L’allenamento di un Master visto con gli occhi di una neofita!

Come lo vive chi nel nuoto è ancora poco esperto.

Da settembre a Giugno la vita di un atleta Master ruota intorno a quell’unico perno: l’allenamento. Talvolta poco importa il livello tecnico raggiunto o la volontà di eseguirne tutte le fasi, ma per chi è un nuotatore, di qualsiasi livello, quell’appuntamento quotidiano con l’acqua diventa per circa otto mesi all’anno la parte centrale della tua esistenza.
Nella struttura sportiva nella quale ti alleni ti trattano ormai come un figlioccio, ti lasciano il posto auto nel parcheggio vicino all’entrata cosicché tu non ti debba affaticare oltremodo dopo l’allenamento. Dalla barista che ti prepara il caffè proprio come piace a te, al “posto tuo” nello spogliatoio che tutti conoscono e nessuno osa occupare, tutto diviene un vero e proprio rito prima di entrare in acqua, la giusta introduzione a quella che sarà poi la tua distruzione fisica!

Un Master “tipico” non perde tempo. Via tutto in fretta e furia, costume, cuffia ed occhialini a posto e si parte col riscaldamento. Un Master “tipico”, appunto. Chi come me di “tipicità” della categoria ha ancora poco, cerca di sfruttare al meglio i minuti che la separano dall’immersione. È anche da dire che per quanto mi riguarda si intravedono però margini di miglioramento, la ragazza ha volontà, deve applicarsi di più e prima di entrare negli M50 probabilmente riuscirà anche a finire un allenamento completo.

Ormai il mio allenatore ha perso ogni speranza di vedermi in vasca all’ora “X”, ma nei primi minuti sono assente giustificata. Il costume va messo in un certo modo, con molta calma, cinque minuti per togliere bracciali, braccialetti, anelli, collane e orecchini. Poi entri nel piano vasca e non puoi esimerti dal salutare le dolci signore che stanno per iniziare la lezione di acqua fitness che poi si offendono se non chiedi del “pargolo” di trentacinque anni che ancora vive a casa e dell’ultimo ritrovato della scienza farmaceutica per alleviare l’artrite.

È all’urlo del mio cognome che rimbomba ovunque che di solito cedo e corro in vasca, non prima però di aver informato l’intera corsia che:

  1. sono reduce da una mattinata di lavoro stressante e quindi devono andarci piano
  2. prevedo che alla fine del riscaldamento verrò colpita da crampi atroci che partiranno dall’alluce ed arriveranno fino al quadricipite femorale (esiste il quadricipite femorale vero?)
  3. devo uscire dall’acqua dieci minuti prima perché devo accompagnare il cane della sorella della moglie di mio fratello dal zooiatra e non so nemmeno cosa sia uno “zooiatra
  4. ho fame.

Non sono scuse, si badi bene, ma il nuotatore è pur sempre un essere sociale e certi rapporti vanno comunque coltivati. Nel frattempo mi sono risparmiata almeno 500 metri. Un tipico allenamento master è completo, strutturato e intenso.
master-swimming-trainingÈ completo, perché comprende tutte le fasi di un allenamento ben fatto, ovvero riscaldamento, attivazione, parte centrale, defaticamento e in genere vengono nuotati tutti gli stili. Se riesco a risparmiarmi parte del riscaldamento, il momento dell’attivazione è quello nel quale vorrei aver conservato un filo di fiato, quanto meno per urlare pietà.

Nuotare tutti gli stili è ad oggi la parte più divertente, perché va bene la volontà, ma nemmeno mi sembra giusto uccidere ogni volta rane e delfini, che poi gli animalisti si arrabbiano.
È strutturato, cioè si avvale dell’utilizzo del cronometro per scandire le varie fasi degli allenamenti e ognuna di esse ha uno scopo ben preciso. Io ho confuso il cronometro per l’orologio da taschino del bisnonno defunto del mio allenatore per almeno sei mesi e ad oggi sono ancora convinta che sia stato “truccato” ad arte come un vespino 50 cc vintage, pur di certificare la mia “lentezza”.

Dicevo anche che è intenso. La durata e l’intensità degli allenamenti sono finalizzati al raggiungimento della massima prestazione ed il livello di massima intensità di solito combacia con il momento in cui io finisco supina sui separatori di corsia. La parte più soddisfacente rimane comunque quella di poter nuotare con atleti più forti che diventa, oltre che una presa di coscienza, un grande stimolo, da una parte per migliorare guardandoli esibirsi in prestazioni che per me sono fantascienza, dall’altra per sentirmi comunque coccolata, soprattutto da chi, a fine lezione, si offre sempre volontario per prendermi in braccio e tirarmi fuori dall’acqua.

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Giusy Cisale