Paralimpica a livello internazionale da luglio, porta al collo già cinque medaglie d’oro e una d’argento vinte ai World Para Swimming e sulle spalle quattro Record del Mondo
La bomba Carlotta Gilli è esplosa lo scorso luglio in occasione del Meeting Internazionale di Berlino, dove è stata classificata come atleta paralimpica internazionale di classe di disabilità visiva S13 e SM13 piazzando subito due Record Mondiali, uno nei 200 misti nuotando in 2’23”62 e l’altro nei 50 farfalla segnando 27”98. Pochi mesi dopo ha infranto il Record del Mondo dei 50 stile libero nuotando in 26”78 in occasione del Para Swimming Eindhoven Open ma era solo l’inizio.
Un inizio scoppiettante, che in pochi mesi di competizioni ha permesso all’atleta della Rari Nantes Torino e Fiamme Oro di presentarsi ai Mondiali World Para Swimming di Città del Messico con tre Record del Mondo e uno Europeo sulle spalle, ma al prestigioso biglietto da visita la piemontese ha fatto seguire anche risultati illustri: cinque medaglie d’oro, nei 100 farfalla stabilendo il nuovo Record del Mondo, nei 50 stile libero stabilendo il nuovo Record dei Campionati, nei 100 stile libero, nei 100 dorso e nei 200 misti e una d’argento nei 400 stile libero!
Un atleta seguita per molto tempo dai tecnici della FINP prima di diventare paralimpica, un astro nascente così brillante che non poteva che essere eletta ad “Atleta Paralimpico del Mese”, Rubrica nata dall’idea di Giada Lorusso, responsabile Stampa della FINP, promossa grazie all’intesa e collaborazione che da ormai tre anni esiste tra Swim4Life Magazine e la Federnuoto Paralimpica.
Ipovedente da quando aveva sei anni, Carlotta è una vera e propria stakanovista perché agli impegni in vasca paralimpici alterna quelli del nuoto normo negli Assoluti e Categoria in cui a breve disputerà la Coppa Brema, alternando tutto questo agli studi del quarto anno di Liceo Scientifico Scienze Applicate.
Originaria di Torino, la 16enne vive a con la famiglia a Mocalieri, in provincia di Torino, dove nel poco tempo libero che ha tra allenamenti e scuola, frequenta un gruppo di amici formatosi tra le corsie della piscina.
L’atleta allenata da Andrea Grassini, 17 anni il prossimo 13 gennaio, è tra quelli più giovani di sempre della nazionale Azzurra ma questo non l’ha frenata.
«Sono partita per i Mondiali come la più piccolina del gruppo, tanto che mi hanno definito la mascotte della nazionale – racconta Carlotta durante l’intervista – Vincere poi cinque medaglie d’oro al primo colpo è stato un bellissimo risultato che non era affatto scontato. Devo sicuramente parte dei miei traguardi allo staff, tecnici e compagni»
Partiamo quindi subito dal Mondiale di Città del Messico: una grande esperienza con grandi risultati, come l’hai vissuta?
«È stata una bellissima esperienza. Innanzitutto mi sono trovata veramente bene con il gruppo: i veterani ci hanno spiegato tutto quello che c’era bisogno di sapere e anche lo staff tecnico della nazionale ci è stato sempre vicino e questo è stato molto importante per affrontare con serenità le gare. Il Mondiale è stato veramente bello, al di là dai risultati che sono stati i migliori che potevo mai immaginare. Mi sono divertita e solo partecipare a un evento di questo livello credo sia un onore grandissimo; riuscire anche ad essere protagonisti poi, è stato il massimo!»
Quale delle gare disputate ti è rimasta nel cuore?
