Sette motivi per ringraziare il proprio Allenatore

Spesso non è solo un Tecnico, ma un amico e alcune volte diventa addirittura come un genitore

Riflettori puntati (aggiungerei finalmente) su una categoria che sembra sempre un po’ in ombra. Se in vasca brilla il singolo o la squadra è in parte merito delle capacità personali degli atleti, ma in gran parte è anche merito di chi a bordo vasca riflette il suo alter ego, colui che riesce ad estrapolare le doti personali e fare di quell’atleta un vero campione. Un po’ di tempo fa ci soffermammo sulla figura dell’allenatore in generale, come guida che  lavora instancabilmente per aiutare gli atleti a raggiungere gli obiettivi – clicca qui per l’articolo – Essere un allenatore non è facile ed allora ogni tanto (non troppo spesso però) gli atleti dovrebbero ringraziarli per almeno sei motivi.

1. Capacità organizzative
Le grandi squadre hanno capacità organizzative che spaziano a 360 gradi, tanto da riuscire a programmare con largo anticipo tutte le trasferte e tutte le competizioni dell’anno sportivo. Nelle piccole squadre tutto questo lavoro è delegato all’allenatore. Almeno che non si offra qualcuno per dare una mano, è lui che organizza i piani di viaggio, la ricerca dell’Hotel al prezzo più conveniente o il ristorante dove pranzare nella pausa dei meeting che si svolgono per l’intera giornata. Sembra facile, ma cercare di accontentare tutti è una capacità soltanto dell’allenatore, anche perché di solito lascia molto spazio decisionale ai propri atleti che possono scegliere sempre almeno due opzioni: o si fa così oppure si fa così.

2. Compassione
Non ci sono genitori, parenti o partner che tengano. L’unico che sa come relazionarsi al nuotatore che esce dalla vasca dopo una sconfitta è l’allenatore. Conosce così bene quello che si è attraversato per giungere alla gara, che saprà usare lui soltanto quell’unica parola di conforto che allevierà la delusione. Quando poi la gara andrà bene e tutto sarà come si era sperato, è verso di lui che si corre per ricevere l’abbraccio o la stretta di mano che diventa il premio più ambito. Rendere fiero il proprio allenatore è una delle cose che ripaga degli sforzi, perché in allenamento non si è soli e le vittorie vanno celebrate insieme.

swim-coach3. Essere parte della famiglia
L’allenatore è parte integrante della famiglia che si crea grazie a questo sport. Per molti diventa una guida nell’adolescenza, si cerca per consigli e per sfogarsi anche su avvenimenti che non riguardano il nuoto. Diventa con gli anni un padre, un fratello e come ogni familiare che si rispetti, si attraversano periodi di incomprensioni e tensioni, alternati a periodi di amore estremo.

4. Ti mette la cuffia
L’arte di mettersi la cuffia da soli si acquista con anni di esperienza e pezzi di silicone colorato tra le dita. Inizialmente utilizzato come aiuto soprattutto dall’universo femminile che nella cuffia deve raccogliere i capelli lunghi, questo gesto diventa talvolta scaramantico, tanto da diventare per alcuni atleti irrinunciabile prima di ogni gara. L’allenatore deve metterti la cuffia, prima di darti gli ultimi suggerimenti sulla gara.

5. Ti fotografa
Anche se non lo ammetterà mai, l’allenatore è orgoglioso dei propri atleti, fino a imprimere nel tempo le emozioni che ricevono dalla vasca. Sia in allenamento che in gara, oltre al cronometro, gli allenatori di nuoto hanno in tasca anche il proprio smartphone, pronto ad immortalare i momenti migliori e peggiore di ogni sessione!

allenatore-nuoto6. Crede in te
Anche se si attraversano momenti in cui si provano sentimenti tutt’altro che positivi nei confronti del proprio allenatore, è il momento in cui si esce dalla vasca senza nemmeno il fiato per invocare aiuto che incrociando quegli occhi si rivivono mesi di sacrifici, di sofferenze, di cene e chiacchiere fino all’alba e di lacrime per stagioni di insuccessi. I nuotatori per arrivare ai livelli più alti di questo sport devono soprattutto credere in sé stessi e nelle proprie capacità, ma nulla si può ottenere senza l’ausilio tecnico e psicologico di chi in quelle capacità spesso ci crede più di te.

7. Ti tiene “il passo”
Allenatori ed allenati di tutto il mondo, ricordate che non si fa! Ma in qualsiasi gara si vedono loro, con cronometri che penzolano dalle tasche, che in barba ai regolamenti e ai divieti, cercano in tutti i modi e con gesti di ogni genere di segnalare al proprio atleta in vasca “sei uno sopra” o “sei due sotto”o ancora “spingi, metti le gambe” ecc. Dare il senso ed il ritmo di quello che sta succedendo in acqua è una delle funzioni che amaramente svolgono, prima di essere invitati a lasciare il bordo vasca da giudici ormai abituati a tale impetuosità.

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Giusy Cisale