Ancora oggi non è riconosciuto da tutti, ma effettivamente è la frontiera estrema della velocità nel nuoto moderno
Alcuni lo conoscono bene, altri tentano di proporlo nelle sessioni di allenamento ed altri ancora dicono che non esiste nonostante in Italia venga adottato già da diversi anni dopo le introduzioni da parte del Tecnico Azzurro Claudio Rossetto. Stiamo parlando dell’allenamento in aerobico intenso denominato sempre da Rossetto con il codice non ufficiale B3, ovvero un allenamento che si trova in mezzo tra il VO2 Max e tolleranza lattacida.
Come più o meno noto a tutti, gli allenamenti in B1 e B2 sussistono rispettivamente in serie nuotate ad intensità vicine alla soglia anaerobica e intensità superiore alla soglia anaerobica, ovvero il famoso massimo consumo di ossigeno denominato in breve anche VO2 Max. Quando si lavora sulle soglie anaerobiche, si impiega tra il 60 e 80% delle proprie energie, consumando soprattutto zuccheri, ovvero carboidrati complessi, quando si nuota in B1 e soprattutto carboidrati semplici quando si nuota in B2. Rispetto al B1, nelle serie in B2 aumenta la frequenza, così come i valori di lattato che aumentano gradatamente. Entrambi sono lavori per allenare la potenza aerobica.
Esiste però anche un livello successivo di lavoro aerobico, detto intenso e denominato B3 che consiste in pratica in un allenamento leggermente più impegnativo del V02 Max e molto vicino ad un tipo di lavoro per la tolleranza al lattato, ovvero anaerobico.
Il lavoro in aerobico intenso è sempre mirato all’aumento della potenza aerobica, ma tende a simulare ciò che effettivamente accade in gara, preparando l’organismo a rispondere in maniera ideale all’aumento graduale di acido lattico, abituandolo a conservare le ultime energie da impiegare soltanto negli ultimi metri di gara, evitando di restarne senza perdendo tempo prezioso nei fatidici 15 metri finali.
L’allenamento in B3 è dunque finalizzato ad aumentare le capacità anaerobiche per poter supportare il ritorno della seconda metà di gara ed è un lavoro specifico indicato soprattutto per gli specialisti dei 50, 100 e 200 metri.
In questo tipo di allenamento aumenta dunque leggermente l’intensità di lavoro, così come la velocità delle andature, rispetto ad un normale B2, ma aumentano anche i recuperi tra le serie, portando l’atleta ad una graduale produzione di acido lattico, fino ad arrivare al limite massimo nella serie finale, simulando effettivamente lo sforzo che viene fatto durante una competizione per sopportare la barriera della fatica nella seconda metà della gara.
I lavori in B3 prevedono normalmente diverse serie di ripetute, in numero maggiore rispetto a quelle normalmente sostenute in un lavoro in VO2 Max e con un rapporto uno a uno tra il tempo di percorrenza che si impiega nella nuotata ed il recupero da rispettare prima di ripartire per la ripetuta successiva.
Nell’aerobico intenso si consuma soprattutto glicogeno, in quanto durante questo tipo di allenamento, l’organismo tende ad andare a pescare dalle riserve energetiche attingendo soprattutto dal fegato e dai muscoli scheletrici.
L’allenamento in aerobico intenso va inserito successivamente dopo i primi mesocicli stagionali, ovvero quando l’atleta che ha già lavorato a lungo sulla costruzione aerobica, è pronto ad affrontare lo step successivo e quindi supportare il genere di lavoro che prevede un impegno particolarmente intenso e di lunga durata.
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