Nuoto a stile libero, impegno muscolare e rischio infortuni

Quali sono i rischi di infortunio e perché si corrono quando si nuota

Lo stile libero rappresenta la tecnica di nuotata più utilizzata dai nuotatori di tutto il mondo in quanto risulta essere più efficace ed economica per avanzare nell’acqua.
La bracciata a stile libero si divide in quattro fasi: presa, trazione, spinta e recupero e in ognuna di queste il nuotatore può commettere errori che possono dipendere dalla posizione della testa, la posizione del corpo, dall’assetto delle e la battuta delle gambe, dal percorso delle braccia e dalla respirazione.

Molti sono i muscoli che vengono attivati per poter eseguire correttamente i gesti tecnici dello stile libero. Ovviamente gli arti superiori risultano importanti poiché collegano i muscoli primari generatori di forza (grande pettorale e grande dorsale) e le estremità superiori (mani e avambracci), che rappresentano i punti di ancoraggio fondamentali per generare la propulsione in acqua. Per l’efficacia in acqua è fondamentale la coordinazione dei movimenti delle braccia e delle gambe, ma anche un core forte costituito dai muscoli della parete addominale e dai muscoli della zona lombare. Avere infine arti inferiori forti è una componente altro e tanto importante perché questi guidano il corpo al momento della partenza e delle virate, contribuendo all’efficacia dello stile bilanciando le meccaniche della catena cinetica e favorendo una linea allungata.

­­Nel dettaglio, l’impegno muscolare nelle diverse fasi della bracciata si può così schematizzare:

  • presa: i flessori del polso si attivano per mantenere posizione di leggera flessione, bicipite brachiale e brachiale flettono il gomito mantenendo la posizione fino alla fase finale della spinta, inizia l’attivazione della parte clavicolare del grande pettorale;
  • trazione: si attivano sinergicamente il grande pettorale e il grande dorsale;
  • spinta: viene mantenuta la sinergica contrazione di tutto l’arto superiore al fine di generare la massima forza propulsiva, nella fase finale il tricipite brachiale estende il gomito riportando la mano verso la superficie dell’acqua;
  • recupero: questa fase aerea avviene a carico del deltoide e dei muscoli della cuffia dei rotatori che riportano il braccio dall’uscita dall’acqua vicino all’anca nuovamente oltre il capo per riprendere una nuova fase di presa.

nuoto-stile-liberoA questi muscoli si associa la funzione, durante tutte le fasi del movimento, dei muscoli stabilizzatori della scapola. Di questo gruppo fanno parte: piccolo pettorale, romboide, elevatore della scapola, medio e basso trapezio e dentato anteriore.
La loro funzione risulta importantissima, dal momento che le forze propulsive che vengono generate dalle braccia e dalle mani, hanno nella scapola la principale base di supporto. Inoltre lavorano in sinergia con il deltoide e con la cuffia dei rotatori nel riposizionamento del braccio durante la fase di recupero.

Gli stabilizzatori dell’addome, il trasverso e il retto dell’addome, l’obliquo interno ed esterno e gli erettori spinali costituiscono il collegamento tra gli arti superiori ed inferiori e risultano fondamentali per la rotazione del corpo durante la nuotata a stile libero.
La battuta delle gambe si sviluppa in una fase propulsiva, o battuta in basso, che inizia a livello dell’articolazione coxo-femorale con l’attivazione dell’ileo-psoas e del retto femorale che determina inoltre l’estensione del ginocchio all’inizio della flessione dell’anca, e in una fase di recupero, o battuta in alto, che inizia a livello dell’anca con la contrazione del grande e medio gluteo subito seguita dalla contrazione degli ischiocrurali.

Entrambi i gruppi muscolari funzionano come estensori dell’anca e durante entrambe le fasi il piede è mantenuto in flessione plantare grazie all’attivazioni del gastrocnemio e del soleo, nonché alla pressione esercitata dall’acqua stessa durante la fase propulsiva di battuta in basso.
Da questa panoramica si può facilmente comprendere la difficoltà tecnica dello stile libero, il grande impegno muscolare che ne consegue e la frequenza/ripetitività del gesto atletico.
Facile arrivare anche alla conclusione che un minimo errore dovuto alla tecnica di nuotata può sovraccaricare gruppi muscolari particolarmente delicati, come quelli appartenenti alla cuffia dei rotatori e portare alla comparsa della “spalla del nuotatore”.

Alessandro-Bettin-Osteopata-FisioterapistaNel prossimo articolo approfondiremo proprio sull’argomento infortuni e su come l’osteopatia può intervenire con successo per trattarli nella fase acuta, curarli nella fase di recupero ma anche prevenirli.

Relatore articolo: Dr. Alessandro Bettin Osteopata D.O. – Fisioterapista / European Institute for Osteopathic Medicine – Scuola di Osteopatia dal 1993
Laureato in Fisioterapia presso l’Università di Padova, consegue poi: diploma di Osteopata D.O. presso la scuola E.I.O.M di Padova, Master di I Livello in Posturologia all’Università “La Sapienza” di Roma e attestato di “Esperto in Valutazione e Recupero Funzionale del Sistema Cranio-Cervico-Mandibolare”. Membro del ROI e docente presso la scuola di osteopatia EIOM. Da anni concilia la sua passione per lo sport, la medicina e la prevenzione lavorando con atleti e società sportive.
Riferimenti: mail ale.bettin@gmail.com – Telefono: 348/0805723.

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