Un futuro campione di nuoto paralimpico che sogna i Mondiali e poi Rio.
Di certo non è un veterano, ma Vincenzo Boni ha tutte le carte in regola ed il carattere per diventarlo presto! Ha la risposta sempre pronta, attenta e intelligente, è molto umile ed ha capito bene qual è la strada che deve percorrere per arrivare in alto. Se a tutto questo ci mettiamo che il ragazzo è molto carismatico, grintoso ed ha una gran voglia di fare ed ottenere risultati brillanti, allora possiamo affermare senza temere di sbagliarci che ci troviamo di fronte ad potenziale futuro campione di nuoto paralimpico.
Vincenzo Boni è un napoletano doc, nato alle falde del Vesuvio, vive nel cuore della città partenopea da sempre e tifa fortemente per il Napoli che segue anche allo stadio. Ha una vita sociale molto attiva tra Università, fidanzata, amici e passioni varie che fa coincidere con il nuoto che ama alla follia. Da pochissimi giorni ha compiuto 27 anni e da 21 è affetto dalla neuropatia di Charcot Marie Tooth riscontrata in conseguenza all’attacco di un virus che lo ha colpito durante una forte febbre all’età di 6 anni. I disturbi di questa neuropatia sono dovuti prevalentemente all’indebolimento dei muscoli che consegue alla degenerazione delle fibre nervose motorie. Ma la disabilità non è affatto un limite per questo atleta che in acqua diventa un vero e proprio leone.
Dopo l’esordio nel settore agonistico del nuoto paralimpico avvenuto un paio di anni fa, Boni sta vivendo un momento magico con i recenti risultati realizzati ai Campionati Italiani Assoluti invernali ed ai Campionati interregionali di Como che lo hanno proiettato nel giro della nazionale Azzurra.
Dopo una stagione positiva disputata nel 2014, come hai vissuto i primi due mesi di questo nuovo anno?
«In una prima fase ho affrontato allenamenti duri per preparare al meglio i Campionati Italiani Assoluti Invernali, mentre in un’altra avevo un’ansia dentro mai avuta prima dovuta ai Campionati stessi e alla classificazione internazionale che sapevo avrebbe potuto cambiato alcune cose, sia se mi fosse stata confermata la classe o, come è avvenuto, fossi stato declassato in conseguenza al grado della mia disabilità. Questa è la prima parte del nuovo anno e già in questi primi mesi ho vissuto qualcosa di nuovo. Il mio nome su articoli sportivi, complimenti da persone che neanche conoscevo, fino ad entrare nel mondo della nazionale! Un sogno che si avvera.»
Qual è stato lo stato d’animo con il quale hai vissuto la vigilia di quei Campionati e soprattutto della classificazione internazionale?
«Ansia, tensione e un pizzico di paura. Paura soprattutto di passare ad una classe superiore, in quel caso nulla sarebbe stato come prima. Sarebbe diventato tutto più difficile. Poi mi recai alla piscina Scandone di Napoli per essere sottoposto a classificazione Internazionale e lì c’era tutto lo staff tecnico della nazionale italiana che mi tranquillizzò e mi supportò sollevandomi dalle mie preoccupazioni. Per i campionati e per le gare in se non ero molto preoccupato. Fisicamente ero pronto, mentalmente ancora di più, ma l’ansia che non mi abbandona mai c’era sempre.»
Poi le gare e quel crono nei 50 dorso che ha fatto stropicciare le mani ai tecnici Azzurri. Cosa ti ha fatto pensare il fatto di aver realizzato il quarto crono mondiale?
«Io sono un soggetto ansioso prima di un esame, non ti dico prima di una gara. Quando vidi di essere sceso sotto il minuto sentivo una gioia dentro fortissima. Pensai “Grande, ho vinto l’oro!”. Poi il tecnico Federica Fornasiero (Referente della nazionale italiana per le classi S11 – S13, disabilità visiva – n.d.r.) disse che avevo anche fatto il Record Italiano ed il quarto crono della ranking mondiale. Non capii più nulla! Io che puntavo semplicemente al primo posto ai Campionati Italiani avevo fatto tutto questo? Fu un emozione grande!»
Cosa è cambiato dalla settimana successiva ai Campionati Italiani nei tuoi allenamenti e nel modo in cui ti dedichi al nuoto?
«Moltissimo! I referenti della nazionale durante i Campionati erano spesso a colloquio con il mio allenatore e sotto loro suggerimento abbiamo aumentato il quantitativo da nuotare in allenamento. Abbiamo iniziato lavori mirati in palestra con un preparatore atletico e sedute con una posturologa per assumere una posizione più corretta in acqua. Ora non soltanto io, ma anche la Caravaggio Sporting Village, la società per la quale nuoto, si é trovata coinvolta in un progetto non preventivato, almeno non in tempi così brevi. Successivamente ho ricevuto la convocazione per il Meeting Internazionale di Berlino che si terrà ad aprile che per me significherà l’esordio in nazionale, ma già il vedere lo staff tecnico che mi gira intorno, mi domanda, si interessa di me, il dover consegnare le certificazioni agli enti nazionali e far parte del gruppo di comunicazione creato dal CT Vernole su what’s up del quale fanno parte solo gli atleti di interesse nazionale, mi fa già respirare aria Azzurra.»
