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Campionati Italiani strani, senza le cose belle oltre le gare

Sette cose che ci sono mancate in questi Assoluti e una riflessione: non dimenticare il presente, per apprezzare meglio il domani

Ho preferito aspettare almeno un paio di giorni di “digestione” prima di scrivere dell’altra facciata dei Campionati Italiani Assoluti di Nuoto.

E sono giunto alla conclusione che sia stato un Campionato strano, nessuno lo può negare.

Un Campionato contraddistinto da percorsi obbligati, dal distanziamento sociale, dalle asfissianti mascherine da portare fino ai blocchi di partenza e dall’impossibilità di tifare.

Per chi non è un atleta o un addetto ai lavori e guarda l’evento da casa, in TV, è difficile percepire la differenza tra questo e altri Campionati Italiani.

Ma chi vive l’evento in prima persona, ha sofferto la mancanza di tanti aspetti.

Tutti quegli aspetti che rappresentano lo sport, lo stare insieme, il condividere gli stessi sogni, le stesse emozioni, la stessa passione.

Niente libertà

È mancato il potersi sentire liberi di girare tra le tribune dello Stadio del Nuoto di Riccione per poter chiacchierare con i “colleghi” nuotatori che vedi poche volte durante l’anno e spesso solo in occasione di competizioni.

È mancato il poter uscire dall’hotel per raggiungere amici clorati che soggiornano in un altro hotel e insieme fare una passeggiata.

È mancato il poter fare shopping in giro per Riccione a gare terminate.

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È mancata la libertà.

Niente tifo

Il poter essere presenti nell’impianto romagnolo solo ed esclusivamente per tifare il proprio compagno di allenamenti, perché la tua gara l’hai già fatta o quel giorno sei libero da gare e vuoi dedicarti al tifo.

Il tifo è uno degli aspetti che è probabilmente mancato di più a questi primaverili.

Sia da parte del pubblico, sempre molto generoso di applausi e incitamento per gli atleti, sia da parte degli stessi atleti.

Quest’anno gli atleti hanno dovuto tifare i propri compagni di allenamento dall’hotel presso il quale soggiornavano a Riccione. Soltanto a dirlo sa di strano.

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Niente abbracci

Quel gesto così importante ed essenziale, così liberatorio al termine di una gara, si è dovuto evitare, a parte per quegli abbracci “rubati” in acqua prima ancora di uscire dalla vasca.

Niente scioglimento

Sembra assurdo ma ai Campionati primaverili di quest’anno non era consentito sciogliersi dopo la gara, intendo uno scioglimento serio.

Se avevi gareggiato al mattino, potevi nuotare soltanto nel riscaldamento del pomeriggio e solo se avevi una finale o eri una riserva in finale.

Se non avevi gare, non potevi nuotare! Utopia per un nuotatore che senza acqua si sente senza ossigeno, eppure era così.

Anche se dopo il tuo 400 misti in cui non eri arrivato in finale, il giorno dopo avevi un 800 stile o un 200 dorso, come da programma.

Niente allenamenti

Anche questa è abbastanza assurda come cosa ma gli Assoluti 2021 erano questi: nessuna possibilità di entrare in piscina e quindi niente allenamento per gli atleti nei giorni in cui non avevano gare!

Se ad esempio eri iscritto soltanto a una delle ultime gare nel programma dell’ultima giornata, non potevi nuotare per tutta la settimana!

Con le altre piscine chiuse e le difficoltà a spostarsi da una città all’altra, molti atleti hanno dovuto astenersi dal nuotare per qualche giorno, una cosa che potrebbe apparire irrilevante ma che in realtà non lo è.

Niente gruppi a cena

La cena è il momento di chiusura della giornata in cui gli atleti si uniscono in gruppo e allentano le proprie tensioni, scacciandole via tra una risata e un’altra ripercorrendo l’intensa giornata vissuta insieme.

Oggi tutto questo viene definito “assembramento” e non è più consentito, quindi tavoli piccoli, poche persone, cena veloce e ognuno in camera sua.

Singola, da soli!

Senza dimenticare la zona rossa rafforzata che vigeva a Riccione, che non consentiva di uscire dall’hotel per prendere un po’ d’aria in nessun caso.

Niente giornalisti in giro

I Campionati sono stati strani non solo per gli atleti ma anche per gli addetti ai lavori che hanno seguito l’evento.

In un Campionato normale, i giornalisti avevano accesso alle tribune atleti, potevano muoversi liberamente all’interno dell’impianto e fermarsi a chiacchierare tra loro.

Quest’anno invece i giornalisti erano relegati a un’area ben definita e poco permissiva.

Nessun contatto con gli atleti se non a distanza nell’area mista per le interviste dopo le gare.

E ovviamente gli atleti che si presentavano in area mista erano soltanto i protagonisti principali delle gare, quelli da podio e nemmeno tutti.

Quest’anno è stato quindi difficile e spesso impossibile confrontarsi con tutti gli altri atleti.

Un aspetto importante per un giornalista che ha voglia di raccontare non solo del primo crono mondiale dell’anno di turno, ma anche degli altri.

Un Campionato di riflessioni

È stato un Campionato molto strano quindi, in cui tutto quello che di bello c’è da vivere oltre le gare, non c’era.

In cui il vero significato dello sport, è stato sotterrato dai regolamenti anti Covid.

Regole che non ci stanno soltanto salvaguardando dal contagio, ma che ci stanno togliendo anche molto altro di buono.

Sarebbe opportuno ricordarsene quando sarà tutto finito, per apprezzare meglio anche quei momenti di libertà che spesso si danno per scontati.

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Paco Clienti

Responsabile Redazione Swim4Life Magazine