«I 100 farfalla li sento più miei e le sicurezze per me sono maggiori in questa specialità, mentre i 100 dorso che non sono proprio il mio punto di forza, sono stata sicuramente la gara che mi ha reso più felice e ti spiego perchè. A differenza delle altre è stata una gara molto combattuta dal primo all’ultimo metro con l’americana che è andata veramente forte e mi ha costretto a tirare al massimo ed è per questo che vincerla mi ha reso felice e mi ha fatto provare una soddisfazione immensa»
Quindi l’oro dei 100 dorso supera l’oro e Record del Mondo dei 100 farfalla?
«Beh emotivamente si, anche se comunque i 100 farfalla è stata la gara in cui mi sono piaciuta di più perché durante la fase degli allenamenti in altura, sentivo di più l’affanno rispetto agli altri stili e quindi era la gara che temevo perché non sapevo cosa sarebbe successo in competizione. Poi invece non ho trovato grosse difficoltà e quindi sono rimasta stupita alla fine del crono segnato e dal modo in cui sono riuscita a nuotare»
Parlando invece più in generale, cosa ti sei portata gelosamente a casa da questi Mondiali?
«Indubbiamente è stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Il ricordo più bello è sicuramente legato al mio primo oro: salire sul gradino più alto del podio mentre sventola la bandiera italiana, l’inno nazionale e i compagni che esultano è un ricordo che non cancellerò mai»
Facciamo qualche passo indietro, perché prima di diventare una campionessa di nuoto paralimpico, sei stata e sei ancora un’interessante giovane leva del nuoto per normo. Da quanto tempo nuoti a livello agonistico?
«Ho iniziato da Esordiente B2 dopo che avevo intrapreso il nuoto già a sei mesi! A cinque anni ho iniziato i primi corsi e poi sono passata gradualmente all’agonismo. È stato un percorso lungo che mi ha portata dove sono oggi ma la scalata non è finita»
Quando e come è arrivata invece la strada verso il nuoto paralimpico?
«Diciamo che anche questa è stata una strada abbastanza lunga: fino a cinque anni fa la Rari Nantes Torino aveva anche la squadra paralimpica che veniva seguita da Elena Grosso, anche Consigliere della FINP, con la quale sono rimasta in contatto e grazie a lei e a Marco Dolfin (atleta paralimpico Azzurro alle Paralimpiadi di Rio ed agli Europei di Funchal 2016, ndr) ho cominciato ad avvicinarmi al nuoto paralimpico. Dopo ho conosciuto il CT Riccardo Vernole che mi ha definitivamente coinvolto in quest’ambito, quindi ho preso parte al ritiro di Lodi prima dei Mondiali e mi sono trovata subito molto bene con tutti, il che è stato un passo fondamentale per lasciarmi trascinare in questo mondo»
Dal nuoto per normo al paralimpico, quali sono le differenze e cosa ha comportato il passaggio dall’uno all’altro e vice versa?
«Sinceramente non ho riscontrato molte differenze tra i due mondi. Il passaggio non è stato difficile perché per me non è cambiato granché: mi alleno sempre con lo stesso allenatore e gli stessi compagni di squadra, è soltanto aumentato l’impegno di gare tra Normo e Paralimpici, cosa che mi pone spesso davanti ad una programmazione fitta per trovare sempre la strada migliore per preparare un evento piuttosto che un altro»
Quali traguardi ti piacerebbe e pensi che tu possa raggiungere nel futuro?
«Avvicinarmi ai Giochi di Tokyo 2020 Europeo dopo Europeo e Mondiale dopo Mondiale continuando sulla strada dei miglioramenti per puntare a ottenere sempre il massimo, osservando anche cosa combinano le mie avversarie. Allo stesso tempo manterrò il mio impegno anche in ambito FIN perché penso che competere anche in quell’ambito, in cui incontro tante avversarie molto più forti di me, mi possa portare dei giovamenti per il paralimpico. Penso che i miei successi dipendano sempre in ogni caso anche dall’appoggio dello staff Tecnico della nazionale FINP, dai compagni di squadra, dal supporto della Rari Nantes Torino e delle Fiamme Oro, così come è stato fondamentale per i traguardi raggiunti a Città del Messico»
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