Anche nel nuoto la fine è sempre l’inizio di un nuovo percorso e tutti i traguardi stanno nel mezzo
La fine di qualcosa lascia sempre un po’ interdetti e diventa quasi inevitabile guardarsi indietro una volta terminato un percorso e riflettere:
“Ho raggiunto i miei obiettivi?”
“Dove ho sbagliato?”
“Dove posso migliorare?”
“Potevo ottenere risultati migliori?”
È praticamente questo il pacchetto standard delle domande che ci poniamo solitamente alla fine di un percorso e che implicano di conseguenza una valutazione di quanto svolto, nel bene e nel male.
Fare un bilancio di fine stagione, nel caso dei nuotatori, corrisponde a porsi dilemmi probabilmente intensi tanto quanto il livello dell’atleta ed il settore in cui compete.
Per gli atleti d’élite non è facile fare un bilancio di fine stagione, anche perché alcuni di loro non si sono ancora fermati. Per loro tirare le somme è sempre dura, a meno che non sia un Michael Phelps e poiché la vita di un nuotatore non è per niente facile, analizzare la stagione appena conclusa, trovare le risposte alle domande di cui sopra e ricominciare per fare meglio, è un’impresa ardua, ma tuttavia non impossibile e di esempi viventi ce ne sono tanti. Quindi un po’ di riposo in cui è indispensabile divertirsi come meglio si desidera e poi grinta e carattere prima di ripartire.
Per i più piccoli invece si approfitta del periodo che inizia dalla chiusura delle scuole per raddoppiare le sedute di allenamento o meglio ancora per iscriverli ad un corso di miglioramento, specializzazione e approfondimento del nuoto a 360 gradi. In questi Swim Camp, oltre ad imparare meglio le tecniche di nuotata, il modo in cui alimentarsi in modo sano e la lealtà sportiva, si fa anche socializzazione entrando in contatto con altri coetanei provenienti da altre realtà, un ottimo modo per crescere insomma. Uno dei migliori in questo momento è il NESC, l’unico gestito da due giovani ex nuotatori d’élite olimpionici quali Niccolò Beni e Mirko Di Tora – Clicca qui per maggiori dettagli e informazioni
Quelli che hanno vita più facile sono indubbiamente i Masters: fare un bilancio e ripartire con il “lusso” di potersi permettere sempre, anche a 90 anni, di porsi nuovi traguardi per la stagione entrante, è impareggiabile! Chi tra loro sguazza ancora tra le corsie a fine stagione lo fa solo per mantenere inerme il fisico scultoreo su cui si è lavorato tutto l’anno, o al massimo perché fa troppo caldo e dunque un bel bagnetto non guasta mai.
La stagione sportiva può riservare per ogni categoria di nuotatore piacevoli sorprese, ma anche altrettante amare sconfitte. Una virata sbagliata, una squalifica di troppo o una falsa partenza possono influire sull’umore e sull’atteggiamento di un’atleta nel corso della stagione fin quando un successo non riporterà l’atleta stesso al settimo cielo. Solo chi ha fatto o fa nuoto può comprendere veramente il significato nella nota frase “Nel nuoto la differenza nelle prestazioni la fa la testa”
Obiettivo da raggiungere e messa a fuoco del punto d’arrivo
Non sempre però si arriva agli obiettivi prefissati. La poca voglia di fare, un corpo che non segue i movimenti che vorrebbe comandare la testa, il karma che aveva deciso che quella prestazione non era la nostra e obiettivi prefissati magari troppo fuori portata e per di più non sostenuti da preparazione adeguata, possono ostacolarci nella scalata al successo.
Ma ciò che tocca fare sempre a fine stagione è tirare le somme, valutando quanto di buono durante l’anno si è seminato e quanto raccolto e di che qualità si è ottenuto. Quantificare la realizzazione degli obiettivi è un lavoro che a pochi riesce. E qui tiro in ballo ancora i Masters perché loro sono i “maestri” a tirare le somme di fine stagione:
- c’è il collezionista, che va a caccia esclusivamente di medaglie e a fine anno inizia a fare il conto dei souvenir classificandoli sia in ordine cronologico che d’importanza. Il primo cassetto dell’armadio non è riservato all’intimo e nel salone al posto dei Girasoli di Van Gogh, egli mostra fiero una delle tante targhe e medaglie conseguite durante le manifestazioni a cui ha preso parte durante la stagione;
- c’è lo scienziato, che analizza minuziosamente il rendimento stagionale valutando i momenti di ascesa e quelli di declino. Ascissa e ordinata alla mano, et voilà, un diagramma cartesiano con i controfiocchi;
- c’è poi chi, da bravo master soprattutto, misura e valuta gli obiettivi stagionali centrati in base alle tavolate organizzate dopo i meeting disputati nell’arco della stagione, importanti o meno che siano. La loro bilancia ha lo stesso fuso orario di Washington: sei chilogrammi dietro.
C’è sempre la prossima stagione, oppure no?
A parte gli Highlander Masters, non sempre c’è la prossima stagione perché ad una certa età diventa inevitabile ritirarsi. Fino ad allora però, con la fine di un percorso ne inizia sempre un altro in cui si cerca di puntare a nuovi obiettivi e focalizzarsi su una nuova stagione, magari ricca di emozioni e successi cercando di migliorarsi sempre, accompagnati dal motto di Buzz Lightyear, “Verso l’infinito ed oltre”.
Raggiungere un obiettivo può farci sentire appagati e soddisfatti. Può farci sentire come se tutto sia possibile e può darti quella dose di coraggio e quella forza che ti fan dire a gran voce “Si, ce la posso fare!”
Raggiungere un obiettivo ti da la grinta per poterne prefissare di nuovi, ma anche non aver raggiunto l’obiettivo aiuta a rinvigorirsi per ripartire con il piede giusto, perché ogni fine in realtà è sempre un nuovo inizio.
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