere.»
Per mantenere il tuo corpo così in forma ti sottoponi a particolari trattamenti estetici? In generale il tuo corpo “scolpito”, ti piace?
«Non mi sottopongo a specifici trattamenti estetici, anche se mi prendo molta cura del mio corpo con l’utilizzo di creme specifiche per idratare la pelle sottoposta al cloro tutti i giorni. Tratto i capelli con oli idratanti e ci tengo a tenere le mani in ordine, con manicure periodiche e la ricopertura in gel sulle unghie. Non mi definisco vanitosa, ma una persona che si prende cura del suo corpo in generale. Come tutte noi donne, sono anche molto critica con me stessa. Guardo i miei difetti come le cosce che vedo grosse o i muscoli delle spalle che sono evidenti ed a volte proprio non mi piacciono, ma sono anche consapevole che in questo momento della mia vita, i muscoli che ora non mi piacciono, mi servono, eccome! Nel complesso mi piaccio così come sono e per modificare piccoli difetti ci sarà tempo.»
Hai qualche rito scaramantico particolare che segui prima di una gara?
«Prima di una gara compio sempre gli stessi movimenti: quando sono davanti al blocco ad esempio, mi inchino e mi spruzzo con la mano l’acqua per tre volte. Una cosa strana è che ogni volta che sento le parole “in bocca al lupo”, anche se sono rivolte ad un altro atleta, devo rispondere “crepi”, è più forte di me. A volte me le ripeto persino tra me e me, ma non lascio mai un “in bocca al lupo” senza il doveroso “crepi”. Altro portafortuna potrei identificarlo nella mia cuffia rosa che ormai fa parte di me da un paio di anni e che quando indosso, mi sento un pochino più a casa. Nelle gare internazionali non posso metterla a causa del protocollo molto rigido in tal senso, ma nelle competizioni nazionali la metto sotto quella della società o del Gruppo Sportivo. Anche da piccola avevo la mia cuffia portafortuna, è quindi un rito che mi porto dietro da sempre.»
Come vedi Silvia tra dieci anni?
«Tra dieci anni non ho proprio idea di dove potrei essere. Certamente desidero essere una mamma giovane, chissà se ci saranno i presupposti. Una volta abbandonata l’attività agonistica, sicuramente non vorrei diventare allenatrice, ma mi piacerebbe diventare istruttrice di nuoto, stare a contatto con i bambini. Per ora però è un pensiero sul quale non mi sono mai soffermata, proprio perché a me piace godermi quello che mi riserva la vita nel presente.»
Cosa saresti diventata se non avessi intrapreso il cammino del nuoto?
«Se non avessi fatto nuoto, probabilmente avrei praticato un altro sport, per dar sfogo alla mia indole agonistica. Da piccolina oltre al nuoto ho praticato anche danza, seppure se non si direbbe, ma poi il mio allenatore mi convinse a propendere per il nuoto. Non so quale altro sport avrei potuto amare, ricordo che mi piaceva molto giocare e non stavo mai ferma, il carattere sportivo l’ho sempre avuto. Un sogno che invece nacque negli anni del Liceo era quello di diventare architetto. Chissà cosa mi riserverà il futuro, anche se è tardi per intraprendere quel percorso, io dico “mai dire mai”.»
Una sportiva dunque concentrata sul presente, che fissa obiettivi e lavora sodo per raggiungerli. Concreta ma anche autoironica, mi dispiace che non si possano trasferire per iscritto i bei sorrisi pieni arrivati durante questa breve chiacchierata. Silvia Di Pietro è sicuramente un’atleta da tenere d’occhio e, per quanto mi riguarda, una giovane donna che può essere di esempio per tante.
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