Nuoto open water, perché si prova l’emozione di essere liberi di nuotare!

Un mondo separato da quello della piscina per tanti aspetti, da assaporare e da vivere intensamente

Molti nuotatori hanno mosso le prime bracciate al lago o al mare ed è in questi posti naturali che spesso scatta la scintilla di amore per il nuoto.

Il richiamo dell’acqua è come una forza oscura che ci attrae a sé e le sensazioni che ci regala sono comprensibili solo se lo si vive. Nuotare circondati dalla natura, che sia marina o montuosa, è sempre un’esperienza sensazionale e se c’è un fondale interessante, quasi ci passa la voglia di respirare, al punto che talvolta vorremmo essere come quei pesciolini che nuotano tranquilli e indisturbati nel loro habitat.

Se è vero che nuotare è uno sport che ti fa sentire libero, che ti aiuta a liberare la mente da tutto, a scaricare stress e rigenerarti, farlo a mare o al lago è ancora più catartico: i confini non sono percettibili e l’unico limite sei tu.

Chi è pesce di piscina talvolta snobba le acque libere o a volte le teme anche, perché abituati a seguire la linea blu sul fondale, non si è molto predisposti a nuotare dove il fondale spesso non si vede, o per la poca visibilità o per la troppa profondità.

Il Covid, con le sue restrizioni, ci ha fatto riscoprire nuove passioni. Per la legge non scritta per cui nella vita si deve sempre vedere la nota positiva in ogni contesto e situazione, ecco che tanti dubbiosi, pur di tornare a nuotare, uscire all’aperto e fare un po’ di attività fisica, si sono dovuti cimentare nelle acque libere e magari armati di muta hanno sfidato le proprie paure in attesa di poter tornare in piscina.

Nuotare in mare è un’esperienza diversa! Non è come nuotare in vasca, dove il massimo delle onde in cui possiamo imbatterci è a causa di qualche vicino di corsia che magari nuota a delfino con molta foga e di certo non rischiamo di fare incontri spiacevoli con qualche medusa. Inoltre le regole tecniche del nuoto a mare si perdono: non serve saper con una tecnica pulita ma più che altro serve essere temerari!

Perché si, nelle gare in acque libere può succedere davvero di tutto, dal mare mosso, alle forti correnti, le condizioni meteo, le temperature, il rischio di sbagliare rotta, perdersi, non riuscire a vedere le boe di segnalazione dei percorsi e soprattutto gli incontri ravvicinati con creature marine.

Le gare in acque libere poi, hanno delle fasi di avvicinamento alla competizione molto più intense forse di quelle che si provano in piscina: si comincia con la punzonatura, ciò che contraddistingue le acque libere, dove vieni “marchiato” con il numero che tra sudore, crema solare e vaselina sulle spalle, quasi sempre arriva sbiadito ancora prima di mettere il piede in acqua.

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Per quanto possa essere talvolta noiosa, la fase di punzonatura è uno dei momenti dove si ha la possibilità di conoscere i compagni di avventura, gli avversari e decidere la propria strategia osservando il campo gara da lontano e talvolta tra una risata e una battuta si mette su anche il gruppetto di gara per unire le forze al fine comune.

Poi c’è la fase in cui bisogna indossare il costume da gara e quella di riscaldamento che precedono la partenza! Qualche calcio e gomitata in faccia alla partenza sono un must have: nei primi metri sembra quasi di stare in mezzo ad un contropiede in una partita di pallanuoto, dove le “mazzate” sono quasi un obbligo.

Fa tutto parte del momento, anche questo è bello, farsi strada e imporsi nella nuotata tra la gente. Sai che stai per arrivare quando si entra nel cono e si tocca finalmente l’arrivo, magari dopo aver ultimato un testa a testa negli ultimi metri, al cardiopalma, per toccare il finish qualche centesimo prima, ma nel mezzo c’è una storia di odio e amore davvero intensa per compiere la tratta che separa la partenza dall’arrivo.

Una cosa è certa però: una volta toccato l’arrivo, stremati, mentre si arranca per uscire dall’acqua e si fatica anche soltanto a togliere occhialini e cuffia che nel frattempo è diventata un tutt’uno con la testa, si viene invasi da un’emozione indescrivibile.

Perfino i giudici ti guardando con un’aria diversa dagli sguardi che si notano in piscina, dove se non liberi la vasca subito, sono pronti a fucilarti! Sembra quasi che ti guardino con più ammirazione e in effetti si, portare a termine una gara open water è sempre un’impresa.

Poi ci sono gli amici che ti aspettano a riva, pronti a porgerti un ristoro alimentare, di idratazione ma soprattutto spirituale, perché non vedono l’ora di ascoltare la tua esperienza con ammirazione.
Anche il buffet per gli atleti, che non può mancare a fine di ogni gara, ricopre senza dubbi una parte importante e interessante delle gare in acque libere. Se già normalmente il mare o il lago mettono fame, dopo una gara, altro che appetito, si apre una voragine!

Quest’anno, causa Covid, le gare sono state poche e la stagione è finita ancora prima di cominciare, ma attenzione perché ci sono ancora diverse competizioni in acque libere per poter riassaporare l’adrenalina da gara, le emozioni pre-partenza, le imprecazioni per far salire il costumone (perché c’è del bello anche in quello), ma soprattutto rivedere amici di nuoto che per forza di cose non vediamo da mesi!

Godiamoci queste ultime gare in acque libere per concludere al meglio questa singolare stagione agonistica, in attesa di quella che a breve, si spera, comincerà.

Foto di copertina per gentile concessione di Sara Franzini

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MariaSofia Paparo

Studentessa presso la Facoltà di Scienze e Tecnologie della navigazione, brevetto di sub, membro del Master Team Speedo.