Dopo le tre medaglie d’oro di fila vinte nei 400 stile negli ultimi due anni tra Mondiali, Europei e Paralimpiadi, in Messico punterà al poker ed a rompere il muro dei cinque minuti nei suoi 400 stile
Una delle scene indimenticabili del celeberrimo Matrix, film del 1999 scritto e diretto dai fratelli Wachowski che ha vinto quattro Premi Oscar, è quella che vede Neo interpretato da un grande Keanu Reeves confrontarsi con uno dei “potenziali eletti” un bambino dai poteri straordinari che piega cucchiai con la forza del pensiero.
«Non cercare di piegare il cucchiaio, è impossibile – recitava il bambino – Cerca invece di arrivare all’unica conclusione saggia, ovvero che il cucchiaio non esiste e allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi, ma tu stesso»
Il significato di quella scena, così come quello di quel fantastico film, è inequivocabile: nulla è impossibile, basta crederci veramente.
È quello che fa Francesco Bocciardo in tutti i giorni della sua vita, crede fortemente di poter raggiungere un obiettivo, per quanto esso sia apparentemente inarrivabile.
«Mio nonno amava citare una frase storica – racconta Bocciardo nella ricca intervista concessa a Swim4Life Magazine – “Le persone non devono avere paura di nulla se non della paura stessa” e con questa mi incoraggiava a lanciarmi in tutto, quindi sono cresciuto con la mentalità del “perché non provarci”»
E di tentativi per raggiungere ambiziosi obiettivi ottenendo esito positivo, l’atleta paralimpico di classe S6 della Nuotatori Genovesi ne ha fatti tanti, dalla Laurea Magistrale ottenuta lo scorso marzo in Scienze Politiche a soli 23 anni, alla “paternità” che gli si può attribuire per la nascita della sezione Paralimpica della Nuotatori Genovesi in seguito all’interessamento all’atleta del suo Allenatore Luca Puce e della società stessa che oggi vanta tra le sue fila anche altri atleti di spessore come Giovanni Sciaccaluga, finalista ai Giochi di Rio e giovani promesse come Andrea Azzarito, campione italiano a 17 anni nella sua categoria e Azzurro selezionato per i Giochi Europei Giovanili di Genova.
Francesco è stato inoltre uno dei primi atleti paralimpici arruolato in un corpo militare sportivo, prima alla Forestale e poi alle Fiamme Oro e come se non bastasse tutto ciò che fa, dal 3 luglio inizierà a lavorare presso la Phase Motion Control, una grande Azienda di Meccatronica che sui occupa di ingegneria meccanica applicata alla robotica, dove sarà impiegato nel reparto Gestione Risorse Umane.
“Non basta essere atleti, ma bisogna essere cittadini a tutto tondo” – afferma Bocciardo quando parliamo del suo futuro lavoro del quale sembra essere entusiasta.
“Nessuno nasce campione – racconta poi Francesco parlando del suo ruolo di atleta – E spesso chi parte svantaggiato poi fa le cose più belle grazie all’impegno”
E allora arriva per lui l’esordio in Azzurro in occasione dei Campionati Europei di Berlino 2011, seguito dall’esperienza delle Paralimpiadi di Londra 2012 e ancora da quella dei Campionati Europei di Eindhoven 2014, con un crescendo che lo ha visto partire dal 15° posto di Berlino 2011 al quarto posto arrivato in Olanda, ma era solo l’inizio.
Il biennio 2015-2017 è stato infatti “rivoluzionario”, perché Francesco è riuscito a vincere nei suoi nei 400 stile libero una medaglia d’oro ai Mondiali di Glasgow, una medaglia d’oro agli Europei Funchal nei quali ha conquistato anche un bronzo nei 100 stile e nella storica 4×100 misti 34 punti, la prima staffetta alta a medaglia nella storia del nuoto paralimpico italiano, e infine una medaglia d’oro alle Paralimpiadi Rio, una scalata incredibile!
È chiaro quindi che Francesco Bocciardo, affetto da diplegia spastica che colpisce il movimento delle gambe, è uno che rivoluziona le cose migliorando ciò che gli gira intorno credendo fortemente che nulla gli è impossibile.
Ma le vittorie arrivano anche fuori dalla vasca per l’atleta ligure che preferisce ascoltare musica rock per caricarsi di adrenalina prima delle sue gare, con il premio di Sportivo Big vinto pochi giorni fa in occasione della 18esima edizione di Stelle nello Sport davanti al tre quarti centro genovese del Calvisano Rugby e della Nazionale Tommaso Castello ed al campione del mondo di canoa polo in forza alla Pro Scogli Chiavari Luca Bellini.
