La terapia di elezione deve essere la Fisioterapia.
Come ci hanno sempre insegnato fin da bambini, “praticare sport fa bene”. Tale affermazione è certamente vera, in quanto lo sport tonifica e mantiene giovani tutti gli organi più importanti come cuore, cervello, polmoni e l’apparato muscolo-scheletrico, oltre a migliorare l’aspetto emotivo del soggetto donando felicità grazie alle endorfine che vengono rilasciate al termine di ogni sessione di allenamento.
Tuttavia, tale condizione è chiaramente valida se rapportata ad una pratica non asfissiante del gesto sportivo, in quanto lo svolgere in maniera assidua e con carichi pesanti dei gesti ripetuti, può portare sicuramente a patologie dovute al sovraccarico delle strutture anatomiche che vengono ad essere “stressate” e spesso non hanno il tempo necessario per il recupero.
In particolare, nel nuoto, la struttura che maggiormente viene coinvolta in alcune patologie è certamente la spalla, determinando una patologia che nel gergo sportivo è detta “Spalla del Nuotatore”.
Cerchiamo di capire di cosa si tratta e chi colpisce
Tale patologia colpisce sia atleti giovani e molto allenati, sia persone che praticano lo sport acquatico in maniera dilettantistica, magari andando a richiedere all’articolazione uno sforzo improvviso, senza un adeguata preparazione di riscaldamento o un adeguato piano di rinforzo muscolare dei muscoli periarticolari.
Tra le cause di tale disturbo, troviamo aumenti dei carichi di lavoro, evoluzione della tecnica (magari con strumenti non propriamente adatti al soggetto), modificazioni delle tipologie di allenamento e non ultima, l’aumento delle competizioni, con tempi tra ogni singola gara molto stretti che spesso non permettono una corretta organizzazione e tempistica di preparazione, e un adeguato riposo.
La Spalla Del Nuotatore è una patologia che colpisce i muscoli della cuffia dei rotatori, ovvero l’insieme di muscoli che grazie ai loro tendini permettono i movimenti rotatori dell’omero sulla scapola e grazie al loro tono trofismo permettono un certo centramento della testa dell’omero sulla glena. Infatti senza entrare in una antipatica carrellata anatomica, possiamo affermare che la spalla è l’articolazione che fornisce il più alto grado di mobilità a fronte di una certa instabilità. Proprio l’instabilità è spesso la causa di molti malanni e qualunque gesto sportivo che coinvolge la spalla deve prevedere un giusto rinforzo di tutte le strutture muscolari, sia periarticolari, sia del “Core”, ovvero quelle strutture muscolari che grazie alla loro contrazione e stabilizzazione permettono un appoggio stabile da cui poi effettuare il gesto atletico di un articolazione di snodo come la spalla.
I muscoli che compongono la rotazione sono 3: sovraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo. Tali importanti muscoli sono provvisti di una serie di tendini, molto resistenti, ma che per natura hanno un decorso un pò tortuoso all’interno di strutture strette.
Sopratutto il muscolo sovraspinoso, passa all’interno di una piccola gola e si inserisce su una piccola tuberosità anteriore chiamata Trochite.
Nella nuotata (sopratutto nello stile libero), lo sportivo appoggia la mano nell’acqua per dare una spinta. Tale gesto determina una situazione anomala, in cui l’acqua crea una forza contraria a quella che lui stesso applica. Questa spinta determina una tensione alla testa dell’omero che tende ad anteriorizzarsi creando una serie di tensioni alla capsula articolare e alle strutture tendinee anteriori come il capo lungo del bicipite. Inoltre il dolore che provoca questa condizione tende a far risalire la testa omerale, determinando una riduzione dello scorrimento del tendine del sovraspinoso, con conseguente usura, infiammazione e comparsa del sintomo doloroso.
Generalmente sono davvero pochi gli atleti che rispettano il dolore inteso come campanello di allarme. Infatti molto spesso tale sintomatologia compare all’inizio dell’allenamento, ma via via che le strutture si scaldano, tende a ridursi fino a scomparire. Capita che il dolore ricompaia a freddo dopo l’allenamento.
L’errore più frequente che deve essere assolutamente evitato è certamente quello di sottovalutare questa condizione e altresì porre le basi per una Cronicizzazione dell’infiammazione con conseguente maggiore difficoltà nelle terapie per cercare di allontanare tale dolore.
Cura e trattamento
Il primo passo da fare quando si avverte dolore, è quello di interrompere l’attività, sportiva e cercare di comprendere se il dolore è legato magari ad un cattivo riscaldamento, oppure, se invece siamo di fronte ad un sovraccarico.
Il primo consiglio è certamente quello di rivolgersi ad un medico Specialista in ortopedia, che grazie ad una visita clinica corredata da una serie di test, è in grado di stabilire quale dei tendini o delle strutture anatomiche sono coinvolte nel dolore. Generalmente il medico si avvale di una serie di esami strumentali per verificare la sua diagnosi, come la Risonanza magnetica, l’RX e l’ecografia.
La terapia di elezione deve essere la Fisioterapia. Deve essere creato un piano terapeutico completo e strutturato in due fasi.
La prima fase è volta alla riduzione del dolore: va sospesa per alcuni giorni ogni attività sportiva e iniziate delle terapie, come la Tecarterapia, laser ad alta potenza, ultrasuoni e anche Onde d’urto. Tale trattamento va proseguito fino alla scomparsa del dolore. Può essere di aiuto il ghiaccio con sessioni di 10 minuti per più volte al giorno, o meglio al termine di un allenamento.
La seconda fase è volta al recupero della funzionalità della spalla, mediante uno studio approfondito della muscolatura dell’atleta, cercando di individuare quale muscolo é deficitario per ripristinare un equilibrio e permettere un giusto recupero, oltre la prevenzione delle recidive.
David Di Segni
Mdm Fisioterapia Roma
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