La motivazione per fare nuoto

Nella mente di un nuotatore l’acqua è protagonista.

Inizio a pensarci alle 7.00 di mattina, quando, dovendomi preparare la colazione, sono mentalmente proiettata all’allenamento quotidiano. So cosa devo mangiare e so soprattutto cosa vorrei gustare con lo stomaco brontolante dopo il digiuno notturno e l’irrefrenabile voglia di dolce che mi prende ogni qualvolta guardo la dispensa e mi ripeto: “Giù le mani dalla Nutella!”.

È innegabile che chi pratica sport si allena h24. Lo sportivo deve amare il proprio corpo e la propria mente tanto da renderli quasi un tempio, deve prendersene cura concedendosi pochi spazi alle trasgressioni e, soprattutto, deve fare tutto questo come se gli venisse naturale, senza forzature, come se non ci fosse nessuna alternativa. Dal mio punto di vista di “paperella” che sogna di essere un delfino, la problematica ha dei risvolti molto più pratici: il costume va indossato tutto l’anno e non vi è prova che tenga: ingrassare d’inverno rimpinzandosi di castagne, torte, pizze e quant’altro, è un lusso che non puoi concederti. Che poi vorrei vedere a tuffarti in acqua con “salsicce e friarielli” ancora lì che si godono la suite imperiale nel tuo stomaco, garantisco che in acqua si hanno le allucinazioni!

Ecco che per non perdere la retta via devi iniziare, già dalle prime ore del mattino, ad essere un pò fondamentalista con te stesso e ricercare da qualche parte della tua mente, ancora tra il piumone ed il pigiama, quella scintilla che deve farti scattare in piedi come un toast dal tostapane, che deve farti piacere fette biscottate integrali, frutta e tè e che, soprattutto, deve guidare la tua giornata e tutte le altre a venire: la motivazione.

La motivazione per me è una risposta. È la risposta a tutte le domande che mi pongono e mi pongo continuamente quando parlo del nuoto con chi il nuoto non ha idea di cosa sia:

  • Ma chi te lo fa fare?
  • Non ti annoi ad andare in piscina quando piove?
  • Ma fa freddo! Come si fa a spogliarsi con queste temperature?
  • Cosa ci trovi a nuotare avanti e indietro in una vasca?

Per rispondere a queste e a tante altre domande del genere che spesso ci vengono poste dagli sfortunati che non hanno mai assaggiato il cloro, non posso far altro che cercare quella scintilla che si innesca ogni volta e che nonostante il freddo, nonostante gli impegni e, lasciatemelo dire, nonostante l’età, mi spinge a provarci ancora, a pensare che una volta entrata in acqua non sentirò più il freddo, che anche se piove riuscirò ad arrivare in piscina con una vecchia utilitaria e, soprattutto, che ne vale la pena, sempre.

Fino a qualche mese fa per me non vi era altro motivo che imparare a nuotare. Riuscire a stare a galla senza sentire il panico nelle gambe; mettere la testa giù essendo capace di non far entrare acqua dal naso; tornare a casa sana e salva. È il circolo virtuoso che si innesca dopo ad aprirti un mondo di possibilità. Impari a stare a galla e vuoi nuotare a dorso. Appena riesci a finire i primi 25 metri ne vuoi fare 50, poi 100 e così via. E credi davvero di poterci riuscire man mano che l’acqua inizia ad esserti amica, credi e ti senti veramente migliore di quanto ti reputassi appena il tuo allenatore ti fa il pollice verso a bordo vasca; inizi a vedere il tuo corpo che cambia, il fisico che si asciuga magicamente meglio di dopo aver fatto 200 sedute di pressoterapia e ripeti a te stesso che la strada che stai percorrendo, così folle non è.

Nei primi mesi ti senti un pò pazzo, guardi quel blocco come la vetta di uno scoglio dal quale buttarti giù, mentre gli altri ti guardano pensando “non lo farà mai e se lo farà si schianterà” e tu ridi compiaciuto pensando che in fondo i pazzi sono loro che non comprendono la magia di tutto quello che ti sta accadendo.
Ho iniziato dunque a confrontarmi con altri “matti”, a ricercare la vena di follia nei miei simili scoprendo di non essere l’unica, ma di far parte di un mondo a parte, il cui motore viene mosso dalla stessa scintilla che fa partire il mio ogni mattina.

Riassumendo, i principali fattori motivazionali che emergono nel nuoto sono:

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  • Appartenenza allo status di atleta: il desiderio di essere popolare, diventare importante, farsi notare dagli altri, raggiungere i più alti livelli, trarre piacere dalle sfide, gareggiare e fare qualcosa in cui si è bravi, ricevere premi e medaglie;
  • Forma fisica e abilità:sentirsi in forma, essere fisicamente attivo, acquisire e migliorare le proprie abilità e divertirsi nel fare esercizio. Questo fattore diventa componente essenziale del miglioramento delle componenti tecniche ed assume maggiore rilevanza man mano che la tecnica migliora;
  • Squadra: il desiderio di far parte di una squadra, lo spirito di squadra, il lavoro di squadra e il desiderio di vincere. Emerge quindi come impegnarsi insieme ad altri nel raggiungimento di obiettivi agonistici e l’importanza di far parte di un collettivo unito sono gli obiettivi principali per raggiungere la vittoria;
  • Supporto esterno: il sostegno ricevuto dai genitori, dagli amici, la soddisfazione ricavata dal rapporto con l’allenatore nel sostenere l’attività e il piacere di utilizzare il materiale sportivo;
  • Amici/divertimento:il desiderio di divertirsi, il desiderio di stare con gli altri, di fare nuove amicizie e il desiderio di viaggiare. Sono evidenziati qui gli aspetti più tipicamente affiliativi dell’esperienza sportiva, di socializzazione al di fuori della famiglia e all’interno di un gruppo di persone con le quali si condivide la stessa passione al di là del raggiungimento di risultati sportivi;
  • Piacere per l’azione: il piacere tratto dall’azione in sé, dal gareggiare e praticare quell’attività sportiva. Questa componente motivazionale deve essere ben considerata dagli allenatori che dovrebbero chiedersi in che misura le sedute di allenamento soddisfano queste specifiche esigenze o se per favorire lo sviluppo tecnico, questi aspetti vengono trascurati;
  • Consumare energia: il bisogno di consumare energia, di entusiasmarsi e scaricare il nervosismo.

swimmingOgni volta che mi sento sopraffatta da qualsiasi evento, ogni volta che sento la vocina che ripete “ma oggi riposati, che succede se perdi un allenamento?”; ogni volta che sembra impossibile superare quella soglia di sforzo, o quando l’aria inizia a mancare davvero, i muscoli a far male.

Ogni volta che voglio mollare ripenso ad uno e solo uno a caso dei motivi sopra elencati ed improvvisamente cambiano tutte le prospettive: gli eventi negativi avranno una loro soluzione indipendente; l’allenamento sbagliato è solo l’allenamento mancato; la soglia di sforzo la superi ogni qual volta porti il tuo corpo oltre quella linea; l’aria non manca se riesci a gestirla ed i muscoli fanno male perché stai dando il massimo e non molli.
Perché se molli perderai, forse per sempre, l’occasione vera di scoprire chi sei!

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Giusy Cisale