Ed è proprio lui “L’atleta Paralimpico del Mese” scelto per giugno, Rubrica nata dall’idea di Giada Lorusso, responsabile Stampa della FINP, promossa anche grazie all’intesa e collaborazione che da ormai tre anni esiste tra questa Testata Giornalistica e la Federnuoto Paralimpica.
Come sta andando la preparazione della parte clou della stagione dopo che hai ormai assorbito tutti i postumi di Rio?
“Sta andando tutto abbastanza bene, anche se devo ammettere che la ripresa post Rio è stata difficile e si sta pagando ancora il fatto di non aver mai smesso di nuotare. In ogni caso sto avendo riscontri importanti, come quello dei Campionati Regionali Lombardia nei 400 stile in cui ho nuotato la mia seconda prestazione migliore di sempre”
Giugno ti sta quindi regalando belle cose, come il premio ricevuto allo Stelle dello Sport.
“Quella del Galà dello Sport è stata una grandissima e bella esperienza. È importante tra l’altro che si dia risalto anche allo sport paralimpico, in coerenza con quanto fatto fino ad oggi dalla Liguria, Regione in cui si è fatto molto per gli atleti disabili e in cui secondo me si potrebbe però fare ancora tantissimo. Per questo sono molto felice e ci tengo a ringraziare gli organizzatori di Stelle nello Sport, ma ancora di più i liguri che mi hanno votato tantissimo”
Indubbiamente la Liguria è un territorio in cui il nuoto per storicità ha una certa importanza, ma tu l’hai spuntata in questa occasione su un noto canoista campione del mondo e su un giocatore della nazionale di Rugby, un particolare che da valore aggiunto alla tua vittoria.
“Come dicevi tu il nuoto ha una grande importanza in Liguria, per cui non mi stupisce che io sia riuscito a vincere, così come non mi stupisce che nella categoria donne abbia vinto una ragazza che pratica uno sport acquatico. Ciò non toglie che questo riconoscimento mi ha dato tante soddisfazioni. Vedere i tuoi sforzi riconosciuti in un Galà del genere, ti fa capire che quello che hai fatto è importante, soprattutto se consideri che è facile e forse scontato ricevere complimenti nel giorno stesso o pochi giorni dopo in cui hai ottenuto una vittoria, ma riceverli a mesi e mesi di distanza dalle Paralimpiadi di Rio, significa che quel risultato è rimasto impresso e questo mi rende molto felice perché dopo quasi un anno ormai, la gente si ricorda ancora di quello che ho fatto a Rio. Questo vuol dire anche che lo sport Paralimpico non è più uno sport di serie B, ma uno sport sempre più seguito ed apprezzato”
Se facciamo un passo indietro riguardando il tuo percorso, possiamo tranquillamente affermare che la tua carriera è stata esplosiva, nel senso che in pochi anni hai ottenuto traguardi prestigiosi. Come ti senti oggi ad aver vinto praticamente tutto nella tua specialità?
“Se guardo indietro a qualche anno fa, quando fui riclassificato da S7 a S6, sapevo che pensavo che sarei diventato più forte nel ranking mondiale, ma non mi aspettavo certamente di riuscire a vincere così tanto. Ovviamente però, dietro a tutti i risultati ottenuti c’è un grande lavoro svolto in questi anni insieme al mio allenatore Luca Puce che ha fatto la differenza”
Fino a che punto il tuo allenatore è riuscito a fare la differenza per te nella tua carriera?
”Il salto di qualità è avvenuto per me nel 2013, proprio quando sono stato preso per mano da Luca. In quell’anno fui convocato per gli Europei di Eindhoven, dove arrivai quarto nei 400 stile a pochi decimi dal podio ed ero ancora un atleta di classe S7. Da lì ho iniziato a migliorare tanto la mia tecnica di nuotata e non solo, migliorando i miei personali e riuscendo ad agguantare poi le medaglie vinte negli ultimi due anni. La cosa fondamentale secondo è che in questi ultimi anni sono riuscito sempre a migliorarmi, mentre i miei avversari sono rimasti a livelli alti ma senza riuscire a migliorarsi e questo lo devo al lavoro svolto con il mio allenatore che ha fornito un supporto fondamentale alla mia scalata”
Oltre ai 400 stile ti piace dilettarti anche nei 100 stile dove sei riuscito a vincere anche il bronzo agli Europei di Funchal, nonostante la distanza sia completamente differente rispetto ai 400 per le aree metaboliche da allenare (nella foto a destra insieme al CT Azzurro Riccardo Vernole).
