Nuoto, cosa si intende per cuore da atleta?

Curiosità su una terminologia spesso utilizzata nello sport

Con il termine cuore d’atleta si intendono tutte quelle modificazioni morfologiche e funzionali dell’apparato cardiovascolare, che si verificano progressivamente in seguito ad un allenamento condotto con regolarità e di intensità elevata. Oltre all’allenamento, altri fattori come l’età, l’ereditarietà e l’epoca di inizio dell’attività sportiva incidono in questi adattamenti cardiaci. Si tratta di modificazioni benigne, ben distinte da quelle patologiche legate ad alterazioni strutturali del cuore, causa di danni alla salute.

Nelle discipline di resistenza vi è la necessità di un elevato massimo consumo di ossigeno, direttamente proporzionale alla portata cardiaca (volume di sangue espulso per minuto dal cuore), che è a sua volta il risultato della frazione di eiezione (volume di sangie espulso ad ogni contrazione cardiaca) moltiplicato per la frequenza cardiaca.

Gli allenamenti di endurance determinano un rimodellamento cardiaco, tale da ingrandire la cavità cardiaca ed aumentare lo spessore delle pareti; in questo modo gli atleti possono espellere una maggiore quantità di sangue al minuto, grazie ad un ventricolo sinistro di dimensioni maggiori rispetto a quello di un sedentario; durante lo sforzo si può arrivare ad una portata cardiaca di 30 litri al minuto.

Da un punto di vista funzionale cardiaco il risultato dell’allenamento di endurance è la riduzione della frequenza cardiaca a riposo (bradicardia sinusale), con valori inferiori a 60 battiti per minuto.

Nelle discipline di potenza, invece, l’allenamento specifico sottopone il cuore ad un improvviso ed elevato incremento della pressione arteriosa (oltre due volte i valori normali); in questi atleti si assiste ad un rimodellamento cardiaco con un’ispessimento delle pareti ventricolari, senza aumento del volume della cavità ventricolare.

Studi ecocardiografici condotti su nuotatori e su fondisti di atletica leggera hanno evidenziato che gli adattamenti morfologici si realizzavano rispettivamente dopo un periodo di 10 settimane e 7 settimane. Sembra, inoltre che queste modificazioni morfologiche regredivano lentamente dopo la sospensione dell’allenamento.

Il rimodellamento in seguito a deallenamento è più evidente negli atleti che praticano attività sportiva da meno anni rispetto a quelli che la praticano da più anni.

Le informazioni presenti in questo articolo sono tratte dal libro “Con Tutto il Nuoto del Mondo” del Dott. Maurizio Mastrorilli.

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Ciro Porzio

Consulente informatico, matematico con la passione per le statistiche e apprendista nuotatore. Ricopre diversi ruoli di responsabilità in Swim4Life Magazine.