Ecco le istruzioni e le regole non scritte per la sopravvivenza ad un riscaldamento pre gara di nuoto
Vigeva l’anno 480 a.C. in quel di Sparta quando 300 dei più valorosi spartani attraversando una stretta gola alle Termopili, si accingevano ad affrontare la così tanto temuta guerra: il riscaldamento!
Sarà questa una visione anche fin troppo “poetica”, ma in effetti nella “tonnara” pullulante di atleti, alla ricerca della messa a punto prima della competizione, sono richiesti quattro requisiti fondamentali per poter sopravvivere: prontezza, abilità, esperienza e concentrazione.
Nessun requisito può prescindere dall’altro e solo la concomitanza dei quattro può garantire l’uscita dal riscaldamento soddisfatti di quanto svolto, ma anche sani e salvi. Insomma, semplici regole ma che risultano fondamentali anche per la sopravvivenza nel traffico di un tipico lunedì mattina piovoso in una metropoli qualsiasi. Tutti in ritardo e tutti di corsa.
Quelli si tuffano subito e per primi all’apertura della vasca sono sicuramente quelli più intrepidi, ma anche i più furbi perché sanno che tuffandosi per primi potranno macinare almeno 200 metri in santa pace! Ma veniamo alle regole non scritte.
Prima di tutto subentra la prontezza
Carpe diem, bisogna essere capaci di cogliere l’attimo giusto anche nel nuoto. Sapete quanto è difficile trovare il momento ideale per tuffarsi in acqua per iniziare il riscaldamento pre gara? Tantissimo! L’istante di tempo che oscilla tra la virata di un’atleta e quello che lo segue è il momento perfetto. Se poi trovate un “tonno” con un po’ di buon senso che si accorge della vostra presenza sul muretto prima che tramonti il sole, tanto di guadagnato: si ringrazia con l’accenno di un sorriso e via, ci si tuffa nella mischia.
Abilità ed esperienza
Caratteristiche che viaggiano a braccetto e che sono direttamente proporzionali al tempo passato in ammollo in acqua. Dai sorpassi flash, al ranista che puntualmente ti provoca la frattura delle costole e spappolamento della milza, fino allo schivare la bracciata del delfinista che potrebbe tranciarti un avambraccio o decapitarti. Per non parlare delle martellate dei dorsisti che inconsci di ciò che succede alle loro spalle – vuoi un rallentamento per lavori in corso – giocano al gioco della talpa colpendo più teste possibili. Bonus squalifica a chi ne colpisce di più!
Attenzione anche a coloro che vogliono imporre la supremazia su tutta la vasca: per loro il riscaldamento è una vera e propria lotta al potere. Sono i classici atleti che se incontrano sulla loro strada un individuo più lento o che semplicemente sta nuotando in allungo, lo afferrano per la caviglia e lo trascinano giù senza pietà ed il poverino si ritrova disperso nel Triangolo delle Bermuda della vasca.
Come dimenticare poi di chi vira senza curarsi di chi è fermo al muretto, ma attenzione, perché qui c’è da dire che un po’ di colpa ce l’hanno anche questi ultimi che si fermano in pausa in una posizione poco consona non lasciando spazio per le virate altrui, quindi, cosa importante da osservare, quando vi fermate in pausa durante il riscaldamento, è bene che vi distribuiate ai lati della corsia se non volete essere usati come trampolino di lancio per la subacquea.
La fatidica concentrazione
Elemento del quale non si può far a meno, specialmente in una situazione del genere. Nonostante ci sia da fare i conti con la contemporanea nascita della nuova disciplina meglio conosciuta come “nuoto ad ostacoli”, non bisogna dimenticarsi che il riscaldamento precede una competizione, quindi oltre che alla sopravvivenza bisogna curarsi dell’attivazione. Un buon riscaldamento contribuisce almeno per un terzo alla riuscita della gara.
C’è da considerare, per quanto banale possa risultare, anche la ricerca del proprio allenatore in un ammasso di omini colorati che stranamente per una qualche ragione mistica quel giorno indosseranno divise tutte dello stesso colore! Morale della favola, così come ci insegna Darwin, vale la legge del più forte che alla fine sopravvive.
Quanto detto fino ad ora vale nel Nuoto, ma cosa accade invece nei Master? Lo spirito e lo scenario sono sicuramente diversi e da Sparta direi che possiamo passare nella Dubai del nuovo millennio. Con tutta calma, l’atleta Master medio approfitta del riscaldamento per carpire informazioni sui probabili avversarsi o semplicemente – e con maggior probabilità – organizzarsi per la rimpatriata a tavola che di rito segue la fine delle gare.
Per l’armonia che circola è impossibile evitare di stamparsi un sorriso a 32 denti ed essere impassibile anche dinanzi al famoso vecchietto con il cappello che ci ritroviamo anche in vasca oltre che in strada quando andiamo di fretta e che ormai abbiamo capito possedere il dono dell’ubiquità: dall’asfalto al cloro il passo è breve.
Ad ogni modo c’è chi usa il riscaldamento per uscire dalla fase REM, chi prova solo virate e tuffi e chi invece non riesce ad uscire dall’acqua fin quando il giudice arbitro con tanto di retino, non lo pesca dalla tonnara per tirarlo fuori a forza! Ma anche questo fa parte del gioco, ognuno seguirà sempre i propri riti scaramantici, magari preparando anche un testamento pre-riscaldamento.
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