”Non posso infatti definirmi un centometrista, ma i 100 stile mi piacciono molto, anche perché essendo una gara breve, mi permettono di affrontarla un po’ come mi dice la testa. Spesso infatti nuoto la seconda vasca in negativo. Fare i 100 stile mi ha permesso inoltre di poter far parte della staffetta con la quale abbiamo vinto il bronzo agli Europei di Funchal: essere parte di quella formazione che lottava per lo stesso obiettivo è stato fantastico e mi ha messo un’adrenalina addosso che difficilmente dimenticherò. Ricordo che partii come ultimo frazionista con la voglia di mantenere il terzo posto che avevano guadagnato i miei compagni e magari provare anche ad aggredire il secondo posto che però non riuscii a prendere, ma è stata un’esperienza unica. Magari a Tokyo riusciremo a fare qualcosa di importante nella 4×100. Oltre i 100 e 400 mi piacerebbe molto fare anche gli 800 e i 1500 stile che purtroppo in ambito paralimpico non esistono”
Sei un atleta abituato a rivoluzionare, perché è grazie a te che la Nuotatori Genovesi ha intrapreso il cammino nel nuoto paralimpico. Si sta creando man mano qualcosa di importante ma tutto è partito da te.
”Beh si, tutto è partito da me ma soprattutto da Luca Puce (nella foto a destra insieme a Bocciardo) che ha creduto fortemente in me e successivamente ha voluto puntare ad espandere il progetto cercando di coinvolgere altri atleti, sempre con l’obiettivo di farli arrivare in alto. Grande merito va dunque a lui a mio avviso, così come alla Nuotatori Genovesi che ha sposato la sezione paralimpica con convinzione. Mi aspetto grandi cose anche dai Giochi Europei Giovanili che si terranno proprio qui a Genova, sarà un’occasione unica per far emergere nuovi campioni”
Mi sembra di capire che il tuo allenatore è per te una figura fondamentale nella tua carriera?
”Spesso si tende a sottovalutare la figura dell’allenatore di nuoto, dandogli un’importanza molto bassa nel successo di un atleta. Si dimentica però che in uno sport come il nostro vale tantissimo ciò che può darti un allenatore, sia in ambito di tecnica di nuotata e gestione della stagione attraverso i carichi di lavoro, ma soprattutto sotto l’aspetto psicologico”
Come hai vissuto insieme a lui l’esperienza di Rio?
”Sono andato a Rio con l’esperienza di Londra 2012 sulle spalle che non dimenticherò mai, essendo stata la mia prima esperienza importante. Rio però, pur non avendo strutture paragonabili a quelle di Londra, ha offerto un clima particolare grazie allo straordinario popolo brasiliano che ha sposato in pieno il significato dello sport paralimpico e dell’idea delle Paralimpiadi. Per questo motivo mi porterò sempre dentro le emozioni provate a Rio e sono certo che lo stesso vale anche per Luca che anche se non lo ammetterà mai, in quei 5’02” dei miei 400 stile ha perso almeno dieci anni di vita! Non feci una gara controllata come al mio solito, era la finale delle Paralimpiadi e non si può paragonare a finali di altri eventi, per cui ho dovuto fare una gara diversa dal mio solito per imporre il mio ritmo ai miei avversari e non subire la situazione contraria. Arrivare davanti a tutti dopo una gara in cui partivo dietro, fu incredibile. Pare che Luca abbia pianto e infatti quando mi venne incontro per analizzare la gara appena fatta, aveva ancora gli occhi lucidi. Ho un ricordo molto confuso di quella vittoria, ma sicuramente ero molto felice ed emozionato. Sono riuscito a metabolizzare quella medaglia soltanto dopo 24 ore dalla vittoria”
Tre medaglie d’oro di fila nei 400 stile tra Mondiali, Europei e Paralimpiadi, facendo tutti gli scongiuri del caso, in Messico punterai al poker?
”Se devo essere sincero non so cosa sarò capace di fare ai Mondiali in Messico. Sicuramente proverò a dare il meglio di me e magari punterò ad abbattere il muro dei cinque minuti sulla distanza. Bisogna considerare che sarà un Mondiale in altura, dove le condizioni saranno ben diverse dal soluto, ma ho deciso di non pensarci e anche se so che sarà difficile, darò il massimo e tirerò fuori la grinta necessaria per provare a vincere un altro oro”
Clicca qui per l’intervista a Giulia Ghiretti, atleta Paralimpica di febbraio
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