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Sport in tarda età: funzioni fisiologiche ed invecchiamento

Sport in tarda età: funzioni fisiologiche ed invecchiamento

Che cosa differenzia fondamentalmente un atleta anziano da un giovane adulto?
Innanzitutto nell’anziano si osserva una diminuzione della massa muscolare (sarcopenia). Inoltre è da considerare il rimodellamento dell’unità motoria che rappresenta un processo normale e continuo e che coinvolge la riparazione e la ricostruzione della giunzione neuromuscolare. Tale processo di rimodellamento diventa meno efficiente con l’avanzare dell’età: ciò conduce ad atrofia muscolare da denervazione. È per questo che gli anziani presentano nei muscoli locomotori una quantità di tessuto non contrattile che risulta il doppio di quella dei giovani.
Pertanto fra i 25 e gli 80 anni, la riduzione del 40-50% della massa muscolare dovuta all’atrofia delle fibre muscolari e alla perdita delle unità motorie, rappresenta la causa primaria di riduzione della forza correlata all’età, anche fra soggetti sani e fisicamente attivi.
La sarcopenia e la perdita di forza muscolare, riflettono gli effetti combinati, sia del deterioramento neuromotorio, sia della riduzione cronica del carico di lavoro muscolare. Pertanto, anche nell’anziano, un moderato allenamento alla forza fornisce una via particolarmente sicura per aumentare l’anabolismo proteico e rallentare la normale e inevitabile perdita di massa muscolare e forza che si ha con l’invecchiamento.

Alcuni studi hanno evidenziato che anche nei novantenni, il muscolo risponde all’allenamento vigoroso con rapidi miglioramenti. Tali miglioramenti possono migliorare o invertire la “sindrome da fragilità fisica”. Inoltre, l’allenamento costante è la via più efficace per ridurre i traumi ortopedici negli anziani di ambo i sessi. Anche per coloro che presentano osteoartriti del ginocchio, esercizi regolari di tipo aerobico o di forza, producono effetti benefici a livello della disabilità, del dolore e della prestazione fisica.

Funzione Polmonare
Soggetti allenati alla resistenza, mostrano capacità polmonari maggiori rispetto ai coetanei sedentari.  In atleti di età superiore ai 60 anni, i valori di capacità vitale, capacità polmonare totale, volume polmonare residuo, massima ventilazione volontaria, FEV 1.0 e FEV 1.0/FVC sono più elevati rispetto a sedentari di pari età e peso. Questi dati indicano quindi che anche il declino della funzione polmonare è ritardato dall’ esercizio regolare.

Funzione Cardiovascolare
Alcuni studi hanno dimostrato che il consumo massimale di O2 (VO2 max , un valore che esprime la capacità aerobica del soggetto), si riduce di 0,4-0,5 ml/kg ogni anno negli adulti di entrambi i sessi. I sedentari presentano una riduzione del VO2 max  con l’avanzare dell’età che è doppia rispetto ai soggetti che si allenano costantemente durante tutto l’arco della vita. In questi ultimi, la riduzione del VO2 max  era pari a circa 0,25 ml/kg/min all’anno.
È quindi chiaro che sebbene un esercizio aerobico regolare non può prevenire la fisiologica riduzione della capacità aerobica associata all’invecchiamento, negli anziani fisicamente attivi si verifica un aumento della capacità aerobica del 10-50% rispetto ai sedentari di pari età.
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Un ruolo sicuramente importante nel declino della VO2 max  in relazione all’età, lo riveste l’ereditarietà, così come il decremento della massa muscolare e l’aumento del grasso corporeo. Analizzando la capacità aerobica di uomini e donne, giovani ed anziani, allenati alla resistenza, si assiste ad una riduzione media di 0,5 l/min della VO2 max/ kg di massa muscolare degli arti inferiori negli atleti anziani, indipendentemente dal decremento della massa muscolare e dall’aumento del grasso corporeo connessi con l’età. Non è chiaro però in quale misura la ridotta capacità aerobica per kg di massa muscolare degli arti inferiori nei soggetti anziani, rifletta una ridotta estrazione di ossigeno dai muscoli attivi e/o un ridotto trasporto di ossigeno, dovuto ad una ridotta gittata cardiaca e/o un diminuito flusso sanguigno ai muscoli attivi. È certo però che il flusso di sangue agli arti inferiori è ridotto di circa 20-30% negli anziani allenati, rispetto alla controparte giovane.
Accanto a queste variazioni ne esistono altre a carico delle funzioni centrali e periferiche, comunque collegate con il trasporto di ossigeno e che influenzano il declino della capacità aerobica.
In primis la frequenza cardiaca: il declino della massima frequenza cardiaca è espressione della diminuita stimolazione β- adrenergica con l’avanzare dell’età.

La formula FCmax = 220 – età (anni) , esprime  il decremento della frequenza cardiaca massima ed è una stima approssimativa. Negli anziani sedentari però, la frequenza cardiaca massima potrebbe essere più alta di quella calcolata dalla formula precedente ed allora si ricorre a:

FC max= 208-0.7 x età (anni).  In questo caso perché l’età non esercita un effetto significativo sulla frequenza cardiaca a riposo.

In conseguenza della riduzione della massima frequenza cardiaca, si ha anche una riduzione della gittata cardiaca massima, tanto negli anziani allenati, quanto nei sedentari. Ciò accade nell’organismo di un anziano, al fine di preservare la riduzione del consumo di ossigeno e del flusso sanguigno, correlati all’età.
Infine l’allenamento aerobico regolare rallenta o previene la rigidità delle grandi arterie col progredire dell’età e rallenta il decremento della capacità di vasodilatazione degli arti associato all’invecchiamento.

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Cristiano D Errico

Laureato nel 1998 in Medicina e Chirurgia e specializzato nel 2002 in Anestesia e Rianimazione con lode presso l’Università degli Studi Napoli ” Federico II”. Dirigente medico 2003-2007 presso Ospedale “S. Giuseppe Moscati” di Aversa e dal 2007 presso A.O.R.N. “A. Cardarelli” di Napoli. Dal 2004 inoltre convenzionato con l’ A.U.P. ” Federico II” Napoli. Consulente tecnico presso il Tribunale di Napoli, Membro della Federazione Medico Sportiva Italiana.