Uno sguardo oltre la piastra cronometrica

Emozioni, ansie, gioie e dolori che vive un nuotatore dopo il tocco della piastra

Centesimi, decimi, secondi, minuti. Attimi. Tutto si riduce all’istante in cui tocchi la piastra cronometrica. Giorni e mesi passati preparando e perfezionando quel movimento che sigilla l’intera tua prestazione.

Tutto si riduce all’attimo in cui alzando lo sguardo e puntando al tabellone, consolidi la sensazione che hai già avuto in acqua. Numeri, ma non semplici numeri. Numeri che indicano una corsia, una posizione, una prestazione.

Ci si allena a gestire una gara, a gestire i metri, a gestire le bracciate. Si è pronti per qualsiasi distanza, ma non si è mai preparati abbastanza per il vortice di emozioni che ti travolge in quegli attimi.

Cuore a mille, palmi sudati, tremolio alle gambe e stomaco chiuso. Un ipocondriaco non sopravvivrebbe: state tranquilli sono emozioni, pure e semplici emozioni.

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Inizia tutto già la sera prima, quando stesi sul letto ad occhi chiusi si immagina quel che sarà la gara dell’indomani.

Si pensa ai tre fischi che precedono la partenza, alla posizione del piede sull’aletta per la track-start. Si pensa alla sensazione che si ha una volta rotta la superficie dell’acqua.

Si pensa alla sensazione della prima respirazione dopo l’apnea. Quante notti insonni, quasi sono una routine o meglio un rituale, ma mai scontato.

Suona invano la sveglia, l’ansia l’ha preceduta di almeno un’ora. Prendi il borsone, mai troppo pesante, e via, dritti verso la meta.

La brezza di cloro che sale su per le narici appena messo piede nell’impianto sportivo è sufficiente ad  innalzare il picco d’adrenalina. Da lì non si giungerà mai ad un plateau, una fase stazionaria, ma la crescita sarà a dir poco esponenziale.

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Uno sguardo oltre la piastra cronometrica

L’attesa in camera di chiamata è probabilmente la parte più straziante e più ansiosa. Emozioni contrastanti nascono in quel frangente, un po’ come quando si deve sostenere un esame: la voglia che arrivi subito per archiviare il tutto e la paura di affrontarlo fanno a botte nel petto.

Ci si illude che il giudice pronunci sempre un nome e cognome diverso dal tuo ma si spera anche che il prossimo ad arrivare ai blocchi di partenza sia proprio tu.

Tutti quei piccoli momenti, partendo dall’infilare il costumone e terminando con lo sfilarlo, creano nell’insieme un quadro che ti toglie il fiato più di quanto non lo faccia un 200 delfino.

Puoi gareggiare per anni, puoi partecipare a centinaia di meeting, ma non abituarti mai a quella sorprendente sensazione.

È questo il bello del nuoto: ogni volta sarà come la prima volta e non sarà mai banale né prevedibile. Una volta provato non puoi più tornare indietro. Ti da l’opportunità di metterti in gioco, sempre, e quasi come un circolo vizioso non saprai più uscirne, ne vorrai ancora e ancora.

Non ti sentirai mai appagato e cercherai sempre di fare meglio. Mettiti in gioco e osa: arriva alla piastra cronometrica sempre con più grinta.

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Queste sono emozioni, emozioni che ti fanno sentire vivo, che non terminano con la fine della distanza da nuotare, ma che vanno “oltre”.

Presa consapevolezza del tempo, che sia per gioire o per cercare conforto, è inevitabile indirizzare lo sguardo oltre la piastra cronometrica e cercare quel qualcuno che con un semplice sguardo possa percepire le tue emozioni e ricambiarle.

Cercare quel qualcuno che ha condiviso con te allenamenti, lacrime e fatiche che precedono l’obiettivo tanto temuto quanto atteso.

Cercare quel qualcuno che ti venga incontro per abbracciarti, una volta che hai trovato le forze per alzarti su per il bordo vasca e tremante alzarti in piedi.

Cercare quel qualcuno a cui dedicare quella piccola, ma grande vittoria. Cercare quel qualcuno che, nonostante la prestazione mal riuscita, ti faccia sentire comunque vincente, perché sa quanto duro lavoro c’è dietro, perché sa che non è una prestazione a definire l’atleta che sei.

Cercare quel qualcuno che possa comprenderti.

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Rosaria Oliviero

Studentessa presso la Facoltà di Farmacia e appassionata swimmer! Un passato da agonista ed un presente da nuotatrice Master la spingono a seguire il nuoto in tutte le sue sfaccettature