Alcune delle personalità che si incontrano su una tribuna di una piscina alle gare dei bambini
Il materiale offerto dall’osservazione dei genitori che accompagnano i figli alle gare di nuoto è di tale portata che potrebbe riempire le pagine di un libro. Osservando le tribune di una piscina dal punto di vista, lasciatemelo dire, “privilegiato” di chi con il cloro ha una certa familiarità, si possono ammirare spettacoli degni di studi approfonditi sulla genitorialità e magari sorriderci pure sopra. Con questo spirito abbiamo provato ad identificare soltanto alcune delle numerose tipologie di genitori che invadono i gradoni delle piscine durante quelle che affettuosamente vengono definite “le gare dei nani”.
L’allenatore
È il genitore che crede di sapere tutto. Si siede di solito al centro della folta compagine familiare che ha trascinato con sé pur di dare spettacolo delle nozioni tecniche ascoltate per puro caso mentre accompagnava il marmocchio agli allenamenti e propinate tra una serie e l’altra. Polemizza su tutto e con tutti, urla frasi a caso tipo “la gambata!” o “sei sopra di un secondo!” non conoscendo neppure il vero significato delle stesse. A fine gara lo ritrovi al tavolino del bar a fare un’analisi del meeting e che appunta su un tovagliolo trovato sotto il caffè tutto quello che il giorno dopo dovrà rilevare all’allenatore (quello vero) e che secondo lui, proprio non andava! Di solito aspetta il figlio fuori dagli spogliatoi e prima che riesca a mettersi lo zaino in spalla, ha già pronto il suo “Ho notato un paio di cose su cui lavorare”
L’ex atleta
Era agonista da giovanissimo, prima che la birra, l’Università e la fidanzata dessero il colpo di grazia ad una carriera che si sarebbe chiusa con una medaglia olimpica. Questa è la storia che racconta ad ogni meeting di nuoto del figlio. Quando nuotava lui (nel paleolitico probabilmente) non c’erano i costumoni, non c’era l’allenamento a secco, forse non esistevano nemmeno i blocchi di partenza, eppure, i suoi tempi erano i migliori, si nuotava soltanto di forza e la nuova generazione a suo dire non raggiungerà mai quei livelli. Non conosce autocritica, ma non gliene va bene una. Ci uniamo al dolore del povero agonista che lotta con l’ego genitoriale tutti i giorni.
Il divertito
Non gli interessa né la singola gara, né il tempo. Non ha ancora ben capito perché il primo della batteria non prende subito una medaglia; confonde i fogli A4 dei risultati attaccati alle pareti con gli orari dei bus e tra la rana e il delfino sceglierebbe la seppia fritta con contorno di patatine. Sono i genitori che arrivano con le trombe bitonali che escono fuori dalla scatola tenuta nell’armadio soltanto in due occasioni: per una partita di calcio e per le gare del figliolo. Urlano, si agitano e non riescono a stare in silenzio nemmeno prima del tuffo, anzi quello è il momento migliore per urlare il nome del figlio, nel silenzio generale, salvo poi essere ripresi dai microfoni della piscina con occhiate diaboliche da parte degli altri genitori. È colui che aspetta il figlio alla fine delle gare con ricchi premi e cotillon e di solito la tappa immediatamente successiva è il più vicino fast food, perché si sa, il nuoto porta fame e solo guardare tutta quell’acqua ha provocato un certo languorino anche nello stomaco dell’affettuoso genitore.
Il cronista sportivo
Segue le gare dall’obiettivo di una telecamera e con l’esperienza e la professionalità che lo contraddistingue, mette alla cronaca tutte le fasi della competizione, specificando passaggi parziali e tempo finale, tirando infine le somme paragonando il risultato con i primati personali del figlio in questione.
Il fan
Non è semplicemente un genitore che accompagna il figlio alle gare di nuoto, ma un vero e proprio fan sfegatato che quando arriva il momento in cui è il figlio o la figlia a salire sui blocchi di partenza, si trasforma in una furia! A differenza del “Divertito” di cui sopra, sa bene che quando l’arbitro inizia a fischiare segnalando la preparazione degli atleti alla partenza, deve restare in silenzio, lui le regole le conosce. Quindi dà sfogo alle proprie corde vocali fino a poco prima dei fischi con incoraggiamenti di ogni genere, resta in silenzio solenne negli attimi della partenza e poi esplode nuovamente all’atto del tuffo. “Vai, vai, vai” urla ripetutamente senza mai fermarsi per il piacere dei genitori vicini e dei loro timpani, come se chi è in acqua potesse sentirlo. E da vero e proprio fan, non importa il risultato finale, perché all’arrivo scroscerà in ogni caso applausi infiniti, accompagnati da altre urla e sorrisi smaglianti!
Ti è piaciuto questo articolo? Allora metti un Mi Piace alla nostra Pagina Ufficiale su Facebook!
Swim4Life – All rights reserved