Come hai reagito alla tua prima convocazione?
«Quando il mio allenatore mi disse che era stato contattato dal CT e gli aveva comunicato che sarei dovuto andare a Berlino, sinceramente non ci credevo molto. Qualche giorno dopo poi uscì la notizia sul sito della FINP e vedere il mio nome lì, insieme a quelli che da tempo costituiscono la squadra nazionale, é stato fantastico! C’era anche il mio nome lì, leggevo e ridevo dalla gioia.»
Chi c’era con te quando hai appreso la notizia ufficiale?
«Ero a casa, in procinto di pranzare, urlai e mia madre mi chiese cosa fosse successo. Risposi “Niente má, vado a Berlino con la nazionale!”. Anche lei ne fu molto contenta.»
Come affronterai il tuo esordio in nazionale?
«Con ansia sicuramente, ma con voglia di voler dimostrare cosa posso fare e sono in grado di fare, senza dimenticare che sono l’ultimo arrivato, quindi starò spesso in silenzio e imparerò da chi ha più esperienza di me nel team Azzurro.»
Cosa farai per tenerti stretto il posto in Azzurro?
«In nazionale ci resta chi vince qualcosa, non penso che a qualcuno faccia piacere il solo partecipare, sicuramente non a me. Il mio sogno più grande sono le Olimpiadi, Paralimpiadi per noi, e quando penso a Rio mi viene la pelle d’oca. Quando faccio qualcosa devo essere quello più bravo, o almeno quello che si impegna di più.»
Adesso parliamo anche un po’ della tua vita fuori dalle vasche. Cosa ti piace fare quando non nuoti e quali sono le tue altre passioni?
«Sono fidanzato, quindi la maggior parte del tempo extra nuoto lo trascorro con la mia ragazza visto che il nuoto mi toglie molto. Mi piace molto andare al cinema, sono appassionato dell’elettronica e per questo spesso vado in giro per negozi anche solo per vedere “quali novità trovo” nel mondo elettronico. Sto molto anche con gli amici e spesso resto anche a dormire da loro. Facciamo spogliatoio come si dice. Inoltre studio. Mi mancano tre esami per laurearmi in Culture Digitali e della Comunicazione. Sono tre ma sembrano molti di più, ma ormai manca poco e mi toglierò anche questa bella soddisfazione! Infine mi piace andare allo stadio per seguire il Napoli.»
Che tipo di difficoltà incontri nelle giornate della tua vita a causa della neuropatia di Charcot Marie Tooth?
«Il deficit alle mani in particolare mi crea qualche problema. Dover abbottonare una camicia, aprire una bottiglia, usare il coltello. Queste sono le cose che in particolare mi creano dei disagi. Per la deambulazione invece sono sorretto da tutori che tolgo quando sono in vasca spostandomi con la carrozzina.»
C’è qualcosa che ti piacerebbe potesse cambiare nella società di oggi affinché tu possa incontrare meno difficoltà nel quotidiano a causa della tua disabilità?
«Purtroppo devo dire che il nostro Paese in questo è molto arretrato, si pensa ai disabili come a “un peso”, come qualcosa da guardare con occhio sufficiente esclamando un semplice “poverino”. Bisognerebbe pensare che potremmo essere una forza in più e dedicare a noi quel pizzico in più che già sarebbe tanto e ci agevolerebbe non poco. Sono stato in Francia per 9 mesi, da solo! Prendevo tram accessibili e pur essendo straniero sono stato sostenuto non in termini economici, ma sociali che è molto meglio. Camminavo in strada senza prendere mai un inciampo perché ogni ambiente era privo di barriere architettoniche. Perché qui in Italia no?»
Il nuoto ti aiuta a convivere con la CMT?
«Certamente! In acqua sei “normale”. È bello vedere che riesci a fare quello che fuori é più complicato o impossibile. È soddisfacente vedere che rendi quanto o meglio di un normodotato.»
Da quanto tempo lo sport e il nuoto sono diventati parte integrante della tua vita?
«Nuoto da quando avevo all’incirca 7 anni per scopi terapeutici. Il nuoto però é sempre stata una passione grande per me. Infatti la sessione di terapia in acqua me le facevo spostare nella vasca grande anziché stare nella vaschetta piccola. Lì mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Da quasi due anni invece pratico questo sport a livello agonistico.»
Se pensi al futuro cosa speri di vedere per la tua vita?
«Un lavoro soddisfacente, come allenatore magari. Una buona salute, una bella famiglia ed una casa con appese al muro tante medaglie e premi.»
Ed il tuo sogno nel cassetto?
«Cantare l’inno nazionale sotto una bandiera che raffigura cinque cerchi!»
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